Nessuna marcia sui nostri corpi, Giorgiana vive!

nessuna

Oggi, 12 maggio, il centro di Roma è stato attraversato da un corteo cittadino per ricordare Giorgiana Masi, uccisa nel 1977 dalle squadre speciali di Kossiga (allora Ministro dell’Interno).
Oggi come ieri la determinazione delle compagne e dei compagni ha sfidato il divieto della questura che ha difeso fino alla fine l’altro corteo previsto nella giornata.

Stiamo parlando della “Marcia per la vita”. Una schiera di bigotti cattolici integralisti, scortati da un servizio d’ordine fascista e difesi dal sindaco Alemanno, ha ottenuto l’agibilità politica di marciare su Roma, portando in piazza immagini macabre.
La Roma Antifascista e Antisessista, nonostante il divieto di scendere in piazza, si è autoconvocata in un corteo partito da Campo de’ Fiori. Durante il percorso abbiamo avuto modo di comunicare alla città che se il corpo delle donne diventa un campo di battaglia, noi rispondiamo guerra alla guerra.
La Ru486, l’obiezione di coscienza ma più in generale la libertà di scelta e di una sessualità consapevole sono dei punti su cui non siamo disposti a cedere, anzi: ciò che ci tolgono ce lo riprendiamo pezzo per pezzo.

Allo stesso modo risponderemo a qualsiasi attacco che vuole fare delle famiglie eterosessuali il nostro destino, condannandoci di fatto a subire violenza dentro e fuori le mura domestiche.
Il corteo ha raggiunto Ponte Garibaldi, dove Giorgiana è stata uccisa, dopo due ore di blocchi stradali.

PS: MA VOI LA CONOSCETE LA STORIA DE MARINO?!?!

A fine corteo, ci è arrivata la notizia che Ignazio Marino, candidato a Sindacodi Roma per il PD, ha dichiarato pubblicamente che la “marcia per la vita è giusta […]  io sono per la vita in ogni suo stadio”.

Non deleghiamo nessuna scelta sul nostro corpo ai poltronisti di turno, questo non significa però che non leggiamo come chiara scelta politica il silenzio in cui si è chiuso il PD in quest’ultima settimana pur di non rischiare di perdere voti dell’elettorato cattolico.

Lette le dichiarazioni inaccettabili di Marino, abbiamo deciso di chiedere conto al diretto interessato.
Nel pomeriggio un gruppo di donne ha occupato il comitato elettorale di Marino, in via Cristoforo Colombo 112. Il candidato sindaco ci ha ricevute assicurando di aver comunicato alla stampa in modo scorretto le sue opinioni in merito. Fatto sta, che almeno fino al tardo pomeriggio, il virgolettato compariva sulle principali testate giornalistiche.

Resta quindi il forte sospetto che si trattasse di becera campagna elettorale: cavalcare la marcia per la vita per non perdere voti.
Se è vero che c’è stato un errore di comunicazione con la stampa, nessun* ha chiaramente affermato che non vedremo più marciare sulle nostre strade squadristi antiabortisti, che ci sarà una distinzione chiara tra embrione e bambino, nè che ci sarà un chiaro indirizzo politico per il rispetto della legge 194/78, contro l’obiezione di coscienza.
La difesa della nostra libertà di scelta non la deleghiamo.

Ma quale marcia_ ma quale vita_siete muffa per la fica.

La Questura di Roma vieta il corteo in ricordo di Giorgiana Masi e contro il femminicidio

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Dopo 2 giorni di trattativa con la Questura di Roma, i gruppi e le associazioni di donne, i collettivi autorganizzati e liberi individui, promotori della giornata del 12 maggio in ricordo di Giorgiana Masi, contro il femminicidio e in contestazione alla “Marcia per la vita” convocata dall’oltranzismo cattolico, ricevono il divieto di manifestare in qualsiasi luogo adiacente al percorso della marcia.
Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come l’operato delle forze dell’ordine sia asservito ai poteri del governo cittadino e allo stato del vaticano, nascondendo una marcia tutta politica sotto le vesti di manifestazione sportiva, e adducendo motivi di ordine pubblico.
Giorgiana Masi come centinaia di persone il 12 maggio del 1977 erano in strada sfidando, anche quella volta, il divieto di manifestare.
Oggi come ieri saremo nelle strade del centro di Roma, partendo da Piazza Campo de Fiori fino ad arrivare a Ponte Garibaldi.
Con o senza autorizzazioni noi costruiremo la nostra giornata.
La nostre vite sono autodeterminate e la nostra rabbia non si placa.

Rome supports Pussy Riot

Le Pussy Riot si sono formate a Ottobre del 2011 poco dopo che Putin e
Medvedev hanno annunciato un nuovo scambio di ruoli alla guida della Russia, cioè esattamente quando Putin si è assicurato il potere fino al 2018.
Il gruppo si è ispirato al movimento femminista punk Riot Grrl, alle arti perfomative radical e alla semiologia di Julie Kristeva.
Sono un gruppo musicale che rifiuta il concetto di concerto se non nell’accezione di “guerrilla gig” negli autobus, nelle metro o fuori dai carceri e si sono esibite più volte nella città di Mosca in solidarietà ai detenuti/e russe, ai popoli arabi in rivolta e ai movimenti lgbt.
Una delle ultime azioni è stato un concerto nella Cattedrale di Cristo Salvatore: una preghiera alla Vergine Maria affinchè ci liberi di Putin.

Per questi 30 secondi di esibizione alcune componenti del gruppo sono state arrestate e il prossimo Venerdì 17 agosto 2012 ci sarà la sentenza per Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich, Nadezhda Tolokonnikova accusate di teppismo mosso da odio religioso, la cui pena prevista è di 7 anni di carcere, ma è stata abbassata a 3.

E’ un processo che vuol mettere a tacere qualsiasi forma di dissenso in Russia.
Le Pussy Riot sono state accusate di violare le tradizioni del loro paese, sono state definite “figlie del demonio”,
l’avvocato dell’accusa ha dichiarato che il “Femminismo è un peccato mortale” (addirittura! c’avete paura, eh?)
chiedendo ai componenti della giuria se avessero voluto che le proprie figlie si comportassero così.

Denunciamo il clima di repressione che si vive in tutto il mondo
nei confronti di chi oggi rivendica libertà e autodeterminazione,
e lanciamo un grido di libertà femminista con cui chiese e governi dovranno fare i conti!

Free Pussy Riot! Free all the political prisoners!

Se il potere è maschile noi saremo Pussyriot.
Solidarietà a Maria, Ekaterina e Nadezhda

 

Rome supports Pussy Riot
leribellule.noblogs.org

La marcia per la vita!?…no! IL MARCIO DELLA VITA!

 

Domenica 13 maggio 2012, un gruppo di donne, femministe e lesbiche ha deciso di boicottare attraverso azioni di controinformazione la manifestazione “Marcio della vita”. Una giornata indetta dai movimenti prolife capeggiati da Olimpia Tarzia: promotrice della proposta di legge che caldeggiava la privatizzazione dei consultori del Lazio e voleva inserirvi cattolici ed obiettori di coscienza.
I movimenti delle donne hanno raccolto migliaia e migliaia di firme per rigettare questo abominio dimostrando che su temi tanto dibattuti come l’aborto e la Ru486 la società civile è attenta e responsabile.
Abbiamo preso parola rispetto alla vergognosa apertura del cosiddetto” cimitero dei bambini mai nati” che è stato pagato profumatamente dalle amministrazioni locali. Questo luogo è l’ennesima occasione per strumentalizzare il corpo delle donne e imporre la loro morale bigotta e catto – fascista.
In questo momento di crisi, i discorsi dei movimenti pro life sono ancora più irresponsabili e fuori dalla realtà: a maternità non è una scelta. Come si decide quando avere figli/e se non si non arriva a fine mese e/o sei precaria?
D’altronde a questa gente in linea di principio interessano solo due momenti: il concepimento e la morte. Nel mezzo, come ironizzava Padre Pizarro (Corrado Guzzanti), c’è un “grandissimo chi se ne frega”!
L’unico modo per conoscere e riconoscere la propria sessualità è non considerarla un tabù e una vergogna.
L’unico modo per prevenire gravidanze indesiderate è il sesso libero e consapevole.

Contro chi vuole marciare su Roma e chi su Roma ci marcia privatizzandola, noi rivendichiamo libertà di scelta sulle nostre vite!

Comunicato: la legge Tarzia è una violenza contro le donne

Il 25 novembre 2010 durante la giornata internazionale contro la violenza sulle donne abbiamo scelto di far sentire la nostra voce, presenza e lotta in tutti i luoghi di conflitto, le manifestazioni e i
cortei che hanno attraversato la città di Roma: dal presidio di donne davanti alla Regione Lazio, al corteo dei Movimenti Uniti contro la crisi,dalla protesta studentesca contro il DDL Gelmini al Consiglio Municipale del III Municipio dove stanno approvando una mozione a
favore della legge Tarzia e al presidio a Piazza Trilussa contro i C.I.E.
Le donne, i collettivi femministi, i comitati di donne e sindacati riuniti nell’Assemblea permanente delle donne contro la proposta di legge Tarzia hanno manifestato il 25 mattina di fronte alla Regione Lazio dove il 24 novembre è iniziata la discussione sulla proposta di
legge Tarzia sui Consultori .
Durante il nostro presidio, sono arrivati una decina di ‘provocatori non autorizzati’ appartenenti al Forum delle associazioni familiari del Lazio e, tra gli altri, l’Alleanza evangelica italiana capeggiati dalla stessa Olimpia Tarzia con cartelli a favore della proposta di legge e inneggiando alla famiglia hanno provato a disturbare la protesta ma sono stati cacciati dalla piazza.
Le donne con questo vogliono ribadire che gli antiabortisti e movimenti per la vita non sono ben accetti e non avranno alcun spazio nelle piazze, nei consultori e nelle strutture pubbliche.
Una delegazione di 15 rappresentanti delle diverse realtà presenti sotto la Regione Lazio, tra cui anche due compagne, sono entrati in Regione. Attendendo un colloquio con la presidentessa della Regione Lazio Renata Polverini.
La nostra lotta non si ferma e continuerà fino a che la Legge Tarzia non verrà definitivamente ritirata.

Collettivi femministi e donne contro la legge Tarzia.

13/2/2010 manifestazione nazionale NO VAT

 

 

 

 

 

x info:facciamo breccia

 

Il 13 Febbraio 2010 per il quinto anno scendiamo ancora in piazza
contro il Vaticano per denunciarne l’invadenza nella politica
italiana: è infatti uno degli attori che agiscono nelle complesse
dinamiche di potere sottese a un sistema autoritario e repressivo.

L’11 febbraio 1929 i Patti Lateranensi sancivano la
saldatura tra Vaticano e regime fascista, oggi le destre agitano il
crocefisso per legittimare un ordine morale in linea con
l’integralismo delle gerarchie vaticane, lo strumentalizzano per
costruire un’identità nazionale razzista e una declinazione della
cittadinanza eterosessista e familista.

Da una parte le destre criminalizzano immigrate ed
immigrati, istigano a una vera “caccia all’uomo”, li/le
rappresentano come la concorrenza nell’accesso alle risorse
pubbliche mentre nessuno affronta il problema di un welfare
smantellato e comunque disegnato su un modello sociale che non c’è
più. D’altra parte la chiesa cattolica  legittima
esclusivamente questo modello di società, basato sulla famiglia
eterosessuale  tradizionale, sulla divisione dei ruoli sessuali,
dove un genere è subordinato all’altro e lesbiche, gay e trans non
hanno alcun diritto di cittadinanza.

Su un altro fronte, destra moderata e sinistra
riformista attuano il tentativo di procedere ad un’assimilazione
selettiva dei soggetti minoritari sulla base della disponibilità
espressa a offrirsi docilmente a legittimare discorsi razzisti,
eterosessisti e repressivi. E’ prevista l’inclusione solo di quelle
soggettività che non mettono in discussione il potere: c’è un
piccolo posto anche per gay, lesbiche e trans e per altre figure
della diversità, purché confermino l’ordine razzista, sessista e
repressivo.

In questo quadro, nel movimento lgbtq, abbiamo
assistito alla comparsa di “nuovi” soggetti che ne usano le
parole d’ordine per produrre un ribaltamento della realtà: a
protezione delle soggettività supposte deboli pongono i loro
carnefici. Chi legittima questi “nuovi” soggetti, contribuisce a
produrre un ulteriore spostamento a destra, a normalizzare la
presenza delle destre radicali nel dibattito pubblico.

Fuori da queste lotte interne al potere, 
dobbiamo constatare la diffusa e asfissiante presenza di un’etica
cattolica, un modello di politica che propone come uniche alternative
di “rinnovamento” il moralismo e il giustizialismo. Sappiamo che
se oggi  il Vaticano appare meno interventista è solo perché
non ne ha bisogno: già nel nostro paese possiede il monopolio
dell’”etica” che abbraccia indistintamente governo e
opposizione parlamentare che fanno a gara – come sempre – ad
inginocchiarsi all’altare del giustizialismo e del buonismo
ipocrita.

Respingiamo il tentativo di  espropriare anche
i movimenti di lesbiche, gay, trans e femministe, di categorie
fondamentali quali l’antifascismo, altrimenti l’ambiguità politica
finirebbe per rendere le nostre soggettività complici di
quest’ordine morale e politico che concede una legittimazione
vittimizzante e minoritaria in cambio dell’assuefazione alla
repressione.

Contrastiamo questo potere che, dove non
addomestica, reprime e, attraverso l’ordine morale vaticano, assume
dispositivi di disciplinamento e controllo sociale che negano
qualunque tipo di autodeterminazione: l’autodeterminazione sociale ed
economica dei e delle migranti, l’autodeterminazione dei corpi e
degli stili di vita di donne, gay, lesbiche e trans,  ogni
percorso di autorganizzazione, di dissenso e di conflitto.

Denunciamo che quando il  processo di
addomesticamento non si compie viene utilizzato il carcere, il CIE
(centri di identificazione ed espulsione), la repressione, la paura,
la noia, la solitudine, l’intimidazione e la criminalizzazione per
neutralizzare gli elementi di dissenso non previsti e non gestibili:
migranti, movimenti, studenti, lavoratori e lavoratrici,
disoccupati/e.

Riaffermiamo che antirazzismo, antifascismo,
antisessismo sono  lotte, necessarie l’una  all’altra, da
condurre anche contro l’uso strumentale delle libertà di donne e
lgbt per rafforzare e legittimare un modello razzista.

Portiamo in piazza i nostri percorsi di
autodeterminazione nell’acutizzarsi della crisi economica e dello
smantellamento dello stato sociale – in particolare della scuola e
dell’università –  che tanto spazio lascia alle imprese private
e  confessionali.

Riaffermiamo le diversità e le differenze sociali,
sessuali, culturali, contro l’identità nazionale razzista e
eterosessista che ci vogliono imporre e contro l’ordine morale
vaticano.

Portiamo in piazza i nostri percorsi di liberazione
per ribadire la nostra volontà di agire nello spazio pubblico per
produrre trasformazione sociale e culturale.

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Durante
la manifestazione verranno promossi i  preservativi
ENCANTO
prodotti dalla

Brigata
Di Strada In Appoggio Alla Donna "Elisa Martinez"

 

 

 

Piattaforma NOVAT 2009

Manifestazione nazionale NO VAT 2009
autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione, cittadinanza

 Roma, 14 febbraio `09 – partenza da Piazza della Repubblica, ore 14.00

A ottant´anni dai Patti lateranensi tra Pio XI e Mussolini (11 febbraio 1929), in piena crisi del sistema neoliberista permangono
le connivenze tra stato autoritario e Vaticano, vero cuore del Concordato. Decenni di sdoganamento istituzionale del
fascismo trovano rispondenza nel revisionismo di Ratzinger su Pio XI e Pio XII, complici del fascismo, del nazismo e della
deportazione ed eliminazione di donne e uomini considerati “diversi”.
Stipulati per la difesa dei reciproci privilegi, i Patti lateranensi e la loro versione aggiornata nel Concordato dell´84 sono
potenti strumenti di controllo. In loro nome la religione cattolica e i suoi simboli continuano ad imperversare, alimentando
la logica dello “scontro di civiltà” e un clima in cui autodeterminazione, laicità, ateismo e libertà di pensiero sono stigmatizzati
e spesso puniti come atti di terrorismo culturale.
La manifestazione NO VAT – rivendicando autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione e cittadinanza – ha l´obiettivo
di denunciare il progetto di egemonia del Vaticano e la sua funzionalità ad un sistema sessista, fascista e razzista, nonché
il suo ruolo nella gestione delle crisi del sistema neoliberista.
Come in un gioco delle parti, in tempi di crisi economica a un welfare differenziale e ridotto all´osso e alla progressiva distruzione
di uno stato sociale che, almeno sulla carta, offriva garanzie a tutte e tutti, la chiesa fa eco con “soluzioni” caritatevoli
discriminatorie e familiste.
Intanto i tagli all´istruzione e alla sanità pubblica continuano a garantire un incessante flusso di denaro nelle casse di scuole
e università confessionali, di cliniche e ospedali cattolici.
La distruzione della scuola pubblica, denunciata dall’“onda studentesca” dell´autunno 2008, ha non solo la finalità di indirizzare
altrove le risorse, ma anche quella – ben più grave nei tempi lunghi – di sottrarre alle nuove generazioni gli strumenti
di conoscenza, di crescita del senso critico e di conseguente lettura dei meccanismi di potere.
In Italia le associazioni cattoliche ingrassano il portafogli tra interventi sociali e gestione diretta di alcuni CIE – Centri di
identificazione ed espulsione – e CARA – Centri d´accoglienza dei richiedenti asilo. Così facendo avallano la gestione securitaria
del fenomeno dell´immigrazione e controllano un esercito di riserva di lavoratori e lavoratrici provenienti da altri
paesi. E intanto si accaparrano la gestione delle emergenze internazionali per moltiplicare il business: aids, campi profughi,
aiuti umanitari.
Sul piano ideologico, le gerarchie vaticane difendono e rafforzano la subordinazione patriarcale di un sesso all´altro, facendo
guerra al concetto di gender che decostruisce la “naturalità” dei ruoli tra donne e uomini e portando questa guerra ideologica
nell´ambito della loro costante intromissione nelle politiche degli organismi nazionali e internazionali (ONU, Unione
Europea).
Il papato dell´integralista Ratzinger, attraverso il controllo sulla nascita e sulla morte pretende di gestire e ridisciplinare i
corpi e le forme di vita; gli anatemi vaticani contro ogni istanza di autodeterminazione vanno di pari passo al moltiplicarsi
di ordinanze e divieti di sindaci-sceriffi. La famigliola da pubblicità televisiva è, così, imposta da stato e chiesa come modello
unico di rispettabilità e chi non vi corrisponde diventa indecoroso/a quando non addirittura pericoloso/a.
A ottant’anni dai Patti lateranensi, stato e gerarchie vaticane mirano a neutralizzare il conflitto sociale anche producendo
nuove marginalità da stigmatizzare e nuovi “scarti” da criminalizzare col pretesto della “sicurezza”.
Sappiamo bene cosa si nasconda dietro queste campagne d´odio: la paura di perdere i privilegi e il potere.
Ma la loro paura non vogliamo pagarla noi!
Alziamo la testa. Diciamo con determinazione che non abbiamo paura di far paura.
Denunciamo le connivenze tra stato e chiesa nella gestione delle politiche securitarie, razziste, transfobiche, lesbofobe, omofobe
e misogine e torniamo di nuovo in piazza il 14 febbraio 2009, con la manifestazione NO VAT per
· l´autodeterminazione e la libertà di scelta responsabile in ogni fase della vita;
· l’istruzione pubblica e laica e l’abolizione dell’ora di religione;
· un sistema sanitario pubblico e laico;
· uno stato sociale che risponda alle necessità reali dei diversi soggetti;
· i diritti e la piena cittadinanza di lesbiche, trans, gay e migranti;
· l´eliminazione delle leggi ideologiche dettate dal Vaticano e la cancellazione della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita;
· l’abolizione del Concordato e dei privilegi derivanti (esenzione ICI, otto per mille…).

Coordinamento Facciamo Breccia
www. facciamobreccia.org  adesioni@facciamobreccia.org

NO VAT 2009- autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione, cittadinanza

NO VAT 2009
Autodeterminazione, Laicità,, Antifascismo, Liberazione, Cittadinanza

Manifestazione Nazionale
Roma, 14 febbraio `09
Concentramento in Piazza della Repubblica – ore 14

 

Domenica 25 gennaio, ore 11 – 17
Assemblea nazionale organizzativa
Roma, CSOA Forte Prenestino, via Federico Delpino
 

LA PIATTAFORMA
A ottant´anni dai Patti lateranensi tra Pio XI e Mussolini (11 febbraio 1929), in piena crisi del sistema neoliberista permangono le connivenze tra stato autoritario e Vaticano, vero cuore del Concordato. Decenni di sdoganamento istituzionale del fascismo trovano rispondenza nel revisionismo di Ratzinger su Pio XI e Pio XII, complici del fascismo, del nazismo e della deportazione ed eliminazione dei `diversi´.
Stipulati per la difesa dei reciproci privilegi, i Patti lateranensi e la loro versione aggiornata nel Concordato dell´84 sono potenti strumenti di controllo. In loro nome la religione cattolica e i suoi simboli continuano ad imperversare, alimentando la logica dello "scontro di civiltà" e un clima in cui autodeterminazione, laicità, ateismo e libertà di pensiero sono stigmatizzati e spesso puniti come atti di terrorismo culturale.
La manifestazione NO VAT – rivendicando autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione e cittadinanza – ha l´obiettivo di denunciare il progetto di egemonia del Vaticano e la sua funzionalità ad un sistema sessista, fascista e razzista, nonché il suo ruolo nella gestione delle crisi del sistema neoliberista.
Come in un gioco delle parti, in tempi di crisi economica, (a un welfare differenziale e ridotto all´osso) alla progressiva distruzione di uno stato sociale che, almeno sulla carta, offriva garanzie a tutte e tutti, la chiesa fa eco con "soluzioni" caritatevoli discriminatorie e familiste
Intanto i tagli all´istruzione e alla sanità pubblica continuano a garantire un incessante flusso di denaro nelle casse di scuole e università confessionali, di cliniche e ospedali cattolici.
La distruzione della scuola pubblica denunciata dall´"onda studentesca" dell´autunno 2008, ha non solo la finalità di indirizzare altrove le risorse, ma anche quella – ben più grave nei tempi lunghi – di sottrarre alle nuove generazioni gli strumenti di conoscenza, di crescita del senso critico e di conseguente lettura dei meccanismi di potere.
In Italia le associazioni cattoliche ingrassano il portafogli tra interventi sociali e gestione diretta di alcuni CIE – Centri di identificazione ed espulsione – e CARA – Centri d´accoglienza dei richiedenti asilo. Così facendo avallano la gestione securitaria del fenomeno dell´immigrazione e controllano un esercito di riserva di lavoratori e lavoratrici provenienti da altri paesi. E intanto si accaparrano la gestione delle emergenze internazionali per moltiplicare il business: aids, campi profughi, aiuti umanitari.
Sul piano ideologico, le gerarchie vaticane difendono e rafforzano la subordinazione patriarcale di un sesso all´altro, facendo guerra al concetto di gender che decostruisce la "naturalità" dei ruoli tra donne e uomini e portando questa guerra ideologica nell´ambito della loro costante intromissione nella politica non solo degli stati ma anche degli organismi internazionali (ONU, Unione Europea).
Il papato dell´integralista Ratzinger, attraverso il controllo sulla nascita e sulla morte pretende di gestire e ridisciplinare i corpi e le forme di vita; gli anatemi vaticani contro ogni istanza di autodeterminazione vanno di pari passo al moltiplicarsi di ordinanze e divieti di sindaci-sceriffi. La famigliola da pubblicità televisiva è, così, imposta da stato e chiesa come modello unico di rispettabilità e chi non vi corrisponde diventa indecoroso/a quando non addirittura pericoloso/a.
A ottant´anni dai Patti lateranensi, stato e gerarchie vaticane mirano a neutralizzare il conflitto sociale stigmatizzando e criminalizzando tutte le "diversità", costruendo nuove marginalità, nuovi "scarti", cioè soggettività che devono essere espulse dal senso comune e dalla categoria di normale, per addossare loro la "colpa" dell´insicurezza.
Sappiamo bene cosa si nasconda dietro queste campagne d´odio: la paura di perdere i privilegi e il potere.
Ma la loro paura non vogliamo pagarla noi!
Alziamo la testa. Diciamo con determinazione che non abbiamo paura di far paura.
Denunciamo le connivenze tra stato e chiesa nella gestione delle politiche securitarie, razziste, transfobiche, lesbofobe, omofobe e misogine e torniamo di nuovo in piazza il 14 febbraio 2009, con la manifestazione NO VAT per
• l´autodeterminazione e la libertà di scelta responsabile in ogni fase della vita;
• l’istruzione pubblica e laica e l’abolizione dell’ora di religione;
• un sistema sanitario pubblico e laico;
• uno stato sociale che risponda alle necessità reali dei diversi soggetti;
• i diritti e la piena cittadinanza di lesbiche, trans, gay e migranti;
• l´eliminazione delle leggi ideologiche dettate dal Vaticano e la cancellazione della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita;
• l’abolizione del Concordato e dei privilegi derivanti (esenzione ICI, otto per mille…).
 
Coordinamento Nazionale Facciamo Breccia
http://www.facciamobreccia.org
mailto:info@facciamobreccia.org
 
 per aderire:
mailto:adesioni@facciamobreccia.org
 
per contribuire:
C/C: 6725417 – ABI: 01030 – CAB 02800: – CIN: V
PRESSO MONTE DEI PASCHI DI SIENA AG. FIRENZE SEDE
INTESTATO A: AZIONE GAY E LESBICA Firenze
codice IBAN IT70V0103002800000006725417
causale: manifestazione NO VAT
 

 Fuoricampo Lesbian Group > Officina di Studi, Arte e Politica lesbica.
website: http://www.fuoricampo.net
e-mail: info@fuoricampo.net
tel: 3391408010
 
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