Repressione e altre beltà d’Italia.

In questi giorni non sono pochi i fatti che fanno riflettere su come lo Stato italiano stia cercando di reprimere le nostre vite, prima ancora che i nostri movimenti. Un paio di esempi, cui è bene dare visibilità.

–Migrazioni–

Nella notte, nel Cie di Ponte Galeria è morta una detenuta tunisina. Si chiamava Mamouni Mubraka e aveva 44 anni. Ieri sera le hanno comunicato che sarebbe stata espulsa e questa mattina le sue compagne di cella l’hanno trovata impiccata in bagno. Da quel momento le recluse e i reclusi di Ponte Galeria sono in sciopero della fame per protestare contro questa morte, contro le condizioni disumane di detenzione, contro i maltrattamenti e contro i rimpatri. Mamouni Mubraka lascia un marito, e un figlio. Era in italia da più di 20 anni. È stata catturata due settimane fa dalla polizia mentre era in coda in Questura per rinnovare il permesso di soggiorno.

Se dobbiamo dare un nome a chi l’ha uccisa, non basterebbero le poche righe che abbiamo a disposizione. Del resto, almeno qualche nome di questa lista lo conoscete già: intanto il ministro Maroni, che questa mattina si vantava della gente deportata in Libia senza neanche passare dai porti italiani; poi il partito del Ministro, e tutto il suo governo, che si apprestano a portare di nuovo a sei mesi il tempo di reclusione nei Centri di identificazione ed espulsione; e ancora la
Croce rossa italiana, che gestisce il centro di Roma Ponte Galeria e diversi altri lager in Italia; e giù giù, tutte le brave persone che applaudono alle retate, che si radunano nelle strade ad urlare
"espulsioni, espulsioni!" e che sputano rancore ad ogni passo.

Ascolta l’intervista ad una sua compagna di cella raccolta da Radio Blackout di Torino:
http://piemonte.indymedia.org/article/4879

–Antifascismo–

Tutto confermato dalla Cassazione, sei anni dopo per i 2 antifascisti che erano accorsi all’ospedale san paolo di milano per sapere quali erano le condizioni di Dax, colpito con alcune coltellate dai fascisti, sono stati condannati a 18 mesi con una richiesta di risarcimento che supera i 120.000 euro.
Nulla ci sorprende, neanche questo verdetto gia’ scritto.

 

Attentato ad Acrobax

La notte tra il tre e il quattro maggio, alle 1.00 circa del mattino
un gruppo di neofacscisti, ha dato fuoco alla macchina di un compagno
del laboratorio occupato acrobax, parcheggiata nel parcheggio
antistante allo spazio, rivendicando l’azione con un lancio di
volantini inneggianti all’onore dei camerati caduti.

Un vile gesto intimidatorio verso gli abitanti di una casa occupata
del coordinamento cittadino di lotta per la casa che per l’ennesima
volta subisce un attacco di stampo neofascista, come quello sventato
l’anno scorso.

La nostra resistenza è pane quotidiano

Il 7 aprile del 1944 morivano , fucilate dai nazisti, dieci donne.
Clorinda Falsetti, Italia Ferracci, Esperia Pellegrini, Elvira Ferrante,
Eulalia Fiorentino, Elettra Maria Giardini, Concetta Piazza, Assunta Maria
Izzi, Arialda Pistolesi, Silvia Loggreolo furono assassinate al ponte di
ferro perchè insieme ad altri ed altre abitanti dei quartieri limitrofi
avevano assaltato un forno. Volevano riprendere la farina e
il pane che i fascisti negavano alla popolazione straziata dalla guerra e
destinavano, invece, ai tedeschi.
La loro morte doveva essere l’esempio che scoraggiasse chi intendeva
ribellarsi, ma il ricordo del loro coraggio è ancora la forza di chi cerca
giustizia.
Il 25 aprile vogliamo mantenere viva la memoria della resistenza di quelle
donne che,
come molte altre, pagarono con la vita un gesto di disobbedienza contro un
regime che ne schiacciava la dignità.


Quella storia ci appartiene, non è finita. Ricordarle è anche parlare
delle donne che ogni giorno resistono con i propri corpi alle guerre, alle
privazioni, alla negazione di libertà e delle diverse forme di esistenze.
Corpi violabili ma resistenti ogni giorno nel chiuso delle case e delle
famiglie
dove è quotidiana l’appropriazione dell’affettività e del lavoro;
negli spazi pubblici,
dove le aggressioni verbali e fisiche
vorrebbero ricondurci alla sottomissione e dove le lesbiche sono oggetto
di stupri punitivi per rieducarle” e costringerle all’ordine
eterosessuale.
La nostra resistenza è pane quotidiano perché lottare è la forma di
esistenza che abbiamo scelto in una società che nega, stravolge e si
appropria continuamente di ciò che siamo.

25 aprile 2009 ponte di ferro dalle 9:30 alle 10:30
in ricordo delle dieci donne giustiziate dai nazifascisti.

Antifasciste romane

ORA E SEMPRE ANTIFASCISTE, ECCO DOVE SONO LE FEMMINISTE!

Riportiamo di seguito il comunicato su quanto accaduto in questi giorni a Palermo.
Tutta la nostra solidarietà va alle Malefimmine. Siamo forti della stessa lotta.
Rivolta femminista pratica antifascista!

In questi ultimi giorni si sono verificati una serie di eventi
alquanto preoccupanti:
dapprima abbiamo ricevuto la mail di un membro di  comunione e
liberazione che cercava di infiltrarsi, e stanotte sui muri del centro
sociale, in cui abbiamo la nostra sede, è stato scritto "collettivo
Maletroie" firmato casa pound.
Premettiamo che precedentemente avevamo trovato un’altra scritta
 che
recitava " compagna quando  ce vedi te se bagna" che noi avevamo
sottovalutato.

Riteniamo che tali scritte siano esemplificative dell’ideologia che
risiede dietro le ultime mobilitazioni delle destre sulla questione
delle donne.
Il clima in tutte le città d’Italia sta diventando irrespirabile.
Essere presenti sul territorio, rivendicare i propri diritti, lottare
per i propri deisideri diventa ogni giorno più difficile.
E le ronde e il pacchetto sicurezza non fanno che coprire e
legittimare quelle che altro non sono che squadracce fasciste libere
di agire per le strade indisturbate e coperte dalle forze dell’ordine.
Invitiamo tutt* a riflettere e ad essere numeros*,presenti e partecipi
alle iniziative per l’8 marzo.
ORA E SEMPRE ANTIFASCISTE, ECCO DOVE SONO LE FEMMINISTE!
INDECOROSE E LIBERE
IL COLLETTIVO MALEFIMMINE


 
http://www.myspace.com/malefimmine

http://malefimmine.noblogs.org/

VALERIO E’ VIVO E NOI NON ABBIAMO PAURA.

Sabato 21 febbraio

ore 17.00 Corteo Cittadino: concentramento Via Monte Bianco sotto la lapide

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Valerio Verbano è stato ucciso dai fascisti il 22 febbraio 1980,
all’età di 19 anni. Ricordarlo dopo 29 anni non è un atto di
commemorazione, ma è un atto di resistenza contro la barbarie.

La barbarie dell’omicidio di Abba a Milano, delle violenze sui corpi
delle donne, della furia polizesca che ha stroncato le vite di Aldo
Bianzino e di Aldro, delle lame fasciste che ci hanno strappato Renato.
La barbarie che trasforma il lavoro in una guerra con morti e feriti.
La barbarie delle parole del ministro degli interni Maroni che incita
ad essere "cattivi con i clandestini" e un governo che impone ai medici
di denunciare qualsiasi uomo o donna "clandestino" che chiede soccorso
e aiuto.

Nel frattempo si vietano i cortei nel centro della città, diventa
reato bere una birra per strada di sera, si sgomberano i centri
sociali, le piazze della socialità e dell’incontro diventano checkpoint
presidiati dai militari. Viviamo il paradosso di un paese governato dal
"partito delle libertà" dove proprio la libertà viene tolta pezzo dopo
pezzo.

Per questo il ricordo di Valerio è importante; ci permette di
riannodare storie vecchie e nuove, storie di chi non ha paura e si
batte concretamente per costruire una società migliore.
Il 22 febbraio dell’anno scorso piu’ di duemila persone hanno invaso le
strade del Tufello, tutti insieme abbiamo inaugurato la Palestra
Popolare Valerio Verbano, un’altro spazio liberato dall’abbandono e
dalla speculazione che oggi pratica e difende il diritto allo sport
come bene comune.

I movimenti sociali sono sempre di più l’unica opposizione alla
deriva securitaria e autoritaria. L’Onda Anomala che ha travolto le
università e le metropoli, i Centri Sociali che hanno riconquistato
l’Horus di Piazza Sempione, i migranti di Castelvolturno che si
oppongono alla camorra e reclamano diritti, le comunità di Vicenza,
Chiaiano, della ValSusa, di Aprilia che non piegano la testa di fronte
alla devastazione della loro terra. Esperienze di lotta e di altra
società che con parole chiare dicono a tutti: «Noi la crisi non la
paghiamo».

Per queste ragioni invitiamo tutti i movimenti, i centri sociali, le
associazioni, le reti contro la precarietà, le realtà antifasciste e
antirazziste di Roma a dare vita a due giornate – sabato 21 e domenica
22 febbraio – di lotta e incontro, dove raccontare ancora la storia di
Valerio e di come i fascisti non hanno fermato la sua corsa.

La storia di Valerio è una storia collettiva costruita da chi non vuole chiedere il permesso per sentirsi libero.

VALERIO E’ VIVO E NOI NON ABBIAMO PAURA.

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ROMA LIBERA DAI FASCISTI

Il 19 gennaio l’organizzazione neonazista Casapound ha occupato una struttura comunale in via Pellati, al Portuense. Ancora una volta tentano di mettere piede in una parte di Roma che negli anni ha saputo mantenere alta l’attenzione e prevenire che si aprissero nuove sedi fasciste.Questo spazio, originariamente destinato a servizi per il quartiere, è stato per un paio di giorni presidiato da qualche decina di nostalgici, che dichiarano di voler riavviare al suo interno, oltre che il solito rancido covo, l’attività dell’associazione “Anni verdi”, già chiusa per aver sottratto alla sanità laziale ben 1.200.000 euro, speculando sui servizi ai disabili.L’immediata campagna proposta dalle realtà sociali ed antirazziste del territorio è stata oggetto di una vera e propria intimidazione da parte della questura di Roma, per inibire qualsiasi mobilitazione contro questa tentativo di un gruppetto di neonazisti di inserirsi in un tessuto urbano in cui occupazioni a scopo abitativo, spazi sociali, cittadini didifferente provenienza e cultura convivono in uno dei pochi spazi della città ancora non avvelenato dallo squadrismo e dal razzismo dell’estrema destra.Già dal pomeriggio del 21 camionette della celere e volanti tutelano gli“occupanti” da qualsiasi manifestazione di indignazione, insieme a consiglieri comunali e municipali del PDL, che spingono perché a questo gruppetto di nostalgici venga assegnato uno spazio pubblico, sostenuto condenaro pubblico. Uno spazio in cui proseguire le intimidazioni eaggressioni fasciste razziste ed antisemite, unica forma di attivismo chevenga promossa dalla destra estrema romana, che ha già portato,nell’agosto 2006 alla morte di Renato Biagetti, accoltellato da due fascisti sul litorale di Focene.Il sindaco Alemanno, e buona parte della maggioranza, che non ha mai rinnegato il proprio attivismo squadrista, sono saliti al Campidoglio conil proposito di cambiare radicalmente il volto di questa città, compresele forme dell’aggregazione giovanile e della socialità.Lo spazio che si è aperto in questa fase di governo delle destre sul paesee nella città di Roma per organizzazioni, associazioni e partitucoli fascisti ha prodotto una legittimazione dell’infiltrazione di poche decine di militanti, senza alcun radicamento e credibilità, fin dentro inostri territori e nelle lotte sociali.Durante le mobilitazioni studentesche dello scorso autunno, la presenza di neofascisti, culminata con l’aggressione respinta a Piazza Navona,segnava il tentativo di chiudere una battaglia fondamentale sull’accesso alla formazione e sul futuro della cultura di un intero paese, nelle strette maglie di una identità generazionale, chiusa e corporativa, assai cara a chi governa. La lotta per il diritto all’abitare, con una storia di decenni combattuti per garantire a tutt* il diritto ad un’esistenza degna, nella capitale dei palazzinari e delle mafie del cemento, è stata messa in discussione da qualche speculatore dell’emergenza abitativa, come appunto Casa Pound e le sue semivuote occupazioni fantoccio, razziste ed identitarie.Allo stesso modo, spazi neofascisti, come il Foro 753 e la stessa CasaPound, vere e proprie sedi di partito, vengono utilizzate come contrappeso alla socialità indipendente, ricca e radicata delle decine di centri sociali e alla libera aggregazione delle piazze e delle strade.Vogliono una città sempre più sterile, costosa ed escludente.In centro come in periferia, piazze e luoghi vivi della città sono ormai chiusi alla libera frequentazione, resi invivibili dalle ordinanze e dalla presenza asfissiante della polizia.Ai centri sociali e ai movimenti per il diritto all’abitare che rivendicano l’antifascismo e la pratica dell’autogestione, che arricchiscono la metropoli aprendo spazi all’incontro, all’attivazione e all’espressione delle tante identità di questa città, è stata dichiarata una vera e propria guerra.Una guerra iniziata con lo sgombero dell’Horus, chiuso militarmente conil teatrino delle finte molotov, e dell’occupazione di case di via Revoltella, a Monteverde, esperimento socioabitativo sostenuto ea ttraversato da giovani e residenti del quartiere, l’intervento di decine di celerini contro l’occupazione simbolica di via Induno, che denunciava una speculazione immobiliare nel cuore di Trastevere.Non ci lasciamo intimidire, vogliamo denunciare con forza questa sporca operazione di legittimazione dei figliocci di Alemanno, senza altra credibilità se non la polizia che la sostiene.                                                                                                                                              Convochiamo una manifestazione contro l’apertura di un covo neonazista alquartiere portuense

.Appuntamento Sabato 24 Gennaio, alle 17:30 in piazzale della Radio                                                                                                                          

Con Renato nel cuore,Antifascist* sempre

O tu santo manganello!

La Madonna del manganello è una rappresentazione iconografica della figura cristiana della Madonna, diffusa a Vibo Valentia durante il ventennio fascista e caduta in disuso con la deposizione del regime.

Pur non avendo mai avuto un riconoscimento ecclesiastico ufficiale, la
Madonna del manganello rientrò in un insieme di rappresentazioni
diffuse, principalmente in forma di statue e santini, negli anni trenta
del XX secolo nell’ottica dello spirito clericofascista voluto
dalla Chiesa e dal regime stesso. Nell’ambito di questa corrente, si
arrivò ad alcune aberrazioni quali san Francesco proclamato "precursore
del Duce" nel 1926, o l’icona di santa Chiara in trionfo sui fasci
littori.
Sempre in questa corrente si possono contestualizzare le numerose
"preghiere per il Duce" che vennero composte in quegli anni, divulgate
proprio tramite il retro di questi santini.
La statua della Madonna del Manganello fu realizzata dallo scultore
leccese Giuseppe Malecore come arredo sacro per una chiesa non
parrocchiale di Monteleone, attuale Vibo Valentia.

La statua rappresentava una Madonna con bambino, nella tipica iconografia della Madonna del Soccorso
che mentre nella mano sinistra sorreggeva il figlio Gesù, con la destra
sollevava un manganello nodoso. Ai piedi della donna si trovava un
secondo bambino in piedi. La statua era realizzata in cartapesta
colorata, e da questa rappresentazione furono in seguito realizzati con
metodo fotografico alcune serie di santini.


 


 
Asvero Gravelli, giornalista del regime, fascista intransigente e
direttore della rivista Antieuropa, compose anche uno stornello come
preghiera per il retro dell’immagine, che citava
:

« O tu santo Manganello
tu patrono saggio e austero,
più che bomba e che coltello
coi nemici sei severo.
O tu santo Manganello
Di nodosa quercia figlio
ver miracolo opri ognor,
se nell’ora del periglio
batti i vivi e gli impostor.
Manganello, Manganello,
che rischiari ogni cervello,
sempre tu sarai sol quello
che il fascista adorerà. »

La statua scomparve da Monteleone, e fu presumibilmente distrutta, alla fine della seconda guerra mondiale, con essa svanì la sua venerazione. La figura della Madonna del manganello è stata citata da Corrado Guzzanti nel film Fascisti su Marte.

 
fonte:http://romanticinismo.blogspot.com/2007/12/o-tu-santo-manganello.html

ALEMANNO DICHIARA GUERRA ALLA CITTA’

                                                                    

Questa mattina alle 7 venti camionette tra polizia e carabinieri, in
assetto antisommossa, hanno occupato militarmente piazza Sempione e
hanno violato l’ingresso dell’Horus occupato. Un’operazione di guerra
motivata con le parole fredde e burocratiche di un presunto "sequestro
preventivo", effetto della denuncia della proprietà, società Gemini. La
stessa società che prima ha lasciato l’immobile all’abbandono e poi ha
tentato una speculazione commerciale, attraverso un cambio illegale di
destinazione d’uso, che le è costato diverse denunce e un provvedimento
di sequestro.

Il sindaco Alemanno si assume in questo modo la responsabilità politica
di dichiarare guerra alla città intera, agli spazi sociali, ai movimenti
di lotta per la casa, alle reti contro la precarietà, a chi in questi
anni ha conquistato diritti e dignità. Il sindaco e la destra vogliono
cancellare la straordinaria esperienza dei centri sociali, spazi
sottratti alla speculazione e alla rendita, luoghi di produzione
culturale, luoghi di socialità fuori dalle logiche del mercato, luoghi
del conflitto, luoghi di libertà.

Spazi liberati che hanno ridisegnato il territorio dal basso, promosso
occupazioni abitative, reti antisfratto, sportelli contro la precarietà,
palestre popolari, laboratori di sperimentazione culturale e tanto altro
ancora. Il sangue nuovo nelle arterie della metropoli.

Una dichiarazione di guerra che arriva a quattro giorni da uno
straordinario sciopero generale e generalizzato, che abbiamo
attraversato insieme a centinaia di migliaia di persone. Una giornata
che ha aperto un nuovo ciclo di lotte dei movimenti, una moltitudine di
uomini e donne che ha detto una cosa semplice: questa volta, la crisi
non la paghiamo noi!

Noi non abbiamo paura. Da questo momento inizia la campagna per la
riconquista di uno spazio della città, contro le politiche di guerra di
Alemanno e della destra, perchè siamo convinti non bisogna chiedere il
permesso a nessuno per essere liberi. Meeting point: alle 11, a piazza
Sempione (Montesacro), assemblea cittadina. Alle 17, da via Capraia 19
(Tufello), corteo cittadino.

La nostra libertà non si paga, si strappa!



Blocchi Precari Metropolitani/Unders
Horus Occupato
Astra19 spazio pubblico autogestito
Palestra Popolare Valerio Verbano
Volonté occupato
Villa Alpi Apuane occupata

Antifasciste Sempre!

Venerdì 26 alle 15.00 il capo dipartimento del ministero pari opportunità
Isabella Rauti interverrà all’inaugurazione del percorso formativo Donne,
Politica e Istituzioni organizzato dall’Università Roma Tre "per favorire
la promozione della cultura di genere e delle pari opportunità".
Una carica istituzionale non legittima la presenza di una fascista
dichiarata all’interno di uno spazio pubblico di formazione. Rifiutiamo
una subcultura che induce ad accettare precetti morali in cambio della
volontà di scegliere della propria vita.

Che opportunità offrono i decreti eccezionali che stabiliscono un margine
ridicolo tra donne rispettabili e donne da annullare con rastrellamenti,
repressione poliziesca e negazione dei diritti basilari?

Che opportunità offrono i continui attacchi al diritto all’aborto in un
paese in cui la sessualità è ancora concepita come colpa, dove non si da
spazio alla prevenzione e i servizi sanitari garantiti alle donne sono
continuamente assediati dalle privatizzazioni selvagge?

Che opportunità è quella di realizzarsi come buone madri e buone mogli che
si sostituiscono allo stato sociale di questo paese svolgendo un lavoro di
cura gratuito e disponibile?
Che pari opportunità offre l’ eterosessismo che nega le libere scelte
sessuali?
Che opportunità offre essere una donna di casa oltre a quella di sentirsi
in colpa per i maltrattamenti subiti?

NO CONTROLLO

NO REPRESSIONE

AUTODETERMINAZIONE