Sciopero, sciopero, generale, contro l’austerity eteropatriarcale!

 
Puttane, trans, gigolò, intersex, lesbiche, bis, froci e  altre deviate, ci dichiariamo in sciopero. Questo 14 di novembre non esercitiamo: non lavoriamo, non consumiamo, non vi sopportiamo.
Questa mattina, al risveglio, non ci cercare. Non ti faremo una puntura, non spazzeremo le tue strade, non baderemo al tuo bebé, non alzeremo un mattone, non assisteremo alle tue lezioni e non ti serviremo un caffè corretto.
Occuperemo la strada contro i bilanci della vergogna, contro i tagli alla sanità e all’educazione, in difesa delle contrattazioni collettive, contro i licenziamenti a basso costo, contro la privatizzazione del servizio pubblico e l’aumento brutale dei privilegi dell’imprenditoria per  peggiorare coscientemente le nostre condizioni di lavoro. Non accetteremo le loro minacce nèi  loro ricatti. Noi rifiutiamo che continuino a degradare senza limiti le nostre condizioni di lavoro e vita.
Porgiamo la spalla per molte cose, per noi stess*, però non per mantenere la festa senza fine di quell* di sempre. Non manterremo speculatori immobiliari, banchieri, mafiosi internazionali che accorrono come avvoltoi alla chiamata della miseria, né a una classe politica corrotta, cinica, ipocrita che ci condanna a uno stato di crisi permanente sottomessa ai dettami del mercato e del neoliberalismo. Non paghiamo i vostri debiti.
Questo 14, come sempre e più che mai, continuiamo la lotta. Le più precarie del precariato non retrocediamo, non ci facciamo intimidire, non abbiamo paura.

I TAGLI SOCIALI SONO ETEROPATRIARCALI

da Asamblea Transmaricabollo

RIFLESSIONI su Sexwork e Prostituzione

Pochi giorni fa hanno briuciato una donna.  Non ci sentiamo indifferenti, ma fortemente coinvolte.

inizieremo una riflessione, provando anche a dar spazio ai diversi contributi che hanno arricchito il dibattito e il sentire.

GLAMOURAMA – Photek

Il testo è un ‘intervista ad una prostituta.

Non sapevo più
Se provavo piacere
O disgusto

 http://www.youtube.com/watch?v=JinV1FRcxBI

(..non carica il video,..sorry)

In quale bagno andare? Gender toilets

Condividiamo volentieri un articolo comparso su  Sociological Images e su Archivio Caltari, tradotto da Marta Muschietti.

Prima della lettura, però, invitiamo a un’altra riflessione. Dove si trovano i bagni con fasciatoio e quelli per persone disabili nei luoghi che frequentiate? Sono separati, si trovano nei bagni degli uomini o delle donne, non ci sono affatto? L’etica della cura (e la disattenzione per chi ha necessità diverse) si esprimono anche al gabinetto.

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Bagni delle donne e degli uomini: li troviamo praticamente ogni volta che ci avventuriamo in spazi pubblici. Molti riterranno che la divisione dei due, unitamente ai simboli utilizzati per distinguerli, sembri tanto innocua quanto necessaria. Le persone transessuali sanno che non è proprio così, e che spesso ci si sono state lotte per stabilire chi fosse autorizzato a usare quale bagno. La separazione dei bagni pubblici è uno dei  più elementari metodi per consolidare il binarismo maschio-femmina.

In sostanza, i simboli dei bagni pubblici sono cartine tornasole rispetto al modo in cui i generi vengono considerati all’interno delle società. Vanno a identificare il maschile come universale e il femminile come variazione. Esprimono aspettative di prestazioni di genere. E confondono il genere col sesso.

Alla vostra attenzione, presenterò di seguito tipologie ed analisi di diverse segnaletiche da bagno.

Continue reading

Rome supports Pussy Riot

Le Pussy Riot si sono formate a Ottobre del 2011 poco dopo che Putin e
Medvedev hanno annunciato un nuovo scambio di ruoli alla guida della Russia, cioè esattamente quando Putin si è assicurato il potere fino al 2018.
Il gruppo si è ispirato al movimento femminista punk Riot Grrl, alle arti perfomative radical e alla semiologia di Julie Kristeva.
Sono un gruppo musicale che rifiuta il concetto di concerto se non nell’accezione di “guerrilla gig” negli autobus, nelle metro o fuori dai carceri e si sono esibite più volte nella città di Mosca in solidarietà ai detenuti/e russe, ai popoli arabi in rivolta e ai movimenti lgbt.
Una delle ultime azioni è stato un concerto nella Cattedrale di Cristo Salvatore: una preghiera alla Vergine Maria affinchè ci liberi di Putin.

Per questi 30 secondi di esibizione alcune componenti del gruppo sono state arrestate e il prossimo Venerdì 17 agosto 2012 ci sarà la sentenza per Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich, Nadezhda Tolokonnikova accusate di teppismo mosso da odio religioso, la cui pena prevista è di 7 anni di carcere, ma è stata abbassata a 3.

E’ un processo che vuol mettere a tacere qualsiasi forma di dissenso in Russia.
Le Pussy Riot sono state accusate di violare le tradizioni del loro paese, sono state definite “figlie del demonio”,
l’avvocato dell’accusa ha dichiarato che il “Femminismo è un peccato mortale” (addirittura! c’avete paura, eh?)
chiedendo ai componenti della giuria se avessero voluto che le proprie figlie si comportassero così.

Denunciamo il clima di repressione che si vive in tutto il mondo
nei confronti di chi oggi rivendica libertà e autodeterminazione,
e lanciamo un grido di libertà femminista con cui chiese e governi dovranno fare i conti!

Free Pussy Riot! Free all the political prisoners!

Se il potere è maschile noi saremo Pussyriot.
Solidarietà a Maria, Ekaterina e Nadezhda

 

Rome supports Pussy Riot
leribellule.noblogs.org

Chi devasta e saccheggia? Solidarietà a Marina e Alberto

Aggiornamento: cambiamento nell’indirizzo per scrivere ad Alberto!

Dieci, nessun@, trecentomila

G8 Genova 2001, non è finita

Venerdì 13 Luglio 2012: a 10 manifestanti ancora sotto processo la Corte di Cassazione ha confermato il reato di “devastazione e saccheggio”, tragica eredità del fascista Codice Rocco.

Per 2 di queste persone, ad 11 anni di distanza dai fatti contestati, si sono aperte le porte del carcere.

Il reato di “devastazione e saccheggio” prevede una pena tra gli 8 e i 15 anni.
Questo vuol dire che danneggiare degli immobili viene ritenuto di una gravità quasi alla stregua di un omicidio preterintenzionale. E’ come se dare un calcio alla vetrina di una banca equivalesse ad uccidere una persona.

Dal dopoguerra ad oggi, il reato di “devastazione e saccheggio” è stato utilizzato in 20 occasioni, 11 delle quali dopo l’anno 2000. Contro questa sproporzionata mostruosità giuridica è stata lanciata la campagna http://www.10×100.it/, che in poco più di un mese ha raccolto quasi 30 mila firme.

Uno dei condannati è Alberto, storico compagno della redazione di Radio Onda Rossa.

Per chi volesse scrivere ai due compagni che sono attualmente in carcere:

Marina Cugnaschi

c/o Casa Circondariale San Vittore
Piazza Filangieri 2 – 20123 Milano

Alberto Funaro

c/o casa circondariale Capanne

via Pievaiola 252 – 06132 Perugia

Genova non è finita ieri

La Cassazione ha deciso di mandare 5 compagne e compagni in carcere, per aver spaccato vetrine. 5 altre persone vivranno altri anni di angoscia e chissà quanti di reclusione.

Una raccolta di articoli in merito:

* Interventi su Ondarossa: la sentenza della Cassazione.

* Intervento su Giap di Wu Ming 4

* Al di là e al di qua delle vetrine su Cavallette

* Intervento su Facebook di Elena Giuliani, sorella di Carlo: “nonostante tutto, fratello, ci speravo questa sera di poterti sentire sorridere…e invece… non gli è bastato giudicare il tuo assassinio come legittimo. Dopo undici anni, si sono voluti prendere altre vite. E non quelle di chi ha ucciso, torturato, massacrato, o quelle di chi ha ordinato i massacri o  di chi ha assicurato protezione. Si sono presi ancora una volta le vite dei nostri compagni, dei nostri fratelli e sorelle. Hanno chiamato “devastazione e saccheggio” un po’ di vetri rotti,
alcuni dei quali causati – forse – dai 10 imputati. Hanno chiamato “falso” il coma, le ossa e i denti rotti, il sangue, le torture e le minacce causate dalle forze dell’ordine che non hanno voluto identificare. Hanno chiamato legittimi il buco che un proiettile ha creato nella tua testa, la devastazione che un defender ha fatto sul tuo corpo, la ferita che una pietra ha causato sulla tua fronte, mentre eri steso tra decine di scarponi, quando il tuo cuore ancora gridava. Hanno dichiarato legittimo il saccheggio della tua vita. e oggi legittimano il saccheggio di altre vite. ”

Genova 2001 non è finita nemmeno il 13 Luglio 2012. E non finirà tra altri 10 anni.

[Repressione&corpi]Grecia: non solo crisi

E’ un piccolo popolo ma combatte senza spade né pallottole
per il pane di tutta la gente la luce e il canto
Sotto la lingua trattiene i lamenti e gli evviva
e come si mette a cantarli si fendono le pietre
Yiannis Ritsos

Appello dei gruppi femministi greci, tradotto per il blog di Medea grazie alla segnalazione di Katerina Tsapopoulou, che, raccontando dell’intollerabile campagna scatenata inizialmente contro i migranti e le migranti e poi sfociata in una vera e propria caccia alle streghe, individuate nelle prostitute sieropositive e/o tossicodipendenti, mostra con estrema chiarezza e lucidità quali siano i meccanismi di controllo e di espropriazione di sé e del proprio corpo messi in atto dal finanzcapitalismo.
C’è sempre un rogo a nascondere un saccheggio.

APPELLO DELLE FEMMINISTE GRECHE: PROSTITUZIONE E SIEROPOSITIVA’, IL GOVERNO GRECO ARRESTA E IMPRIGIONA LE DONNE PER PROTEGGERE GLI UOMINI.


Il governo greco sta procedendo in questi giorni in un’azione barbara che non ha precedenti: invocando il rischio che clienti di prostitute possano contrarre l’HIV da donne sieropositive e tossicomani, tra le quali alcune si prostituiscono occasionalmente e altre in modo regolare, ha ufficialmente permesso al Procuratore della Repubblica di autorizzare la pubblicazione delle loro foto, dei loro nomi e dei loro indirizzi di residenza.

Il governo viola così tutti i diritti che proteggono le informazioni riguardanti il privato e inoltre non viene rispettato neppure il segreto medico. I trattati europei e internazionali che lo Stato greco ha sottoscritto e che tutelano le persone sieropositive sono stati beffati.
Più concretamente, il 29 aprile scorso la polizia ha pubblicato su ordine della Procura della Repubblica, la fotografia e il nome di una giovane donna russa di 22 anni e tutti i canali televisivi l’hanno trasmessa. Nei giorni seguenti sono stati pubblicati altri nomi e altre foto e questo va avanti a tutt’oggi.
Si tratta di ventinove donne, la maggior parte di loro è greca e molte tra loro sono tossicodipendenti. Sono state arrestate e imprigionate e l’accusa nei loro confronti è di far correre un serio rischio fisico ai loro clienti.
Questa decisione del governo è stata presa in aprile nel pieno della generale crociata razzista e anti- immigrati che ha aperto la campagna elettorale e che aveva come obiettivo quello di raggruppare insieme i sans- papier per poi parcheggiarli in qualche località nell’attesa della successiva espulsione.
La criminalizzazione delle donne che si prostituiscono è venuta subito dopo, per portare a termine tale obiettivo, e il bersaglio, come è stato ufficialmente documentato, sono state “le donne migranti che si prostituiscono in quanto vere e proprie bombe lanciate contro la vita della famiglia e degli uomini greci” .
E si è verificato assai presto che le operazioni di polizia abbiano condotto, nella maggioranza dei casi, al’arresto di donne greche! E quindi l’unico risultato, annullando ogni pretesto di lotta contro i migranti, è stato che l’intero affare si è trasformato in una forma moderna di caccia alle streghe contro le donne!
Le organizzazioni femministe hanno già da tempo denunciato il fatto che, soprattutto in caso di tratta, protettori e clienti forzino le donne alla prostituzione e ad accettare rapporti senza profilattico.
E in effetti i rapporti senza preservativo sono più remunerativi, con grande soddisfazione dei protettori i cui profitti aumentano e dei clienti, le cui richieste insensate e pericolose sono così soddisfatte.
Le stesse organizzazioni femministe hanno anche denunciato che, per quanto riguarda i giovani, anche minorenni, che sono clienti di prostitute, la scuola non ha loro insegnato nulla circa l’HIV.
Sebbene siano gli uomini a chiedere rapporti senza preservativo, sono le donne che finiscono in prigione!
Politiche come quelle descritte, che sono le politiche ufficiali delle autorità del paese, calpestano i diritti umani e sono un’offesa alla dignità della persona e alimentano la cultura della discriminazione, distruggendo altresì la sanità pubblica: in effetti, da una parte si invia un messaggio fasullo alla società, poiché la prevenzione finisce per essere un fatto di responsabilità privata di ciascuno come singolo, dall’altra vengono scoraggiati i membri dei gruppi a rischio dal farsi seguire e curare dai servizi sanitari, cosa che alla fin fine non fa che incoraggiare epidemie.
Le organizzazioni femministe hanno inoltre denunciato come i programmi di prevenzione da HIV in Grecia siano stati decurtati di circa il 50% dei fondi, quelli per la cura delle tossicodipendenze del 30%,  a partire dal 2009.
In totale, con i barbari piani di austerità che sono stati imposti alla Grecia, circa il 50% dei fondi stanziati in generale per la sanità sono stati tagliati.
Domandiamo un aumento dei fondi destinati all’informazione e all’educazione, alla prevenzione e al trattamento di questa malattia come di tutte le altre, per i Greci e per i migranti.
Pretendiamo risposte alle domande che abbiamo posto sui meccanismi che hanno consentito di non rispettare il segreto medico e di divulgare fatti riguardanti la vita privata di persone sieropositive in violazione della legislazione greca ed europea. Si è trattato di una decisione presa dal solo Procuratore della Repubblica e non ha mai ottenuto l’approvazione dell’autorità che protegge i dati sensibili personali.
Domandiamo che il KEELPNO, vale a dire il Centro Greco di sostegno e prevenzione, principale organismo ufficiale del territorio, cessi ogni collaborazione finalizzata alla violazione delle leggi e alla messa alla pubblica gogna di queste donne come di quelle che un domani potrebbero scoprirsi sieropositive, magari arrivando a colpire interi gruppi sociali come, per esempio, i transessuali in condizioni di prostituzione.
Chiediamo la liberazione immediata delle donne che sono state arrestate, l’accesso a un programma di cure e un risarcimento per il danno morale che è stato loro inferto.
Chiediamo l’intervento degli organismi internazionali presso il governo greco affinché cessi immediatamente questa messa alla pubblica gogna delle donne e siano condannati tutti i comportamenti contrari ai trattati europei e internazionali che la Grecia ha firmato.

BASTA CON LA MESSA ALLA GOGNA DELLE DONNE SIEROPOSITIVE!
PRETENDIAMO LA LORO LIBERAZIONE IMMEDIATA E L’ACCESSO AI TRATTAMENTI MEDICI!
Atene, 11 giugno 2012

Storie di ordinaria repressione

 

Quello del 4F è uno dei più gravi casi di corruzione accaduti nella
città di Barcellona negli ultimi anni. Coinvolti polizia, giudici e
governo.

Il 4 febbraio del 2006 qualcuno lanciò un vaso di fiori da una casa
occupata di Barcellona durante una festa, ferendo gravemente un agente
di polizia. Il Comune  e la polizia, non potendo verificare chi avesse
effettivamente lanciato il vaso scelsero dei capri espiatori incolpando
persone innocenti che non si trovavano dentro la casa e altre che
nemmeno si trovavano nei paraggi.
Questi furono i risultati di alcuni anni di processi e farseschi
dibattimenti:
– Álex Cisternas e Juan Pintos hanno scontato due anni di custodia
cautelare e altrettanti in prigione e semilibertá.
– Rodrigo Lanza ha trascorso tre anni in prigione in custodia cautelare
ed attualmente gode di un regime di semilibertà.
– Álex, Rodrigo e Juan furono torturati durante la detenzione da parte
della polizia: ma la loro denuncia per torture non fu mai accolta.
– Patricia Heras, detenuta durante un rastrellamento all’Ospedale dove
era andata a causa di un incidente in bicicletta accaduto quella stessa
notte ha trascorso due mesi in prigione e 4 mesi in terzo grado fino a
che, il 26 aprile del 2011, non sopportando piú la pressione, ha deciso
di togliersi la vita.
Il primo appello si svolse con molteplici irregolarità, non furono
accettate le prove della difesa e l’unica prova dell’accusa fu la
testimonianza di due poliziotti: Bakari Samyang e Víctor Bayona.
Fu presentato un ricorso alla Corte Suprema che ratificò la sentenza e
aumentò le condanne. Attualmente aspettiamo una risposta dal Tribunale
Costituzionale di fronte al quale è stato presentato un altro appello.
Ma da qualche mese, per smontare questa messinscena della polizia e
dell’Ayuntamento di Barcellona abbiamo un dato nuovo.
Gli agenti della Guardia Urbana che furono gli elementi chiave del
caso, Samyang e Bayona, sono stati condannati per tortura. La sentenza
mette in evidenza come simularono un delitto e falsificarono documenti,
fatti che mettono in discussione la credibilità delle loro
dichiarazioni come testimoni del caso 4F.
Amnesty International e la difesa denunciarono le torture subite dagli
accusati del 4F ma la giudice del Tribunale 18 di Barcellona, Carmen
García Martinez (tornata alla ribalta in questi giorni per aver
comminato un mese di prigione preventiva agli studenti arrestati il 29
Marzo, giorno dello sciopero generale), si rifiutò di indagare e di
aprire un fascicolo per fare luce su questi abusi.

Questo è parte dell’appello che la campagna Desmontaje4F (Smontiamo
il 4F) ha lanciato in tutte le città europee. Noi lo accogliamo con
tutto la solidarietà e la consapevolezza che abbiamo anche perché
conosciamo bene le “storie di corruzione, torture, sequestro e
morte”.
Il prossimo 20 giugno vorremmo raccontare altre storie di “ordinaria
repressione”. La storia di Lander Fernandez Arrinda un giovane
attivista basco residente a Roma, che pochi giorni fa è stato
letteralmente “catturato” da una squadra di poliziotti italiani ma
sotto mandato di un feroce governo spagnolo. Vorremmo raccontare di una
ferita ancora aperta, quella di Genova 2001. Oggi dopo 11 anni, ci
troviamo con chi vorrebbe che di quelle giornate rimanessero solo delle
sentenze dei tribunali: l’assoluzione per lo Stato e i suoi apparati e
la condanna di 10 persone accusate di devastazione e saccheggio. 10
persone a cui vorrebbero far pagare il conto, con 100 anni di carcere.
Con quest’iniziativa, in una prospettiva plurale e solidale, iniziamo
il nostro racconto fatto di reti e di patti di “mutuo soccorso”.
Reti che abbiano mezzi e strumenti di contrasto alla repressione, che
sappiano leggerla, ma che siano principalmente il luogo della
solidarietà comune.

Desmontaje 4F 20/06 @Acrobax

Quello del 4F è uno dei più gravi casi di corruzione accaduti nella città di Barcellona negli ultimi anni.
Coinvolti polizia, giudici e governo.
DES_Montaje è un lavoro di ricerca video grafico che ha l’obiettivo di ristabilire la verità sopra il caso 4f.
Abbiamo deciso di costruire questa iniziativa a Roma per riconsegnare un pezzo di verità, soprattutto a chi ha pagato con la vita il prezzo della repressione.
La liberazione è un esercizio quotidiano

 

per info e approfondimenti : http://www.desmontaje4f.org/it

vi aspettiamo tutte e tutti

Mercoledì 20 Giugno dalle ore 18:00
@Loa Acrobax- Via della Vasca Navale, 6 – Metro B S.Paolo
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DES-MONTAJE 4F
STORIA DI ORDINARIA REPRESSIONE
Serata di approfondimento, solidarietà e
dibattito sul caso 4F di Barcellona

interverranno:

Mariana Huidobro (Madre di Rodrigo Lanza)
Hibai Arbide (avvocato)

– Dibattito con
Simonetta Crisci (Avvocato AED)
Madri per Roma Città Aperta
Campagna 10×100 – G8 GENOVA NON È FINITA
Irati per uncasobascoaroma.noblogs.org

Proiezione video di 15MBCNTV
& reading

Apericena benefit per le spese legali<<<<<<

Concerto reggae rock latino:
Jahmila
Carloforte Cotillon
A seguire djset a cura di Sister is Blooming

Mercoledì 20 Giugno dalle ore 18:00
@Loa Acrobax- Via della Vasca Navale, 6 – Metro B S.Paolo
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