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com’è finito il pride di bologna?
questi sono i comunicati di facciamo breccia,di arcilesbica ed
arcigay,del comitato del bologna pride e la lettera di Porpora
Marcasciano, a seguito dello sgradevole episodio che ha visto coinvolta
Graziella Bertozzo.
Ovviamente ognun@ ha riportato la sua visione dell’accaduto,(come sempre
succede in questi casi)e difficilmente ci sarà qualcun@ che si assumerà
la responsabilità di ciò che è successo.
Ma di chiunque sia la responsabilità, denunciamo apertamente la
repressione che si è attuata nei confronti della Bertozzo. Ci sembra
infatti strano che il servizio d’ordine del pride non sia riuscito a
gestire una sola persona che voleva salire sul palco per dire la sua
(magari quella mattina aveva fatto colazione con gli spinaci???).
Il servizio d’ordine non dovrebbe tenere
lontano chi vuole disturbare e chi è contro il pride, o la sua funzione
è remprimere chi vi partecipa (aderendo o meno alla piattaforma)? E se
fosse comparso un gruppo di fascisti? Le forze dell’ordine avrebbero
agito rapidamente come hanno fatto contro la Bertozzo?
Troviamo veramente preoccupante che si sia sentita l’esigenza di
consegnare una persona alle "forze dell’ordine", in piazza per
controllar(ci), senza cercare il dialogo.
e’ veramente riprovevole ciò che è successo,soprattutto in un momento in
cui il nostro paese dà solo segnali di repressione,razzismo ed
omofobia,dove l’altro è il diverso e per questo va fatto tacere. e noi
tutt@ che dovremmo dare prova di come la "diversità" sia una ricchezza ci
adeguiamo al sistema da cui non vogliamo essere rappresentati.
ecco i comunicati… Continua a leggere
Le compagne dei Castelli Romani hanno cominciato la campagna OGO….
E’ iniziata venerdì 27 giugno con mostra e volantinaggio presso un ospedale in zona la campagna OGO (obiettiamo gli obiettori) ai CastellI, firmata Assemblea delle donne dei Consultori ASL RMH.
abbiamo cominciato dall’ospedale di Velletri perchè lì l’IVG nemmeno è possibile: tutti medici sono obiettori!
considerando poi che in tutti gli ospedali della nostra ASL (Velletri, Marino, Genzano, Anzio-Nettuno) la maggior parte dei ginecologi è obiettore, avremo da fare ancora per un bel po’! e se qualcuna vuole darci una mano, è benvenuta.
vi spediamo il volantino che riporta, sul retro, tutti i nomi dei medici obiettori e l’articolo uscito solo oggi (1° luglio) sul Messaggero. abbiamo litigato un poco con il facente funzione direttore sanitario che non ci voleva là, ci hanno intervistato giornali e una televisione locali, ma, sopratutto, abbiamo parlato con un bel po’ di utenti.
della serie: SI PUO’ FARE!
prossima data: 8 luglio Genzano.
un bacio a tutte_____compagne dei Castelli
OGO: OBIETTIAMO GLI OBIETTORI
La campagna OGO vuole denunciare e contestare l’alto numero di medici l’obiettori che rendono difficile l’accesso all’IVG e alla contraccezione d’emergenza.
I dati ci dicono che:
– in Italia gli aborti sono in calo del 3% rispetto al 2006 (del 45% rispetto al 1982);
– sono aumentati del 4,5 (rispetto al 2005) solo gli aborti delle donne non italiane;
– il 69% dei medici (89% a sud) sono obiettori, con un aumento del 10% dal 2005;
– i tempi tra la richiesta e l’intervento vanno da 2 a 4 settimane;
– le donne sono spesso costrette a peregrinazioni da un ospedale all’altro o a migrare verso strutture sanitarie di Roma;
– i parti cesarei dono aumentati negli ultimi 10 anni dal 27% al 38% (2006);
– alcuni ginecologi raccontano che molti colleghi obiettori fanno aborti nei propri studi privati;
– la lunga esclusione dall’assistenza sanitaria delle donne neocomunitarie (rumene e bulgare) prive di tessera europea di assicurazione malattia (TEAM), prima che la circolare dell’agosto ‘07 le riconoscesse ‘europee non in regola’ (ENI), ha alimentano sicuramente ricorso aborto clandestino;
– l’Istituto superiore di sanità quantifica ancora in circa 20mila i casi di aborti clandestini al 2001 (contro i 100mila stimati al 1982), specie nell’ambito dello sfruttamento della prostituzione.
Le “ragioni” dell’obiezione, quindi, non sono certo di “coscienza”: i medici diventano obiettori per interessi materialmente economici, politici, di prestigio e di carriera.
È questo sistema di potere medico-politico-clericale che crea problemi nei reparti di ginecologia dove interrompere volontariamente la gravidanza, riducendo in modo pesante la concreta attuazione della legge 194. Nello stesso tempo si riducono tempi e qualità dei servizi sanitari, allargando così la necessità del ricorso a strutture private accreditate e no.
Le difficoltà ad introdurre in Italia la pillola abortiva RU486 utilizzata da anni in quasi tutti i paesi europei, o il boicottaggio per la pillola contraccettiva d’emergenza (Norlevo) che viene fornita gratis alle minori nei paesi civili, sono una ulteriore prova dell’esercizio di potere e controllo sull’autonomia femminile. L’obiettivo è sempre quello di complicare e criminalizzare le donne nella decisione autonoma su che cosa fare, su chi amare liberamente, sul partorire se, come, quando ci va.
A questo punto pretendiamo almeno la disponibilità immediata della pillola del giorno dopo senza necessità di prescrizione medica e della RU486 in alternativa all’aborto chirurgico.
A questo punto non facciamoci visitare o curare da un medico obiettore.
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Siamo tutte/i con Graziella
Comunicato di Facciamo Breccia sui fatti avvenuti al Pride di Bologna
Facciamo breccia esprime sconcerto e preoccupazione politica per quanto avvenuto ieri, 28 giugno 2008, alla conclusione del pride di Bologna, a Graziella Bertozzo, nostra compagna di lotta e figura storica del movimento lgbt italiano.
Durante gli interventi conclusivi, mentre parlava Porpora Marcasciano, vicepresidente del MIT e attivista di Facciamo Breccia, il nostro coordinamento saliva sul palco per aprire uno striscione con la scritta: “28 giugno 1982. Indietro non si torna. Facciamo Breccia” per rivendicare la storia del movimento lesbico, gay e trans che in quella data aveva ottenuto il Cassero di Porta Saragozza, prima sede assegnata da un’istituzione pubblica al movimento, poi restituita nel 2001 alla Curia. Graziella Bertozzo, a differenza delle altre e degli altri attiviste/i di Facciamo Breccia, viene fermata all’ingresso del palco da una volontaria del Comitato Bologna Pride e da questa additata ad un uomo in borghese che non si è qualificato in nessun modo e che solo dopo avremmo appreso che era un funzionario della Digos. Graziella viene spintonata a terra e quindi cerca di rialzarsi (non sapendo che l’uomo che l’aveva fermata era un funzionario di polizia), intervengono allora altri poliziotti in divisa, la ammanettano e la trascinano fuori dalla piazza tenendole una mano sul collo, abbassandole la testa verso terra, la caricano a forza su un cellulare e la portano via a sirene spiegate. Altri compagni di Facciamo Breccia cercano di intervenire e altre persone presenti al pride o affacciate alle finestre gridano che la “signora” non aveva fatto niente e che la situazione era incomprensibile. Graziella viene rilasciata dopo tre ore di fermo, indagata per “Resistenza a pubblico ufficiale e lesioni finalizzate alla resistenza”.
Graziella stava partecipando ad un’azione di comunicazione politica con altri/e compagni e compagne che rientrava nei contenuti che Facciamo Breccia ha scelto di portare in piazza al pride di Bologna, mostrando uno striscione che due ore prima, durante il corteo avevamo aperto davanti al Cassero di Porta Saragozza, per rivendicare la storia del movimento lgbt che in questo periodo le destre e il Vaticano stanno tentando di oscurare e criminalizzare in ogni modo, per ridurre nuovamente le nostre soggettività al silenzio.
Il Cassero è stato simbolicamente circondato di drappi rosa e arricchito di cartelli di rivendicazione politica, la polizia ha lasciato svolgere l’azione del tutto pacifica che ha riscosso molto riconoscimento dai/dalle partecipanti al corteo che hanno festosamente preso parte.
Siamo sconcertate/i che, alla conclusione di un grande corteo che pacificamente e festosamente voleva rivendicare diritti e cittadinanza per tutte/i, sotto il palco sia potuto accadere un simile fatto ai danni di Graziella Bertozzo, una delle prime lesbiche visibili del nostro movimento, per anni alla direzione di Arcigay – Arcilesbica, da sempre impegnata in tanti percorsi per i diritti di lesbiche, gay e transessuali e, tra le altre cose, una delle organizzatrici del Forum Sociale Europeo di Firenze del 2002.
Non si era mai vista la polizia legittimata sul palco di un pride: il concetto di “sicurezza” messo in opera, – in una manifestazione dal clima del tutto pacifico – è risultato un’azione violentemente repressiva e diffamatoria contro un’attivista riconosciuta da tutte e tutti.
Chiediamo oggi a tutte le componenti del movimento lgbt italiano e a tutte le soggettività politiche che si riconoscono nelle istanze di autodeterminazione, cittadinanza, diritti di assumersi la gravità di quanto avvenuto e di prendere posizione in merito ad accuse paradossali comminate ad una nostra compagna. Chiediamo a tutte e tutti, ed in particolare al Comitato Bologna Pride, di spendersi affinché la questione giudiziaria si chiuda immediatamente rendendo chiaro che l’azione di polizia è stata causata da un abnorme “equivoco”.
roma pride 2008. 100.0000 urli di libertà, democrazia e resistenza
Dopo la scioccante posizione oscurantista dei mass media main stream ,
sentiamo la necessità e la responsabilità di dare spazio a quella parte di
piazza che resiste .
Il pride di Roma non é stato solo matrimoni tra persone dello stesso sesso
all’insegna di vestiti da cerimonia e torte lussuose… anzi questi
erano davvero pochi , quasi
il segno di una presa di coscienza che ci dice
che forse prima di poterCi sposare, di poter rivendicare gli stessi
diritti dobbiamo riuscire ad esistere.
Esistere con forme di esistenze troppo spesso ritenute
indecorose ,attacchi alla morale pubblica, con corpi da censurare , da
ridurre all’invisibilità con pestaggi e misure repressive che rimangono nel
silenzio non suscitano scalpore.
Quegli stessi corpi di lesbiche, trans e gay, NON-ADATTI e CENSURATI,
hanno
preso fortemente la parola attraverso modalità non solite in
Tanta gente, tante le famiglie dentro al corteo segnalavano come il pride
non è più una manifestazione esclusiva di chi vive scelte sessuali non
conformi , ma come sia diventata una piazza di dissenso gaio , di protesta
e di ricerca di un differente modo di espressione su cui reinventarci .
E’ stata dunque la prima manifestazione a Roma dalla data in cui si è
insediato il governo delle destre e l’amministrazione comunale guidata dal
sindaco picchiatore.
Una manifestazione che portava attraverso i corpi l’ antifascismo,
respingendo qualsiasi tentativo di farci apparire come
I e LE socialmente pericolosi e pericolose:
RIMANDIAMO AL MITTENTE UNA LEZIONE DI DEMOCRAZIA E DI LIBERA ESPRESSIONE CHE DIFFICILMENTE POTRÁ ESSERE COMPRESA DA CHI
PRODUCE E ATTIVA PACCHETTI SICUREZZA OMOFOBI E RAZZISTI.
L’odio che avanza
L’odio che avanza
Che in Italia le cose fossero cambiate ce ne eravamo accorti, ma da quanto
si è visto ieri sul TG 1 delle ore 20, la prova è sotto gli occhi di
tutti, o quantomeno sotto gli occhi di quanti e quante hanno a cuore
la democrazia. Il telegiornale mostrava le scene della folla
inferocita contro le transessuali in una zona della capitale. Le
interviste ai cittadini "esasperati" erano intramezzate da scene di
vera caccia all’uomo da parte di giovani, molti dei quali con le teste
rasate. Si capiva benissimo la piega che aveva preso la protesta, anzi
che piega è stata fatta prendere al disagio della periferia romana.
Baldi giovani, con una buona dose di esagitazione, si lanciavano tra i
cespugli alla caccia delle prede sotto gli occhi delle telecamere e
delle forze dell’ordine. L’obiettivo era centrato sulla
"cattura"
(questi i termini usati nel servizio) di due transessuali da parte dei
baldi giovani che ricordavano verosimilmente gli stessi che hanno
colpito a Verona. Le due malcapitate aggredite e insultate venivano
trascinate nelle macchine della polizia indifferente a quanto accadeva
e circondate da una folla inferocita. A noi sono venuti i brividi!
Dopo mesi di una pericolosa strategia della tensione basata tutta
sulla sicurezza che individua nell’immigrato e nel diverso in generale
colui che attenta alla tranquillità dei cittadini, dopo una campagna
di odio lanciata dalle gerarchie ecclesiastiche contro tutte le
persone non conformi, dopo mesi e mesi di campagna politica centrata
tutta sulla creazione delle più assurde fobie, questo è il risultato!
Nell’ora di massimo ascolto, quello trasmesso dal telegiornale non ci
è sembrato il servizio di una paese civile ma quello molto più
populista di una paese arretrato. Come associazioni e come democratici
non possiamo e non vogliamo restare in silenzio aspettando che il
peggio avanzi perché quello che si è visto in televisione ieri è
quanto di peggio l’Italia può produrre. Denunciamo il clima di odio e
di intolleranza che non risolve i problemi ma minaccia la sicurezza
dei più deboli. Denunciamo l’indifferenza della politica e delle
istituzioni verso una violenza trans fobica, omofoba, razzista che sta
diventando ogni giorno più forte. Ci appelliamo a tutte e tutti coloro
che hanno a cuore la democrazia, perché di questo si parla, di non
restare in silenzio, di rispondere all’avanzata dell’odio e della
violenza che sta facendo precipitare l’Italia verso un baratro che
sembrava scongiurato per sempre. Quello che si è visto è vergognoso e
va condannato.
MIT
(Movimento Identità Transessuale)
Comitato Diritti
Civili delle
Prostitute
ENNESIMA INTIMIDAZIONE CONTRO UNA NOSTRA COMPAGNA – presidio S.orsola a Bologna
Esprimiamo la nostra più completa solidarietà alle compagne bolognesi che in seguito alle lotte per l’autodeterminazione e la libertà di scelta delle donne,subiscono in maniera sempre più forte atti di repressione intimidatoria.Le Ribellule.
Riportiamo i comunicati di "Quelle che non ci stanno" e la lettera di solidarietà della "Rete delle donne di Bologna"
ENNESIMA INTIMIDAZIONE CONTRO UNA NOSTRA COMPAGNA presidio S.orsola- BO
"Prosegue la repressione intimidatoria contro la presa di parola delle donne e delle lesbiche. Serve a sostenere il tentativo patriarcale di negarne l’autodeterminazione, colpendo quelle che continuano a denunciare le politiche che vogliono minare la nostra libertà.
E’ arrivata una notifica di apertura di indagini a carico di una compagna per la presenza al presidio del 14 Febbraio 2008 davanti all’ospedale S.Orsola a Bologna. Il 14 febbraio è stata una giornata di manifestazioni spontanee in tutte le città promosse dalle donne indignate per il bliz all’ospedale di Napoli.
Una denuncia a una sola persona per una manifestazione che radunava quasi 1000 donne e uomini: abbiamo ragionevoli motivi per pensare che non sarà l’unica. Per questo teniamo alta l’attenzione e continuiamo a lavorare."
"Il 14 febbraio 2008, come in tante città d’Italia abbiamo manifestato
in mille, cariche di indignazione per il blitz della polizia al
Policlinico di Napoli, per la criminalizzazione di una donna che aveva
subito un aborto terapeutico, la strumentalizzazione di un’esperienza
che ha portato alla stigmatizzazione sistematica di tutte le donne e
del diritto di scegliere delle nostre vite.
Ed in mille dobbiamo ora restarci a fianco, e difenderci da un clima
politico che anche a Bologna sta portando ad una dura rappresaglia nei
confronti del movimento delle donne e delle istanze che porta avanti.
Alla compagna indagata diciamo che ci siamo e le siamo e staremo
vicine. Alle donne che è necessario andare avanti, senza lasciarci
intimidire."
Rete delle donne di Bologna
Un opuscolo per poter decidere del nostro corpo
Le sommosse torinesi hanno avuto la bellissima idea di scrivere un opuscolo per le donne ,in cui danno informazioni sulla contraccezione,la prevenzione, le norme da seguire anche in caso di aborto e ci sono anche le indicazioni sui consultori – di Torino – presso cui andare e
sugli ospedali cui rivolgersi.
Qui di seguito riportiamo l’introduzione e i file pdf dell’opuscolo che si può liberamente scaricare,stampare e distribuire.Le informazioni sui servizi disponibili riguardano la città di Torino,ma le sommosse danno la disponibilità ad impaginare l’opuscolo inserendo
dati sui servizi di altre città se glieli fate pervenire (le mail sono di seguito).
Vivere appieno e
consapevolmente la nostra sessualità significa essere a conoscenza di
quelli che sono i metodi contraccettivi più efficaci, abbandonando
leggende metropolitane e falsi “credo”. A questo scopo abbiamo voluto
analizzare i metodi contraccettivi e NON contraccettivi più diffusi.
Nel 1978, grazie al grande movimento di lotta delle donne, veniva
votata la legge 194 che legalizzava finalmente l’interruzione
volontaria della gravidanza. L’aborto c’è sempre stato (e molto
probabilmente ci sarà sempre), però, prima di diventare legale, era
fatto in clandestinità, e molto spesso in modo e condizioni molto
pericolose per la salute e la vita delle donne.Oggi,
Ferrara, appoggiato da certi politici e dalla gerarchia cattolica (che
vorrebbe rinchiudere le donne in un ruolo puramente di riproduzione e
di cura alla famiglia), paragona l’aborto ad un assassinio, negando il
vissuto di milioni di donne che hanno abortito, certamente non per
divertimento o violenza assassina. Ma soprattutto, nega
l’autodeterminazione delle donne, cioè la loro volontà, la loro libertà
scelta di fare figli o meno, quando lo vogliono.
NOI NON CI STIAMO
vogliamo vivere il sesso serenamente, senza farci colpevolizzare da chi vuole imporci gravidanze
e senza tabù.
SOMMOSSE TORINESI
Per info e segnalazioni di rifiuto che riguardino la pillola del giorno dopo o altri contraccettivi::
dlfto@inventati.org
Controviolenza_to@yahoo.it
rossefuoco@yahoo.it
IL SESSO NON E’ UNA COLPA
LA CONTRACCEZIONE NON E’ UN PECCATO
L’ABORTO NON E’ UN REATO
—>>>Opuscolo nella versione da leggere.pdf
—>>>Opuscolo nella versione da stampare.pdf
p.s. ringraziamo femminismo a sud di averci fatto scoprire questo utilissimo libretto!
TOCCARSI E’ BELLO
Comunicato ACTion A: contestato Ferrara
Questo pomeriggio le donne di ACTion A, insieme ad Action e alle cittadine e i cittadini accorsi, si sono recate, al cinema Holiday in cui si teneva la chiusura della campagna elettorale di G.F.
Tra il silenzio per non dargli visibilità e l’intenzione di manifestare, noi abbiamo scelto la seconda perché per noi contestare personaggi come Lui è doveroso.
Crediamo che sia importante uscire allo scoperto dimostrando così che siamo tante a pensarla diversamente da certi personaggi, e che sui nostri corpi siamo solo noi a decidere.
Oggi è accaduto qualcosa di speciale, le immigrate hanno deciso di scendere in piazza a contestare Ferrara gridandogli che non è certo a loro che deve insegnare che ogni vita è importante. Continua a leggere