Oggi è il 18 Maggio 2017 e riteniamo doveroso annunciare al mondo tutto, tutta, tuttu che il progetto femminista Una Stanza Tutta Per Sé (per chi? per te!) si è concluso.
Siamo orgogliose ed emozionate di averlo costruito e portato avanti, allo stesso modo siamo convinte che quest’esperienza non potesse essere lasciata al caso o al deterioramento politico, per questo vogliamo determinarla fino alla fine. Lo diciamo con la serenità di chi ha alle spalle una storia avviata nel 2005 con le “ribellule” e pensiamo sia un atto di maturità elaborare insieme questa scelta e comunicarla attraverso un testo pubblico.
Una volta abbiamo fatto un annuncio per trovare una grafica ma non ci ha risposto nessun*. Una volta abbiamo fatto uno spot radio che iniziava con un canto di uccello meccanico seguito da un rutto. Se ci pensate bene in alcuni momenti vi siamo sembrate delle pazze, in altri assolutamente lucide e razionali, tutto nell’arco di 5 secondi. Sempre meravigliosamente ispirate… Abbiamo affrontato il sessismo negli spazi occupati, nei luoghi di formazione e nelle case. Abbiamo mangiato torte anche se non potevamo. Abbiamo gridato nelle piazze e nelle strade. Abbiamo deriso e molestato pubblicamente fascisti, guardie e machi di movimento al grido di “bono vero!” o tirandogli le bretelle (per chi le portava). Abbiamo fatto due trasmissioni in radio, abbiamo megafonato e cantato ovunque. Non ci siamo risparmiate alcun livello di comunicazione che ritenessimo anche divertente. Abbiamo consegnato delle multe (false) alla gente. Abbiamo fatto una delle migliori interpretazioni del “The Rocky Horror Picture Show” dal 1975. Abbiamo rappresentato le problematiche che affronta uno sportello antiviolenza autogestito attraverso il teatro dell’oppresso. Abbiamo all’attivo almeno 4 blog, 8 mailing list e una pagina facebook. Abbiamo creato una squadra di calcetto femminile. Abbiamo fatto riunione in almeno 20 posti diversi, tutti rigorosamente occupati, alcune volte senza neanche avvertire. Abbiamo fatto molti traslochi, ma abbiamo ancora tutto; in uno, abbiamo quasi ucciso il furgone di un compagno attraversando Roma con il freno a mano tirato. Abbiamo fatto le esterne in almeno 4 regioni diverse che manco Maria De Filippi, passando da Foucault agli scherzi telefonici. Nel corso del tempo alcune sono andate, altre tornate, alcune si sono lasciate crescere i capelli. Abbiamo fatto un concerto punk che Soros ancora ce batte i pezzi. Abbiamo organizzato le slut walk. Abbiamo prodotto fanzine e oroscopi. Siamo state pioniere nell’arte del volantone: le immagini sono bellissime, ma alcuni, a rileggerli, sono incomprensibili. Abbiamo scritto cose senza firmarle, a volte per dimenticanza, a volte perché ci piaceva non avere nome sentendoci parte di qualcosa di più grande ed importante. Abbiamo rincorso la Tarzia e abbiamo fatto le carte da poker contro la sua proposta di legge, scrivendoci a margine, piccolo piccolo, “movimento per la fica bene comune”, in un momento in cui tutto diventava bene comune. Abbiamo accolto donne a un ritmo esponenziale. Abbiamo occupato spazi fisici e mentali inimmaginabili. Abbiamo fatto interviste durante le manifestazioni chiedendo alla gente chi fosse il Magnotta. Abbiamo avuto difficoltà nel conciliare i ritmi di un collettivo politico con quello di un centro antiviolenza, tra militanza e accoglienza, soprattutto quando questi coincidevano. Quando i panni sporchi sono stati lavati in casa, ci avete preso, in molti casi, per le vostre lavatrici. Abbiamo avuto difficoltà nel conciliare un’emotività spinta con il senso politico di quello che stavamo facendo. Siamo state e continuiamo ad essere gattare e canare deliziose. Abbiamo difeso strenuamente la nostra autonomia politica, senza cappelli, cappelle e parrocchie. Abbiamo fatto tutto con la nostra testa e le nostre gambe. Abbiamo attacchinato come le matte. C’abbiamo messo due anni per fare un separé. Abbiamo creato relazioni impensabili con personaggi improbabili. Quando il femminismo non era ancora di moda, abbiamo provato a dare strumenti ad alcuni spazi per combattere la violenza di genere, a volte siamo state rifiutate: vi avrebbe fatto curriculum ora, stronz*!
La nostra canzone preferita e’, e sempre sara’, “Rien de rien” di Edith Piaf (ma ci siamo fatte notare anche dalla Mannoia).
No! Je ne regrette rien!
Per i/le più’ militanti: in ogni caso nessun rimorso!