[Repressione&corpi]Grecia: non solo crisi

E’ un piccolo popolo ma combatte senza spade né pallottole
per il pane di tutta la gente la luce e il canto
Sotto la lingua trattiene i lamenti e gli evviva
e come si mette a cantarli si fendono le pietre
Yiannis Ritsos

Appello dei gruppi femministi greci, tradotto per il blog di Medea grazie alla segnalazione di Katerina Tsapopoulou, che, raccontando dell’intollerabile campagna scatenata inizialmente contro i migranti e le migranti e poi sfociata in una vera e propria caccia alle streghe, individuate nelle prostitute sieropositive e/o tossicodipendenti, mostra con estrema chiarezza e lucidità quali siano i meccanismi di controllo e di espropriazione di sé e del proprio corpo messi in atto dal finanzcapitalismo.
C’è sempre un rogo a nascondere un saccheggio.

APPELLO DELLE FEMMINISTE GRECHE: PROSTITUZIONE E SIEROPOSITIVA’, IL GOVERNO GRECO ARRESTA E IMPRIGIONA LE DONNE PER PROTEGGERE GLI UOMINI.


Il governo greco sta procedendo in questi giorni in un’azione barbara che non ha precedenti: invocando il rischio che clienti di prostitute possano contrarre l’HIV da donne sieropositive e tossicomani, tra le quali alcune si prostituiscono occasionalmente e altre in modo regolare, ha ufficialmente permesso al Procuratore della Repubblica di autorizzare la pubblicazione delle loro foto, dei loro nomi e dei loro indirizzi di residenza.

Il governo viola così tutti i diritti che proteggono le informazioni riguardanti il privato e inoltre non viene rispettato neppure il segreto medico. I trattati europei e internazionali che lo Stato greco ha sottoscritto e che tutelano le persone sieropositive sono stati beffati.
Più concretamente, il 29 aprile scorso la polizia ha pubblicato su ordine della Procura della Repubblica, la fotografia e il nome di una giovane donna russa di 22 anni e tutti i canali televisivi l’hanno trasmessa. Nei giorni seguenti sono stati pubblicati altri nomi e altre foto e questo va avanti a tutt’oggi.
Si tratta di ventinove donne, la maggior parte di loro è greca e molte tra loro sono tossicodipendenti. Sono state arrestate e imprigionate e l’accusa nei loro confronti è di far correre un serio rischio fisico ai loro clienti.
Questa decisione del governo è stata presa in aprile nel pieno della generale crociata razzista e anti- immigrati che ha aperto la campagna elettorale e che aveva come obiettivo quello di raggruppare insieme i sans- papier per poi parcheggiarli in qualche località nell’attesa della successiva espulsione.
La criminalizzazione delle donne che si prostituiscono è venuta subito dopo, per portare a termine tale obiettivo, e il bersaglio, come è stato ufficialmente documentato, sono state “le donne migranti che si prostituiscono in quanto vere e proprie bombe lanciate contro la vita della famiglia e degli uomini greci” .
E si è verificato assai presto che le operazioni di polizia abbiano condotto, nella maggioranza dei casi, al’arresto di donne greche! E quindi l’unico risultato, annullando ogni pretesto di lotta contro i migranti, è stato che l’intero affare si è trasformato in una forma moderna di caccia alle streghe contro le donne!
Le organizzazioni femministe hanno già da tempo denunciato il fatto che, soprattutto in caso di tratta, protettori e clienti forzino le donne alla prostituzione e ad accettare rapporti senza profilattico.
E in effetti i rapporti senza preservativo sono più remunerativi, con grande soddisfazione dei protettori i cui profitti aumentano e dei clienti, le cui richieste insensate e pericolose sono così soddisfatte.
Le stesse organizzazioni femministe hanno anche denunciato che, per quanto riguarda i giovani, anche minorenni, che sono clienti di prostitute, la scuola non ha loro insegnato nulla circa l’HIV.
Sebbene siano gli uomini a chiedere rapporti senza preservativo, sono le donne che finiscono in prigione!
Politiche come quelle descritte, che sono le politiche ufficiali delle autorità del paese, calpestano i diritti umani e sono un’offesa alla dignità della persona e alimentano la cultura della discriminazione, distruggendo altresì la sanità pubblica: in effetti, da una parte si invia un messaggio fasullo alla società, poiché la prevenzione finisce per essere un fatto di responsabilità privata di ciascuno come singolo, dall’altra vengono scoraggiati i membri dei gruppi a rischio dal farsi seguire e curare dai servizi sanitari, cosa che alla fin fine non fa che incoraggiare epidemie.
Le organizzazioni femministe hanno inoltre denunciato come i programmi di prevenzione da HIV in Grecia siano stati decurtati di circa il 50% dei fondi, quelli per la cura delle tossicodipendenze del 30%,  a partire dal 2009.
In totale, con i barbari piani di austerità che sono stati imposti alla Grecia, circa il 50% dei fondi stanziati in generale per la sanità sono stati tagliati.
Domandiamo un aumento dei fondi destinati all’informazione e all’educazione, alla prevenzione e al trattamento di questa malattia come di tutte le altre, per i Greci e per i migranti.
Pretendiamo risposte alle domande che abbiamo posto sui meccanismi che hanno consentito di non rispettare il segreto medico e di divulgare fatti riguardanti la vita privata di persone sieropositive in violazione della legislazione greca ed europea. Si è trattato di una decisione presa dal solo Procuratore della Repubblica e non ha mai ottenuto l’approvazione dell’autorità che protegge i dati sensibili personali.
Domandiamo che il KEELPNO, vale a dire il Centro Greco di sostegno e prevenzione, principale organismo ufficiale del territorio, cessi ogni collaborazione finalizzata alla violazione delle leggi e alla messa alla pubblica gogna di queste donne come di quelle che un domani potrebbero scoprirsi sieropositive, magari arrivando a colpire interi gruppi sociali come, per esempio, i transessuali in condizioni di prostituzione.
Chiediamo la liberazione immediata delle donne che sono state arrestate, l’accesso a un programma di cure e un risarcimento per il danno morale che è stato loro inferto.
Chiediamo l’intervento degli organismi internazionali presso il governo greco affinché cessi immediatamente questa messa alla pubblica gogna delle donne e siano condannati tutti i comportamenti contrari ai trattati europei e internazionali che la Grecia ha firmato.

BASTA CON LA MESSA ALLA GOGNA DELLE DONNE SIEROPOSITIVE!
PRETENDIAMO LA LORO LIBERAZIONE IMMEDIATA E L’ACCESSO AI TRATTAMENTI MEDICI!
Atene, 11 giugno 2012

Storie di ordinaria repressione

 

Quello del 4F è uno dei più gravi casi di corruzione accaduti nella
città di Barcellona negli ultimi anni. Coinvolti polizia, giudici e
governo.

Il 4 febbraio del 2006 qualcuno lanciò un vaso di fiori da una casa
occupata di Barcellona durante una festa, ferendo gravemente un agente
di polizia. Il Comune  e la polizia, non potendo verificare chi avesse
effettivamente lanciato il vaso scelsero dei capri espiatori incolpando
persone innocenti che non si trovavano dentro la casa e altre che
nemmeno si trovavano nei paraggi.
Questi furono i risultati di alcuni anni di processi e farseschi
dibattimenti:
– Álex Cisternas e Juan Pintos hanno scontato due anni di custodia
cautelare e altrettanti in prigione e semilibertá.
– Rodrigo Lanza ha trascorso tre anni in prigione in custodia cautelare
ed attualmente gode di un regime di semilibertà.
– Álex, Rodrigo e Juan furono torturati durante la detenzione da parte
della polizia: ma la loro denuncia per torture non fu mai accolta.
– Patricia Heras, detenuta durante un rastrellamento all’Ospedale dove
era andata a causa di un incidente in bicicletta accaduto quella stessa
notte ha trascorso due mesi in prigione e 4 mesi in terzo grado fino a
che, il 26 aprile del 2011, non sopportando piú la pressione, ha deciso
di togliersi la vita.
Il primo appello si svolse con molteplici irregolarità, non furono
accettate le prove della difesa e l’unica prova dell’accusa fu la
testimonianza di due poliziotti: Bakari Samyang e Víctor Bayona.
Fu presentato un ricorso alla Corte Suprema che ratificò la sentenza e
aumentò le condanne. Attualmente aspettiamo una risposta dal Tribunale
Costituzionale di fronte al quale è stato presentato un altro appello.
Ma da qualche mese, per smontare questa messinscena della polizia e
dell’Ayuntamento di Barcellona abbiamo un dato nuovo.
Gli agenti della Guardia Urbana che furono gli elementi chiave del
caso, Samyang e Bayona, sono stati condannati per tortura. La sentenza
mette in evidenza come simularono un delitto e falsificarono documenti,
fatti che mettono in discussione la credibilità delle loro
dichiarazioni come testimoni del caso 4F.
Amnesty International e la difesa denunciarono le torture subite dagli
accusati del 4F ma la giudice del Tribunale 18 di Barcellona, Carmen
García Martinez (tornata alla ribalta in questi giorni per aver
comminato un mese di prigione preventiva agli studenti arrestati il 29
Marzo, giorno dello sciopero generale), si rifiutò di indagare e di
aprire un fascicolo per fare luce su questi abusi.

Questo è parte dell’appello che la campagna Desmontaje4F (Smontiamo
il 4F) ha lanciato in tutte le città europee. Noi lo accogliamo con
tutto la solidarietà e la consapevolezza che abbiamo anche perché
conosciamo bene le “storie di corruzione, torture, sequestro e
morte”.
Il prossimo 20 giugno vorremmo raccontare altre storie di “ordinaria
repressione”. La storia di Lander Fernandez Arrinda un giovane
attivista basco residente a Roma, che pochi giorni fa è stato
letteralmente “catturato” da una squadra di poliziotti italiani ma
sotto mandato di un feroce governo spagnolo. Vorremmo raccontare di una
ferita ancora aperta, quella di Genova 2001. Oggi dopo 11 anni, ci
troviamo con chi vorrebbe che di quelle giornate rimanessero solo delle
sentenze dei tribunali: l’assoluzione per lo Stato e i suoi apparati e
la condanna di 10 persone accusate di devastazione e saccheggio. 10
persone a cui vorrebbero far pagare il conto, con 100 anni di carcere.
Con quest’iniziativa, in una prospettiva plurale e solidale, iniziamo
il nostro racconto fatto di reti e di patti di “mutuo soccorso”.
Reti che abbiano mezzi e strumenti di contrasto alla repressione, che
sappiano leggerla, ma che siano principalmente il luogo della
solidarietà comune.

Desmontaje 4F 20/06 @Acrobax

Quello del 4F è uno dei più gravi casi di corruzione accaduti nella città di Barcellona negli ultimi anni.
Coinvolti polizia, giudici e governo.
DES_Montaje è un lavoro di ricerca video grafico che ha l’obiettivo di ristabilire la verità sopra il caso 4f.
Abbiamo deciso di costruire questa iniziativa a Roma per riconsegnare un pezzo di verità, soprattutto a chi ha pagato con la vita il prezzo della repressione.
La liberazione è un esercizio quotidiano

 

per info e approfondimenti : http://www.desmontaje4f.org/it

vi aspettiamo tutte e tutti

Mercoledì 20 Giugno dalle ore 18:00
@Loa Acrobax- Via della Vasca Navale, 6 – Metro B S.Paolo
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DES-MONTAJE 4F
STORIA DI ORDINARIA REPRESSIONE
Serata di approfondimento, solidarietà e
dibattito sul caso 4F di Barcellona

interverranno:

Mariana Huidobro (Madre di Rodrigo Lanza)
Hibai Arbide (avvocato)

– Dibattito con
Simonetta Crisci (Avvocato AED)
Madri per Roma Città Aperta
Campagna 10×100 – G8 GENOVA NON È FINITA
Irati per uncasobascoaroma.noblogs.org

Proiezione video di 15MBCNTV
& reading

Apericena benefit per le spese legali<<<<<<

Concerto reggae rock latino:
Jahmila
Carloforte Cotillon
A seguire djset a cura di Sister is Blooming

Mercoledì 20 Giugno dalle ore 18:00
@Loa Acrobax- Via della Vasca Navale, 6 – Metro B S.Paolo
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Partecipa e condividi l’evento…

 

CIAO CARLA !

Se ne è andata questa sera Carla Verbano. Ci ha lasciato dopo aver lottato a lungo e con tenacia contro un male che da anni la tormentava. Per noi Carla non è stata solo la madre di un compagno assassinato, Valerio,  l’esempio di una donna e di una madre che fino all’ultimo ha lottato per avere verità e giustizia sull’omicidio del figlio, ma anche un’amica e una figura importante per le nostre vite e per le nostre battaglie. Una compagna e un’amica che abbiamo avuto vicino nei momenti difficili così come in quelli più felici.

I compagni e le compagne

Giovedì 7 dalle 10,00 alle 15,00 alla Palestra Pal Popolare Valerio Verbano ci sarà la camera ardente per un ultimo saluto a Carla. Alle 12,00 invitiamo tutte e tutti a partecipare ad un momento di ricordo collettivo.

Carla parlava anche con gli occhi e con le mani.

Un’idea non muore mai.

Le parole di Carla.

Waiting for Roma Pride 2012 -VOGLIAMO TUTTO!-

In breve: Love&Fight

Leggo il documento del Roma Pride 2012 ( non credo che siamo in molt@ a farlo) e ciò che mi colpisce è il titolo..VOGLIAMO TUTTO..e penso subito: Bene, non ci metteranno in una gabbia con colori uguali, non fermeranno la nostra favolosità, non bloccheranno le nostre passioni,la nostra riflessione e le nostre alte aspirazioni. Il secondo pensiero mi riporta alla realtà: ma noi chi??A me questa scena lgbt non mi piace. Non mi piace proprio a partire dal fatto che sia glbt e non Q, ad esempio. Non mi piace perchè pur essendo soggetti favolosi non eccede non strappa non libera. Anzi quel clima di arroganza, di acchitto, di commerciale da una parte e di diritto, di garanzie e di conformismo dall’altra uccide qualsiasi forma di eccedenza.

Sono femminista e la famiglia mi sta stretta, e sono anche lesbica per cui mi sta ancora più stretta. Mi stanno strette le leggi perchè concedono si, ma regolano. Mi stanno strette le leggi perchè partono da questo sistema basato sullo sfruttamento. Un giorno lessi questa frase, ovvero che tutte le tutele e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici che abbiamo ottenuto sono stati un evento straordinario, una piega del sistema capitalista che ha dovuto concedere per non essere abbattuto. Erano gli inizi degli anni 70. Oggi quei diritti li stiamo perdendo uno ad uno, ma il tessuto sociale non è fermo, non è passivo. Tante lotte si sono espresse in Italia negli ultimi anni, tantissime a livello internazionale. E non è vero che bisogna raggiungere un risultato concreto o un ‘obiettivo per vincere. Personalmente ritengo più importante che si consolidi una coscienza critica che sedimenta nel tempo piuttosto che si raggiunga il piccolo obiettivo. D’altronde il 68 come il 77 non sono stati momenti di lotta spontanea, ma un accumulo di energie e prospettive.
È vero ci sono diritti e tutele che vanno rivendicate ad esempio sulla salute o sul lavoro (meno sulle coppie per quanto mi riguarda), è anche vero che se non si cambia il sistema educativo poco sembra possibile, ma ciò che più mi preme è comprendere come accelerare le lotte e come entrare in un sistema virtuoso di rivolta dell’esistente, di ripresa delle nostre vite e dei nostri desideri, dei nostri tempi. Intrecciare, intersecare lotte, relazioni, vissuti .. sentirsi parte del cambiamento, sentire il cambiamento come necessario, indispensabile per respirare e vivere.
Vogliamo tutto era uno degli slogan del movimento del 68, ripreso poi nel 77, ed è anche un grande libro di lotta scritto da Nanni Balestrini. Del 77 rimangono i racconti di libertà e di liberazione, momenti in cui era chiaro che per cambiare le cose bisognava assaltare il cielo. Oggi le cose non sono migliorate. Io quel cielo ho ancora voglia di assaltarlo, magari con una Bici da corsa e una parrucca fucsia. A quel punto mi verrebbe da urlare: Prendeteci, se ne siete capaci.
Questo è il mio più grande augurio.

Pollon* -identità collettiva decostruzionista-

Documento Politico Roma Pride 2012

 

La marcia per la vita!?…no! IL MARCIO DELLA VITA!

 

Domenica 13 maggio 2012, un gruppo di donne, femministe e lesbiche ha deciso di boicottare attraverso azioni di controinformazione la manifestazione “Marcio della vita”. Una giornata indetta dai movimenti prolife capeggiati da Olimpia Tarzia: promotrice della proposta di legge che caldeggiava la privatizzazione dei consultori del Lazio e voleva inserirvi cattolici ed obiettori di coscienza.
I movimenti delle donne hanno raccolto migliaia e migliaia di firme per rigettare questo abominio dimostrando che su temi tanto dibattuti come l’aborto e la Ru486 la società civile è attenta e responsabile.
Abbiamo preso parola rispetto alla vergognosa apertura del cosiddetto” cimitero dei bambini mai nati” che è stato pagato profumatamente dalle amministrazioni locali. Questo luogo è l’ennesima occasione per strumentalizzare il corpo delle donne e imporre la loro morale bigotta e catto – fascista.
In questo momento di crisi, i discorsi dei movimenti pro life sono ancora più irresponsabili e fuori dalla realtà: a maternità non è una scelta. Come si decide quando avere figli/e se non si non arriva a fine mese e/o sei precaria?
D’altronde a questa gente in linea di principio interessano solo due momenti: il concepimento e la morte. Nel mezzo, come ironizzava Padre Pizarro (Corrado Guzzanti), c’è un “grandissimo chi se ne frega”!
L’unico modo per conoscere e riconoscere la propria sessualità è non considerarla un tabù e una vergogna.
L’unico modo per prevenire gravidanze indesiderate è il sesso libero e consapevole.

Contro chi vuole marciare su Roma e chi su Roma ci marcia privatizzandola, noi rivendichiamo libertà di scelta sulle nostre vite!

Ghirlanda della lotta di noi tutte donne

Giorgiana Masi 6 agosto 1958 – 12 maggio 1977  Uccisa dalla polizia con un colpo di pistola. 

(riportiamo da altra fonte, che ringraziamo, una breve ricostruzione dei fatti) http://www.reti-invisibili.net/giorgianamasi/

A Giorgiana vanno i nostri pensieri . Soprattutto in questo periodo così difficile che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle e sulle nostre vite. Le persone continuano a morire di fame, di lavoro, di violenza.

Noi continuiamo a lottare anche per quelle vite uccise da questo sistema che ci vuole tutt@ mort@

“Se la mia paura esplodesse nelle piazze, coraggio nato dalla rabbia strozzata in gola”

Come ieri, ancora oggi lo stato uccide. Giorgiana Vive
12-05-2012 Corteo cittadino ore 15 Ponte Garibaldi