[Milano] Dal CIE di via Corelli…

 

 

Premessa:
siamo esseri umani simili a voi italiani, l’unica differenza è che
siamo nati in un altro paese povero. Inoltre non abbiamo avuto la
possibilità di metterci in regola per diversi motivi e per avere un
lavoro onesto e in regola. Ciò ci ha spinti a fare dei lavori saltuari
in nero.
Purtroppo una minoranza di noi, per la disperazione e la
fame, hanno commesso per la maggior parte dei piccoli reati ed ha
scontato i suoi sbagli con il carcere.
Tuttavia vi racconto la
situazione pietosa che viviamo in questo luogo maledetto, il quale non
auguro a nessuno, quale che sia la sua nazionalità, nero o bianco.
Siamo qui di tutte le razze, qualcuni non stanno di buona salute e
hanno bisogno di cure a causa del malfunzionamento del centro sanitario
e la carenza di medicinali. Gli alimenti sono insufficienti e
malconditi. Inoltre siamo fuori dal mondo, dato che il giornale non
entra.
L’unico televisore che esiste è coperto da una spessa rete
metallica che rende la vista quasi inpossibile. I bagni sono luridi ed
addirittura per entrare ci vuole una mascherina con la paura di
prendere qualche malattia infettiva. Sapete che ci danno lenzuola di
carta, non quelle normali?
Perché? Vi rispondo io: perché sanno che
alcuni di noi sono arrivati all’estrema disperazione e non vedono l’ora
di farla finire, per dare un taglio a questa sofferenza.
Ognuno di
noi ha la sua storia personale che lo tormenta. Ci sono persone che
hanno i familiari in Italia e non vogliono separarsi. Altri hanno
bambini o fidanzati da cui non vogliono dividersi. Altri, dopo anni di
lavoro, a causa della crisi mondiale, hanno perso il lavoro e adesso
rischiano di essere rimpatriati. Come è possibile
mandare via una persona che ha trascorso metà della sua vita qui in Italia? Che quasi non parla più nella sua
lingua
originale che quella italiana e dopo aver perso i suoi affetti del suo
paese? Sicuramente si sentirà più straniero al suo paese.
C’è una
curiosa storia di un compagno che si trova con noi per essere
rimpatriato. Ha un processo in corso, se fosse rimpatriato sarebbe
condannato per contumacia. Cioè non sarà presente, e questo mi sembra
ingiusto.
Infine passare sei mesi in questo scandaloso e vergognoso
luogo, per ben dirlo, un gulag, è incivile, disumano, in un paese
avanzato come l’Italia.


A NOME DI TUTTI I DETENUTI, O MEGLIO, DI OGNI SEQUESTRATO DEL CENTRO DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE DI VIA CORELLI


milano, 10 luglio 2009