Take Back The Night! Riprendiamoci la notte!

*Take back the night!* 
*Riprendiamoci la /notte/!*

Dopoanni di politiche sempre più restrittive per la libertà di tutti masoprattutto di tutte, abbiamo pensato di dover ribadire cosa vuol diresicurezza per noi. Nell´immaginario comune, la notte è sempre stataassociata all’insicurezza, alla violenza, alla paura e col tempo noistesse abbiamo imparato a introiettare l´idea del pericolo del mondoesterno.

Con i /loro/ mezzi di comunicazione assordanti voglionoinculcarci l´idea del terrore della vita che troviamo fuori dalla casa(italiana). Una casa che non dovremmo mai lasciare perché sinonimo diprotezione e sicurezza. Ma noi non ci caschiamo. Non ci rinchiuderannonella prigione delle mura domestiche per far godere l´uomo padr(on)e emarito, che cerca di approfondire sempre più il senso di controllo sulcorpo e sulla libertà delle donne. Non resteremo i nostri corpi pergiustificare le politiche sicuritarie e razziste di questo paese ormaialla frutta.

Siamo pronte a uscire nelle strade e a dirlo aridosso del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulledonne. Poiché la sicurezza non viene da un maggior numero ditelecamere, né dall´emarginazione, incarcerazione ed espulsione degliimmigrati (e delle immigrate), ma dalla nostra stessa libertà eautodeterminazione dentro e fuori le mura domestiche.

Vogliamovivere le nostre strade anche di notte e vogliamo che sia questo afarci sentire sicure. Vogliamo non sentirci mai da sole. Vogliamo direquesto da donne alle donne, alle lesbiche, alle trans, perché non èsicurezza una città militarizzata, non è sicurezza una città fatta dironde e lame, perché la nostra arma è la solidarietà.

Questacrisi tanto temuta e così poco ammessa viene sfruttata, come è semprestato, per restringere le libertà acquisite in anni di lotte. In tempodi crisi le classi dirigenti tentano in ogni modo di minare alla base idiritti umani più elementari: prove ne sono i respingimenti in mare deimigranti, come quelli delle donne nelle case, la negazione del dirittoal dissenso attraverso censura mediatica e divieto di manifestazione,la distruzione della scuola pubblica, la criminalizzazione e lasvalutazione delle donne sututti i fronti, specie in campolavorativo. Infatti precarietà o pratica delle dimissioni in biancorestano principalmente problemi femminili,impedendo alle donne, chevogliano sfuggire a situazioni di violenza infamiglia, di farlo.Nessuno si chiede perché i famosi assenteisti di Brunetta fossero inmaggioranza donne, dato che sulle donne ricade tutto ilpeso di un/welfare/ sempre meno efficiente.

Tutto questo accade mentre laChiesa continua a proporre un modello familiare in cui la donnaconservi il ruolo di incubatrice e balia, mentre la società diventasempre più fascista, ribadendo, tra gli altri, il vecchio schema delladonna o santa o puttana. Così la violenza è palese solo quandoacompierla è il tossico, l’immigrato o il rom e si arriva a giustificarel´ubriachezza dei "bravi ragazzi", che agiscono per soddisfare bisognidovuti, mentre lo stesso comportamento rende la donna un´incoscienteche "se l´è cercata".

Ma in tutti questi casi non si indaga laviolenza alle radici, la giustificazione è sempre la devianza, mentrenoi sappiamo bene che laviolenza è diffusa e propagandata dai media edalla cultura.

Si sistematizza una violenza più subdola, in unpaese in cui escort eprostitute sono messe alla berlina, umiliando edenigrando la donna attraverso comportamenti di certi personaggipolitici che vengono imposti come modello vincente.

*E tra l´affanno dei giornali e dei politici preoccupati, anche noi vogliamo dire la nostra.*

*Invitiamodonne, puttane, trans, migranti e rom, lesbiche, gruppi e collettivifemministi a partecipare all’assemblea che si terrà il 27 ottobre nell’occupazione di Porto Fluviale (vicino Piramide) alle 18per costruire una street parade notturna e momenti di riappropriazionedelle nostre città attraverso musica, arti di strada e grafiche, il 21 novembre come tutti i giorni, aspettando il corteo nazionale contro la violenza sulle donne.

x info: takebackthenight(at)grrlz.net

MARTEDI 29 SETTEMBRE PRESIDIO A PIAZZALE CLODIO PER I COMPAGNI ARRESTATI DELLA 8 MARZO

 

Lunedì
14 settembre, le forze del dis-ordine si sono introdotte con la forza
nell’edificio della ex-scuola 8 Marzo occupata di Magliana, con
l’evidente intenzione di sgomberare lo stabile che ospita le famiglie
di sfrattati, precari, disoccupati.
Lo sgombero non è riuscito, grazie alla resistenza pacifica ma
determinata degli occupanti e delle occupanti. Costretti dall’assedio
delle forze armate anche loro, come gli operai dell’Insse, sono saliti
sul tetto per difendere la loro casa e, con essa il diritto di tutti
noi a non rassegnarsi e a lottare.
Visto il fallimento dell’intento iniziale, i carabinieri hanno
tratto in arresto 5 occupanti. Contro di loro sono state mosse accuse
infamanti, basate solo ed esclusivamente sulle dichiarazioni false di
un ex occupante allontanato dall’occupazione un anno fa perché violento.
Queste dichiarazioni sono state riportate ed amplificate nei giorni
scorsi dalla stampa, e in particolare dai quotidiani di proprietà di
famigerati costruttori romani quali Bonifaci e Caltagirone. Il
risultato è stato quello di aver generato una campagna mediatica tesa a
criminalizzare tutto il movimento per il diritto all’abitare, un
movimento che evidentemente fa paura a questa classe politica incapace
di risolvere problemi come la casa, il lavoro, la precarietà, il
reddito, e che teme che queste questioni mobilitino lotte generalizzate.
Dopo una settimana di carcerazione preventiva il Gip ha convalidato
gli arresti per i 4 occupanti che, quindi, rimarranno in carcere fino a
che sulla loro situazione non si esprimerà il tribunale del riesame,
fra non meno di due settimane. Francesca è stata addirittura trasferita
da Rebibbia a Civitavecchia, allontanandola ancora di più dalla sua
famiglia e da tutti/e noi. Il quinto occupante si trova attualmente
agli arresti domiciliari, che gli sono stati confermati.
Sandro è stato scarcerato mercoledì sera poiché secondo il Gip non
esistono più le motivazioni per prolungare la carcerazione preventiva.
Gabriele e Sandrone sono ancora a Regina Coeli e Francesca a
Civitavecchia. E’ una scelta punitiva, che dà valore alle parole di un
unico testimone, un uomo violento attualmente indagato per lesioni
aggravate contro la sua ex compagna, che è stato usato per montare un
falso e infamante teorema politico-giudiziario contro l’Occupazione!
Francesca, Gabriele, Sandrone e Simone devono essere immediatamente
rimessi in libertà, perché l’unica colpa che hanno è quella di essere
lavoratori precari e non potersi permettere di acquistare una casa.
In particolare chiediamo con forza la liberazione di Sandrone,
attualmente recluso presso il centro clinico di Regina Coeli dove e’
stato medicato d’urgenza nei giorni scorsi. Affetto da un tumore per il
quale e’ in attesa di un terzo intervento chirurgico al San Camillo,
dovrebbe ricevere a breve notizie sulla data dell’operazione ma il
sequestro del suo cellulare ne rende difficile, se non impossibile, la
reperibilità.
MARTEDI 29 SETTEMBRE SI RIUNIRA’ IL TRIBUNALE DEL RIESAME PER
DECIDERE SULLA SCARCERAZIONE DEI COMPAGNI E DELLA COMPAGNA ARRESTATI:
PARTECIPIAMO TUTTI AL PRESIDIO DI SOLIDARIETA’ !!!
GABRIELE, FRANCESCA, SANDRONE E SIMONE DEVONO ESSERE LIBERATI!!!

Corteo a Magliana 18/9 alle 17

  
Libertà per la compagna e i compagni arrestati!
Non abbiamo nulla da nascondere
Noi non paghiamo il pizzo, noi lottiamo!


Lunedi 14 settembre 5 compagni di lotta
dell’8 Marzo occupata di Magliana sono stati prelevati dai carabinieri
in modo coatto alle ore 4.40 di mattina e portati a Regina Coeli e a
Rebibbia.
Le forze del dis-ordine si sono introdotti con la forza nell’edificio
della ex-scuola che ospita tutti noi: famiglie di sfrattati, precari,
disoccupati; ci hanno costretto a rifugiarci sul tetto per difendere il
nostro spazio.
Ci hanno detto che era solo una perquisizione, ma il modo di agire era
quello di uno sgombero ben organizzato. Non ci sono riusciti e per
ritorsione hanno portato via 5 occupanti. Hanno sfondato le porte della
varie stanze spaventando anche i bambini che sono stati perfino
costretti a saltare il primo giorno di scuola.
Proseguono così il gioco e gli interessi dei consiglieri del Pdl come
Luca Gramazio, Fabrizio Santori, Luca Malcotti e dei palazzinari
romani, in primis Gaetano Caltagirone e Domenico Bonifici che usano
l’arma della diffamazione mezzo stampa, attraverso “Il Messaggero” e
“Il Tempo” per colpire al fianco un movimento che fa paura a questa
classe politica incapace di risolvere problemi come la casa, il lavoro,
la precarietà, il reddito, e che teme che queste questioni mobilitino
lotte generalizzate.
Non abbiamo nulla da nascondere.
Le diffamazioni diffuse da sedicenti giornalisti, che qui non sono mai
venuti a fare un’inchiesta, non ci hanno fatto recedere dalla nostra
lotta perché questa nasce dalla necessità di abitare in una casa e dal
desiderio di un diverso convivere, di riprenderci la vita e non
sopravvivere.
Per questo, in questi due anni di occupazione, abbiamo recuperato uno
spazio pubblico abbandonato al degrado da ben 20 anni, riaprendolo a
tutto il quartiere. E’ così che ci siamo guadagnati la solidarietà
degli abitanti, molti dei quali, oggi sotto sfratto, si sono
conquistati, anni fa e con la lotta, la loro casa.
Gabriele, Francesca, Simone, Sandro e Sandrone devono essere
immediatamente rimessi in libertà, perché l’unica colpa che hanno è
quella di essere lavoratori precari e non potersi permettere di
acquistare una casa.
In particolare chiediamo con forza la liberazione di Sandrone,
attualmente recluso presso il centro clinico di Regina Coeli che
proprio ieri e’ stato medicato d’urgenza. Affetto da un tumore per il
quale e’ in attesa di un terzo intervento chirurgico al San Camillo,
dovrebbe ricevere a breve notizie sulla data dell’operazione ma il
sequestro del suo cellulare ne rende difficile, se non impossibile, la
reperibilità.
Questi 5 compagni rischiano di dover passare ancora dei giorni privati
della loro libertà personale per un’inchiesta costruita senza nessun
fondamento concreto, tanto che le accuse più gravi sono già cadute così
come cadranno tutte le altre!

  • VENERDÌ 18 ALLE ORE 17.30 A VIA DELL’IMPRUNETA 51:
    CORTEO CITTADINO A MAGLIANA

 

 

SOLIDARIETA’ ATTIVA a chi è costrett@ a vivere in gabbia

Al grido di "libere tutte", la scorsa notte, una ventina di persone ha
rotto il silenzio che sovrasta il lager di Ponte Galeria giungendo
davanti le mura della sezione femminile e portando solidarietà alle
donne e agli uomini rinchiuse/i e private/i della loro libertà.

Sono passati ormai 6 giorni dal pestaggio di un ragazzo malato di cuore
appena trasferito nel C.I.E.: ancora, ad oggi, non si ha nessuna notizia
nonostante i molteplici tentativi di ricerca.

Dai contatti con alcune donne detenute si è, inoltre, appreso che molte
di loro stanno rifiutando il vitto come protesta per le insostenibili
condizioni igienico-sanitarie (topi nelle docce, lenzuola di carta che
non vengono mai sostituite, materassi buttati per terra come soluzione
al sovraffollamento delle celle) e, soprattutto, per il cibo avariato
distribuito come unica forma di alimentazione.

Da ieri, sabato 8 agosto, le prime denunce per il reato di clandestinità.

Da ieri, le prime ronde legalizzate a caccia di una spiegazione alla
paura indotta dallo stato.

Vogliono normalizzare il razzismo ma noi non ci abitueremo mai a vivere
con un lager dentro la città.

Solidarietà attiva a chi è costretto/a a vivere in gabbia.

Antirazziste e antirazzisti

[Aborto, migrazioni, moratorie] La pazienza ha un limite – Alle coincidenze non crediamo più

Un documento da infoaut.org delle compagne dell’askatasuna e del collettivo femminista rossefuoco. Una bella panoramica sulla situazione attuale della donna in Italia.


E’ stata approvata ieri, 15 luglio, la mozione presentata da Rocco
Buttiglione, presidente dell’UDC, che impegna il governo italiano a
promuovere, con le opportune modalità di presentazione e supporto, una
risoluzione delle Nazioni Unite che condanna l’uso dell’aborto come
strumento di controllo demografico ed afferma il diritto di ogni donna
a non essere costretta o indotta ad abortire, favorendo politiche che
aiutino a rimuovere le cause economiche e sociali dell’aborto,
altrimenti nota come "moratoria internazionale dell’aborto".

Continua a leggere

[Milano] Dal CIE di via Corelli…

 

 

Premessa:
siamo esseri umani simili a voi italiani, l’unica differenza è che
siamo nati in un altro paese povero. Inoltre non abbiamo avuto la
possibilità di metterci in regola per diversi motivi e per avere un
lavoro onesto e in regola. Ciò ci ha spinti a fare dei lavori saltuari
in nero.
Purtroppo una minoranza di noi, per la disperazione e la
fame, hanno commesso per la maggior parte dei piccoli reati ed ha
scontato i suoi sbagli con il carcere.
Tuttavia vi racconto la
situazione pietosa che viviamo in questo luogo maledetto, il quale non
auguro a nessuno, quale che sia la sua nazionalità, nero o bianco.
Siamo qui di tutte le razze, qualcuni non stanno di buona salute e
hanno bisogno di cure a causa del malfunzionamento del centro sanitario
e la carenza di medicinali. Gli alimenti sono insufficienti e
malconditi. Inoltre siamo fuori dal mondo, dato che il giornale non
entra.
L’unico televisore che esiste è coperto da una spessa rete
metallica che rende la vista quasi inpossibile. I bagni sono luridi ed
addirittura per entrare ci vuole una mascherina con la paura di
prendere qualche malattia infettiva. Sapete che ci danno lenzuola di
carta, non quelle normali?
Perché? Vi rispondo io: perché sanno che
alcuni di noi sono arrivati all’estrema disperazione e non vedono l’ora
di farla finire, per dare un taglio a questa sofferenza.
Ognuno di
noi ha la sua storia personale che lo tormenta. Ci sono persone che
hanno i familiari in Italia e non vogliono separarsi. Altri hanno
bambini o fidanzati da cui non vogliono dividersi. Altri, dopo anni di
lavoro, a causa della crisi mondiale, hanno perso il lavoro e adesso
rischiano di essere rimpatriati. Come è possibile
mandare via una persona che ha trascorso metà della sua vita qui in Italia? Che quasi non parla più nella sua
lingua
originale che quella italiana e dopo aver perso i suoi affetti del suo
paese? Sicuramente si sentirà più straniero al suo paese.
C’è una
curiosa storia di un compagno che si trova con noi per essere
rimpatriato. Ha un processo in corso, se fosse rimpatriato sarebbe
condannato per contumacia. Cioè non sarà presente, e questo mi sembra
ingiusto.
Infine passare sei mesi in questo scandaloso e vergognoso
luogo, per ben dirlo, un gulag, è incivile, disumano, in un paese
avanzato come l’Italia.


A NOME DI TUTTI I DETENUTI, O MEGLIO, DI OGNI SEQUESTRATO DEL CENTRO DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE DI VIA CORELLI


milano, 10 luglio 2009

[Repressione] Testimonianze dal carcere

I giorni del g8 sono stati raccontati passo dopo passo qui: http://g8.italy.indymedia.org/

Questa è una testimonianza ulteriore di quei giorni, arrivata dopo l’uscita dal carcere di tutte e tutti i compagni arrestati. 

da infoaut sull’operazione rewind.

è una testimonianza dei compagni che sono usciti questo finesettimana dal carcere. 

Alla città di Bologna,

siamo Alessandro Boggia, Ernesto Rugolino, Marco Mattei e Francesco

Zuanetti, i quattro giovani studenti dell’università bolognese arrestati

lo scorso 6 luglio a seguito dell’operazione rewind e detenuti per due

settimane presso la casa circondariale "Dozza".

Questa lettera aperta che rivolgiamo a tutta la città di Bologna, vuole

essere una piccola e breve testimonianza diretta circa le drammatiche

condizioni in cui si trovano a vivere i detenuti e le detenute della

Dozza.

Ci siamo infatti trovati in prima persona a vivere una situazione di

sovraffollamento, di cui i soli numeri non riescono neanche minimamente a

rendere ragione; infatti un carcere pensato per non più di 600-700

detenuti, ora che si trova ad ospitarne circa 1200, vede esplodere il

numero di persone per cella: fino a 3 per cellette da una persona e fino a

sei per celle da 2-3 persone.

Oltre la drastica riduzione dello spazio disponibile, il sovraffollamento

è causa di precarie condizioni igieniche, con il rischio di diffusione

rapida di malattie veneree ed infettive anche a causa dell’impossibilità

per molti detenuti di accedere a medicine, spesso troppo costose, e anche

a causa di docce sporche e spesso senza acqua calda anche di inverno, che

scoraggia il detenuto ad usarle; le celle si presentano piccole, con

materassi vecchi e messi a terra per mancanza di letti, con forniture a

singhiozzo ed incerte di detersivi ed igienizzanti per la pulizia della

cella e dei sanitari, lenzuola cambiate solo una volta al mese con razioni

giornaliere di cibo spesso insufficienti a coprire il fabbisogno calorico

minimo per non deperire ed indebolirsi fisicamente ed immunitariamente.


Continua a leggere

Sordi ad ogni richiamo…[contro il carcere tutti i giorni]

.hmmessage P
{
margin:0px;
padding:0px
}
body.hmmessage
{
font-size: 10pt;
font-family:Verdana
}

 

 

Sordi al richiamo della Costituzione,
sordi a qualsiasi forma e sostanza di buon senso. Lo abbiamo più volte ribadito:
le carceri sono diventate discariche dove rinchiudere esseri umani indesiderati.
Adesso si aggiungono anche i così detti clandestini colpevoli, a dire del
governo, di essere privi di documenti… Nulla importa se non hanno commesso
alcun reato e se cercano solo un posto dove sopravvivere. Sicurezza non è
garanzia di lavoro, garanzia di assistenza sanitaria, di educazione scolastica,
diritto ad una vita dignitosa e non pura sopravvivenza. Sicurezza è solo, per
coloro che vivono nell’agio dei Palazzi di potere, repressione e reclusione.
Senza sconti, senza possibilità di ricostruirsi una vita, senza affettività,
senza progetti per il futuro. 
Adesso con il così detto "pacchetto
sicurezza", con il reato di clandestinità, limitando la possibilità di usufruire
dei benefici o di misure alternative alla custodia cautelare (con la scusa,
infatti, di assicurare il carcere a coloro che commettono l’infame reato dello
stupro hanno escluso da quella possibilità tanti imputati di vari
altri 
reati) le carceri sono rigonfie di persone (perché di persone si
tratta!) sempre più stipate.
Così per noi sarà sempre più ridotta la
possibilità di lavorare e, forse è bene ricordare che il carcere, la detenzione,
costa. Senza soldi in carcere non si vive. I costi di qualsiasi prodotto sono
ben più elevati 
di quelli esterni dato che, a differenza dei consumatori che
sono fuori da queste mura, noi detenuti-clienti non possiamo "punire" il
commerciante di turno privandolo dei nostri acquisti e/o rivolgendoci ad altri.
Come dire: chi lucra sui detenuti non teme concorrenza! A ciò si aggiunga che lo
stipendio mensile di un detenuto lavorante è chiamato "mercede" (termine
medioevale) che rispecchia esattamente la realtà retributiva: una miseria
regolata da non si sa quale contratto sindacale! E adesso siamo al colmo! Per
rendere più "sicura" la società vogliono costruire ancora più carceri e così si
è pensato bene di far pagare gli stessi detenuti recuperando i soldi necessari a
questi 
"grandiosi progetti edilizi" dalla Cassa delle Ammende. Una tassa che
viene prelevata dalle nostre "mercedi" (se definitivi e lavoranti) e fino ad
oggi utilizzata per progetti di reinserimento dei detenuti. Di fatto la Gozzini
è tecnicamente cancellata. Al di là da qualsiasi ipocrisia democratica è lo
stesso articolo 27 della Costituzione che 
viene totalmente beffeggiato!
Niente benefici, alcun programma di formazione lavorativa, nessuna prospettiva
di riprendere il filo di una vita sospesa. Solo la cinica ironia per noi
detenuti di rivendicare la nostra partecipazione economica per ogni mattoncino
del nuovo braccio, che conterrà decine di nuovi reclusi. E poi c’è da sperare
che i reclusi non siano minori di anni tre! Altra aberrazione di questo sistema.
Tutti si scandalizzano nessuno fa’ nulla di concreto oltre che blaterare false
promesse per la soluzione di questa ignobile situazione. Però il ministro della
Giustizia con evidente soddisfazione su qualche TG annuncia che il 41 bis,
strumento di tortura (e non perché lo diciamo noi detenuti ma così definito in
varie sedi istituzionali europee e da varie associazioni per i diritti umani),
prolungato per quattro anni (!!!), sarà anche più duro. Nel 41 bis non ci sono
solo i nomi famosi, sempre sbattuti in prima pagina come giustificazione della
tortura applicata in cotanto democratico Paese; a regime 41 bis ci sono persone
che vivono come fantasmi murati… Privati non solo di qualsiasi 
relazione
affettiva (almeno che non si ritenga che un’ora di colloquio e 10 m di
telefonata mensile possano anche lontanamente servire a mantenerla ) ma a
restrizioni assurde che nulla hanno a che fare con la pericolosità sociale (una
sola doccia al giorno anche durante l’enorme calura, nessun pacco alimentare né
possibilità di cucinare).
Ci dicono sempre che non è il momento, che nessuno
è interessato ai diritti delle persone detenute, eppure vogliamo continuare a
farci sentire sapendo bene che le nostre voci, da sole, possono ben poco, se non
riusciamo a sensibilizzare coloro che sono fuori da queste mura. Per questo e
tanto altro abbiamo deciso di procedere con una forma di protesta pacifica che
consisterà nella rinuncia agli acquisti tramite "domandina" e "sopravvitto" (dal
10 al 19 luglio) e a una battitura giornaliera (dalle 15 alle 15,30) dal 10 al
15 luglio.
Roma, 10 luglio 2009
Detenute della Sezione di Alta
Sicurezza di Rebibbia Roma

Roma – Protesta nel carcere di Rebibbia, Comunicato del reparto Camerotti

PROTESTA NEL CARCERE DI REBIBBIA

Le sottoscritte detenute, attualmente ristrette presso la c.c. femminile di Rebibbia ed ubicate nel reparto ubicotti, informano che a partire dal 12 luglio fino al 19 luglio dalle 6 alle 6.30, dalle 15 alle 15,30, e dalle 21 alle 22 inizieranno una protesta con battitura ed astensione parziale della spesa del sopravitto ad esclusione di generi di prima necessità . Le motivazioni e richieste della protesta sono le seguenti:

1 COLLOQUI: si richiede l’abolizione dell’alternanza dei colloqui del sabato, causa sovraffollamento. Alla consegna del pacco si richiede la separazione tra indumenti e generi alimentari. Si richiede una maggior elasticità da parte degli agenti per agevolare i rapporti tra detenute e famigliari. Si richiede di autorizzare un distributore automatico con ogni genere alimentare da consumare durante il colloquio.

2 SPESA: non viene distribuita regolarmente. I prezzi del sopravvitto sono eccesivi.

3 OPERATORI ESTERNI ED INTERNI: educatore e psicologo non effettuano regolarmente colloqui con le detenute, poiché sono sempre assenti

4 MEDICINALI E SANITA’: mancanza di medicinali specifici, terapie somministrate con orari irregolari. Visite mediche insufficienti o inesistenti. Nessun rispetto dell’igiene, ad esempio lamette in comune e senza controllo da parte della gente al momento della consegna, docce sporche, senza porte, otturate e senza acqua calda, idem per quanto riguarda i lavandini

5 ATTIVITA’ ESTIVE: nessuna attività ricreativa durante il periodo estivo; si richiede l’apertura della biblioteca almeno una volta alla settimana

6 MATERIALE VARIO: mancanza di buste con manici. Mancanza di prodotti disinfettanti e assorbenti. Mancanza di attrezzi da palestra. Ascensore continuamente guasto il che comporta grandi problemi per la distribuzione del vitto e della spesa. Si richiede la possibilità di usufruire del ferro da stiro tutti i giorni. Mancanza del kit di pronto intervento su tutti i posti di lavoro

7 VAGLIA E SVINCOLO: tempo di attesa troppo lungo

8 BAMBINI: inammissibilità dei bambini nelle sezioni che non possono accoglierli

9 RAPPORTI DISCIPLINARI: vengono inflitti con troppa facilità, isolamenti ingiustificati

10 SUSSIDIO MINISTERIALE: carenza di lavoro e sostegno per coloro che non usufruiscono dei colloqui. Mancanza della retribuzione per i corsi scolastici.

11 DIGITALE TERRESTRE: si richiede l’ installazione del ricevitore terrestre

12 RACCOLTA DIFFERENZIATA: si richiede di poter effettuare la raccolta differenziata per batterie e plastica

13 MISURE CAUTELARI ALTERNATIVE: i giudici non concedono misure alternative alla detenzione carceraria.

14 SOVRAFFOLLAMENTO: il reparto camerotti prevede tre piani di 15 celle da tre detenute per un totale di 115, attualmente ne ospita 182

15 AMNISTIA: questa protesta si rivolge anche alle istituzioni affinché concedano l’amnistia considerando che sono tantissimi anni che non viene data

Roma 06/07/2209 firme delle 182 detenute del reparto camerotti