Flat: Femministe e lesbiche a confronto

scritto da Angela Ammirati

da Delt@: il tuo genere di informazione

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(Roma) No a compromessi e frasi di convenienza, no a lectio magistralis e a discussioni orizzontali, l’esperienza del sé e della  relazione, sono queste le modalità insostituibili che differenziano un’assemblea femminista dai  luoghi deputati alla politica ufficiale o da congressi indetti dalle segreterie di partito dove la “questione femminile” è spesso e volentieri relegata ai margini dell’agenda politica o se si è fortunate afferisce alla nobil causa della pari opportunità.

 Cosi in un fine settimana di febbraio, dal clima estivo e vacanziero, Roma diviene il luogo dove Sessismo, Violenza e Autodeterminazione, temi propri della politica femminista si materializzano  in corpi e in voci che riflettano, che contestano che si indignano di fronte all’attacco non solo più  mediatico ma, dopo l’episodio napoletano, ormai anche agito alla libertà e alla soggettività delle donne. L’autodeterminazione, come spazio di auto-nomia dei corpi non solo delle donne ma di tutte le diverse sessualità, libertà per tutti gli infiniti generi, il riconoscimento di modelli alternativi al paradigma eterosessista della famiglia è la sostanza delle discussioni della due giorni femminista di sabato e domenica scorsi, ospitata dalla casa Internazionale delle donne e dall’università Valdese di Roma, dove femministe e lesbiche si sono ritrovate autogestendosi in tavoli di lavoro per pensare alla costruzione di un percorso politico e autonomo di denuncia e critica permanente ad una società mortificata ancora da forme e pratiche patriarcali e di riappropriazione  di linguaggi, simboli, riflessioni, che negli ultimi due decenni sono rimasti incrostati e imprigionati  da una politica femminista addomesticata che ha smesso di riversarsi nelle piazze, nei luoghi  pubblici, atrofizzandosi in meccanismi  autoreferenziali e da una mancanza di trasmissione dei saperi.

Ma il femminismo, forse- come scriveva qualche tempo fa Ida Dominijanni – non è solo una questione di eredità, non vive solo di trasmissione ma di scommesse, non si nutre solo di continuità ma anche e soprattutto di differenze. E’ forse le trecento donne e lesbiche provenienti  da tutte Italia questa scommessa l’hanno vinta almeno nel desiderio di politica e di un rapporto di continuità con le femministe storiche. Il rifiuto di ridurre l’aborto ad un diritto; la consapevolezza del carattere compromissorio della 194, frutto di una cultura patriarcale e di mediazione tra componenti laiche e cattoliche degli schieramenti politici; la necessità che l’aborto sia semplicemente depenalizzato; l’autocoscienza che l’aborto investe anche il tema dell’etica della differenza sessuale e della sessualità maschile, inviolabile e deresponsabilizzata, irrompe nuovamente sul tavolo di lavoro sull’ Autodetrminazione come segno di continuità con il passato.

Trasversali a tutti i tavoli la violenza; da quella  economica a quella domestica, da quella perpetrata sulla parola e sul pensiero delle donne a quella compiuta dai “media mainstreaming”,  dove si consuma l’oggettivazione del corpo della donna e dove non sono riconosciute soggettività altre.  Esclusa da logica discriminante non è nemmeno  il mondo It e accanto al digital divide compare il gender divide- dicono le femministe del tavolo comunicazione – è divario di genere che esprime  un disequilibrio tra uomini e donne nell’accesso alle nuove tecnologie avanzate, monopolio esclusivo dell’ universo maschile. La struttura stessa della macchina informatica-comunicativa – è realizzata " quasi ad immagine e somiglianza" della mente dell’uomo bianco occidentale.

La freesoftware, insieme di applicativi liberi di essere scambiati e distribuiti, può diventare, dunque, uno strumento che contrasta la struttura gerarchica della comunità informatiche e un mezzo di libertà delle donne, dove creare nuovi linguaggi e sperimentare nuove forme di comunicazione. La decostruzione dei rapporti di potere tra i sessi non può prescindere dalla formazione e dalla scuola, riflesso di un pensiero occidentale che ha espunto il corpo e le relazioni connotandoli come debolezza e inferiorità. L’educazione sessuale, la valorizzazione dei saperi femministi hanno costituito il nucleo centrale del tavolo n. 5 sul Sessimo.

 Un quadro positivo e propositivo animato  soprattutto dalla giovani e giovanissimi è emerso dalla giornata conclusiva di ieri in cui sono state presentate le relazioni di ciascun gruppo di lavoro e proposte su scadenze e azioni politiche permanenti da sostenere localmente in ogni città.  Nello specifico tra gli impegni presi quelli di continui sit – in di denuncia e di protesta,  snobbare la manifestazione del 8 marzo indetta dai sindacati, per realizzarne un Flat nel mese di maggio, evitando strumentalizzazioni ed ennesime passerelle istituzionali e infine la  proposta di obiezione all’obiezione di coscienza sulla 194. Il femminismo – questa la proposta conclusiva che racchiude l’anima della due giorni – Flat – non deve arroccarsi su posizioni di difesa delle conquiste ottenute o di risposte a provocazioni e campagne strumentali ma deve ritornare ad aggredire la società in tutti i suoi ambiti, scardinare tutto il sistema eterosessista

Per informazioni dettagliate sul programma e sulle relazione dei tavoli consultare il sito 

In fiamme il circolo gay di Anna Maria Liguori da la Repubblica

Hanno buttato un panno imbevuto di un liquido incendiario nella
cassetta delle lettere ed il fuoco è divampato nel giro di pochi
minuti all´interno del locale: ieri mattina, all´apertura del
"Coming Out" in via San Giovanni in Laterano a Roma, nota come la
"gay street di Roma", le tre proprietarie hanno trovato la vetrina
distrutta, tutto l´impianto elettrico inservibile e alcune parti
dell´arredo andate in fiamme.

L´incendio, di natura dolosa, è scoppiato intorno alle tre del
mattino di lunedì. Il locale è stato più volte preso di mira perché
è frequentato da omosessuali e lesbiche. I rilievi sono stati fatti
dalla polizia che sta cercando d´identificare gli autori del
gesto.

Il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha inviato ai
gestori del locale un messaggio nel quale esprime la «più sincera
solidarietà a fronte del vile atto intimidatorio di cui sono stati
fatti segno», insieme ad un «sincero augurio per il prosieguo della
loro attività per l´affermazione di una cultura dell´uguaglianza,
della non discriminazione e dei diritti».

«E´ un atto orribile che ci sconvolge ma non ci spaventa – ha
detto il presidente di Arcigay Roma, Fabrizio Marrazzo – colpire il
Coming Out, che è tra i luoghi simbolo per la comunità gay romana e
cuore della gay street, vuol dire ostacolare la visibilità delle
persone lesbiche, gay e trans, costringendoci all´anonimato e al
silenzio. Da tempo abbiamo denunciato azioni omofobe contro la gay
street, la strada in prossimità del Colosseo dove da anni si
radunano migliaia di lesbiche e gay». La scorsa estate sono stati
anche messi in via San Giovanni manifesti e scritte contro lesbiche
e gay. La strada, con i suoi locali, è diventata nel corso degli
anni un simbolo di convivenza e contatto tra la città e la comunità
gay. Marrazzo ha poi aggiunto di aver «ricevuto a gennaio minacce
di morte per l´impegno nella tutela di lesbiche e gay. Per questi
motivi venerdì alle 22,30 organizzeremo il sitin "Si alla Gay
Street no alla omofobia", chiediamo adesione a tutte le
associazioni, ed istituzioni, per non lasciarci soli».

E c´è lo sdegno dell´assessore capitolino alle Pari Opportunità,
Cecilia D´Elia: «Se l´origine dolosa dell´incendio del Coming Out
verrà confermata, ci troviamo di fronte ad un grave episodio di
intolleranza. Si tratta di un importante luogo di aggregazione per
molti giovani ed in particolare per la comunità Lgbt (Lesbiche,
Gay, Bisessuali, e Transgender). Il Coming Out è un punto di
riferimento che ha ospitato iniziative di contrasto alla
discriminazione promosse dal Comune di Roma e dalle associazioni.
Roma deve continuare ad essere città della convivenza e
dell´accoglienza, che rifiuta l´omofobia».

(19 febbraio 2008)

FEMINIST RIOT

La violenza contro le donne ha tante facce, l’avevamo già
detto il 24 novembre scendendo in piazza contro la violenza maschile sulle donne e lo
abbiamo ribadito oggi in tante città, dal nord al sud d’Italia. La
manifestazione spontanea di oggi è parte di quel percorso che nasce denunciando
la violenza in famiglia, luogo primario in cui si sedimentano le relazioni di
potere fonti di oppressione dell’uomo sulla donna. Percorso che rivendica la
riappropriazione dei nostri spazi di autoderteminazione passando per il rifiuto
di ogni delega alle istituzioni.

La criminalizzazione che ha vissuto Silvana in ospedale è frutto
dell’attacco che quotidianamente subiamo quando ci sottraiamo ai ruoli che ci
vogliono imporre le istituzioni e la chiesa.

Quando facciamo sentire la nostra voce siamo pericolose perché
scardiniamo il modello familista, patriarcale ed eterosessista in cui tentano
di imprigionarci. Riprenderci la parola e le strade di Roma ha scatenato oggi
la reazione violenta della polizia che di fronte al corteo spontaneo di 5 mila
donne ha risposto addirittura con il fermo e l’identificazione di una di noi.

Abbiamo affermato ancora una volta che sul nostro corpo decidiamo noi.

Non siamo disposte a tollerare nessun attacco alla nostra libertà e alla
nostra autodeterminazione.

Nessun passo indietro. Non ci fermeremo a cominciare dall’appuntamento
del 23 e 24 febbraio: due giorni di condivisione di pratiche e prospettive di lotta
lesbiche e femministe!

BLITZ ANTIABORTISTA…Autodeterminazione è Resistenza

Ieri pomeriggio super blitz al nuovo policlinico di Napoli 
nel reparto di ostetricia.
Una bomba a forma di pancione? no
Camorristi con la cuffia da infermier@?no
Una scena di RIS, carabinieri,la squadra o scuola di polizia? nemmeno.
7 uomini in divisa hanno fatto irruzione ieri pomeriggio al nuovo
policlinico per indagare su un interruzione di gravidanza di un feto
malformato.
I paladini del /Sacro Embrione/ cercavano un’irregolarità nella
procedura di aborto, segnalata,dicono, da una telefonata anonima.
Evidentemente il movimento per la vita sta studiando nuove forme di
pressione psicologica, giocando anche sulla leggendaria arguzia delle
nostre forze dell’ordine, sempre capaci di fiutare un vero reato!
Infatti si trattava di una folle bufala…
La donna è stata spaventata, interrogata , messa sotto pressione dopo
soli 20 minuti dall’aborto e con lei anche la sua vicina di letto .
Criminalizzate entrambe in un momento così delicato.
Di cosa altro ci accuseranno? Cospirazione alla vita? Sovversione al
ruolo di madre? Capi di reato che fanno luccicare gli occhi alle alte
gerarchie ecclesiastiche, ai pancioni del tubo catodico come Ferrara, a
vecchi e nuovi fascisti che parlano da balconi, pulpiti, microfoni,
salotti televisivi e aule del parlamento.
Non si tratta di una fatto di cronaca e nemmeno di un ennesimo ma
isolato episodio che vede calpestati i diritti.
Quando si parla di donne purtroppo da un pò di tempo a questa parte si
parla di una strategia di attacchi ripetuti e collegati tra di loro che
mirano non a ledere ma a cancellare del tutto quei diritti che il
movimento delle donne si è conquistato e che sono il requisito *minimo
*per cui oggi si sentono meno casi di donne morte sotto i ferri da calza
delle mannane per un aborto clandestino.
Questo non è un semplice comunicato, perchè come altre volte nella
storia non ci limiteremo a denunciare ma resisteremo fino a quando non
sarà solo la donna a scegliere per sè e l’autodeterminazione l’unico
metro per giudicare le decisoni prese sul nostro corpo
per info.
degeneri@autistiche.org
http://degeneri.noblogs.org/
collettivo femminista Degeneri

					

“Gli stolti chiamavano umanità quel che era già un principio di schiavitù” (Tacito, Agricolae)

                                                                                                                                                              In una società
che si autodefinisce “democratica” e “multiculturale” paradossalmente il
rigurgito neofascista delle politiche securitarie e repressive fomenta un clima
sociale di paura e odio del diverso che legittima qualsiasi intervento contro
il non conforme. Lo vediamo ormai troppo spesso con i dispiegamenti assurdi di
forze dell’ordine contro ogni forma di dissenso, i processi a carico di chi si
autorganizza, le aggressioni fasciste contro migranti, lesbiche, gay e chiunque
abbia stili di vita non normati.

Pacchetti
sicurezza e ronde di quartiere:la priorità è mettere in discussione e impedire
l’autodeterminazione di tutti e tutte.

In questo
contesto la gestione del corpo della donna ritorna al centro dell’attenzione
mediatica,mentre l’abuso sui nostri corpi a fini elettorali e demagogici è
ormai consolidato quanto il controllo attraverso principi morali dettati dal
vaticano. Non è un caso che si voglia convincere l’opinione pubblica che sia
delittuoso scegliere una maternità consapevole e che l’essere in grado di
determinare ogni aspetto della propria vita sia un ingiusto privilegio.

Le politiche
italiane sulla famiglia ed il neoliberismo consacrano da un lato il regresso
del servizio pubblico, dall’altro il ritorno delle donne all’interno della
famiglia, luogo delimitato di prima produzione, di primo consumo, e di
sostenibilità. Qui,ci si rifugia per essere protette dai “pericoli del mondo”,
subendo però mariti e padri violenti in nome di una falsa morale. E questo
circolo vizioso viene mantenuto da un piano giuridico ed economico che
intenzionalmente non rende possibile l’indipendenza e l’autodeterminazione al
di fuori del nucleo familiare.

L’antifascismo
per noi non è una pratica di semplice contrapposizione, ma la costruzione
quotidiana delle nostre vite. E’,quindi, anche uscire da quel luogo di
violenza, riunirsi tra donne senza la mediazione dell’istituzione politica; la
stessa istituzione che promuove politiche paritarie, cui basta la
rappresentanza femminile negli organi del potere patriarcale per ritenersi
soddisfatta.

Ma
un’autorganizzazione e un’autodeterminazione che partano dalle individualità di
tutte e tutti non possono essere tollerate da media e politica. Queste, in
quanto prime espressioni di un potere gerarchico e maschilista, non possono
sopportare l’assenza di palchi come di istituzioni.

Così preti,
politicanti, medici e opinionisti sollevano un coro che dovrebbe essere in
difesa della vita, per la vita, con discorsi tesi,invece, a potenziare la
propria possibilità di esercitare un controllo sulle donne da emarginare
attraverso medicalizzazione, psicanalizzazione e colpevolizzazioni benpensanti
e bigotte.

La lotta delle
donne pratica la sua resistenza scardinando ogni meccanismo di potere
attraverso la pratica dell’orizzontalità. Lo fa da sempre, perché non c’è un
inizio di una condizione femminile. La lotta non può essere massificante e
distruggere anch’essa le diversità e le specificità di ognun@ ricreando un
potere di rappresentanza che serve solo ad incanalarsi all’interno di un
sistema. La costruzione e decostruzione del genere e delle proprie
individualità è dunque pratica di lotta, un rendersi “altro” rispetto
all’ordine costituito, un modo per sovvertire quel biopotere che sempre più
esplicitamente si serve di una rabbia da controllare attraverso le gerarchie e
le soluzioni di ordine fittizio funzionale solo alla privazione di ogni
libertà.

 

Mentre aspettiamo che cadano
l’ultimo papa e l’ultimo re…oviolence!

(boicotta il bigotto!)

 

COMUNICATO DALL’ASSEMBLEA DEL 12 GENNAIO A ROMA

                                                                    Dopo la grande manifestazione del 24 novembre contro la violenza maschile, il som-movimento femminista e lesbico che l’ha organizzata si è incontrato sabato 12 gennaio a Roma in un’assemblea nazionale molto viva e partecipata.

Per dare continuità al protagonismo politico delle donne, l’assemblea ha rilanciato il conflitto riaffermando il principio dell’autodeterminazione sui nostri corpi e sulle nostre vite.

Vogliamo costruire un incontro nazionale di confronto ed elaborazione, di due giorni,
il 23 e 24 febbraio a Roma.


Lanciamo, insieme, una campagna permanente di lotta contro tutti i tentativi di limitare la nostra libertà ed autonomia, costruendo

iniziative in tutte le città il prossimo 8 marzo

IL BLOG FLAT

L’assemblea romana ha deciso, in accordo con quanto detto nell’assemblea del 12 gennaio, di aprire un blog specifico sulla due giorni che si terrà a Roma il 23-24 febbraio #08

L’url del blog è:  http://flat.noblogs.org
 
Nel blog troverete la sezione riguardante i diversi tavoli dove sarà possibile consultare e/o pubblicare i materiali che serviranno a costruire una discussione di base condivisa (potete inviare i materiali che vorrete pubblicare, specificando il tavolo a cui si riferiscono, all’indirizzo mail:sommosse_roma@inventati.org ).
 
Nella categoria “Logistica” pubblicheremo (appena possibile!) tutte le informazioni inerenti il luogo dove si terrà la due giorni, il programma con gli orari, come arrivare, dove dormire, ecc
 
Nel blog troverete anche materiali scaricabili per pubblicizzare la due giorni (flyer/adesivo; locandina; banner)
 
Qualsiasi gruppo, collettivo, associazione voglia essere inserito nei link del blog potrà comunicarlo alla mail sommosse_roma@inventati.org
 
Se lo riteniamo opportuno, potremmo anche aprire un canale di chat per discussioni e/o confronti diretti.
 
Per suggerimenti, critiche, risate, etc non esitate a scrivere a: sommosse_roma@inventati.org 

TORINO] Le donne sospendono il consiglio regionale (INTERVISTA) da infoaut.org

TORINO, 29 GENNAIO 2008 – Un
gruppo di donne del movimento torinese ha interrotto questa mattina i
lavori del Consiglio regionale del Piemonte, convocato in seduta
straordinaria. La seduta era stata richiesta dall’opposizione (di
centro destra) per presentare una richiesta di modifica alla legge 194
relativa alle interruzioni di gravidanza, in particolare per la parte
che riguarda la regolamentazione dell’aborto terapeutico. La proposta
nasce sulla scia di quanto già successo in Lombardia dove la regione è riuscita a far passare una sostanziale modifica al regolamento inerente gli aborti terapeutici,
riducendo il termine ultimo da 24 settimane a 22. La mozione,
presentata stamattina a Torino da alcuni consiglieri del centro destra
rappresenta un attacco su scala locale facente parte di una più vasta
iniziativa politica e mediatica che, a vari livelli sta tenendo sotto
assedio la 194 e i diritti delle donne in generale. Dalle
farneticazioni del papa, di Ruini e di tutte le autorità Vaticane sulla
famiglia naturale, fino alla richiesta di "moratoria sulla pena
d’aborto", proposta dal servile e opportunista Giuliano Ferrara, il
mondo cattolico sembra compatto per prendere di petto la questione
aborto e riportare la donna al suo "ruolo naturale": quello di produrre
figli. D’altronde come dice Ruini, "la donna è libera soltanto nella
maternità".

Il
tutto stava passando attraverso l’indifferenza o il tacito assenso del
centrosinistra, troppo impegnato a raccattare briciole di voti
cattolici per prendere una posizione forte sul diritto delle donne ad
autodeterminarsi.Ma per fortuna c’è anche chi questi attacchi non li
accetta passivamente e questa mattina un numeroso presidio di donne e
uomini di ogni età si è formato davanti al palazzo della Regione; facce
piene rabbia nel trovarsi di nuovo a dover difendere dei sacrosanti
diritti, conquistati esattamente 30 anni fa con la lotta e che mai più
si pensava potessero essere messi in discussione.
Dopo aver dato
vita ad un presidio all’esterno del palazzo, una trentina di donne è
entrata in aula lanciando slogan in favore della legge 194 e
dell’autodeterminazione mentre un consigliere di Allenza Nazionale
presentava la mozione E’ stato lanciato del prezzemolo a ricordare che
le donne non vogliono tornare a dover rischiare la vita per abortire in
clandestinità; La digos è intervenuta per allontanare le
"disturbatrici" ma le manifestanti sono comunque riuscite a far
sospendere la discussione su questa vergognosa proposta. La
contestazione, rivolta tanto al centrodestra, quanto all’indifferente
centrosinistra, che, impegnato nella difesa di un cosiddetto dibattito
civile e democratico, accetta e tollera che su questi temi si torni a
discutere in maniera assolutamente strumentale e provocatoria. La
protesta delle donne ha ottenuto di fatto che la seduta venisse sospesa
e ancora una volta sono riuscite nell’intento di dimostrare che no n
sono più disposte a sentire tutto questo insidioso chiacchiericcio sui
loro diritti, ma vogliono prendere la parola per ribadire che nessuno
può arrogarsi il diritto di legiferare sul loro corpo e sulla loro
sessualità

>>> Ascolta l’intervista con Chiara


VOLANTINI:


01/02/2008 – Roma: Ratzy Horror Picture Show al LOA Acrobax

… mastichiamo il Vaticano

RATZY HORROR PICTURE SHOW


Venerdì 1 febbraio
loa Acrobax
Via della Vasca Navale 6
dal vespro al mattutino
Pot-Pourri-Original-Music-Performance degeneranti-Spettacoli esilaranti
è gradita la maschera

RATZY HORROR PICTURE SHOW

un festone della madonna

Autofinanziamento NO VAT LOTTO PER MILLE!

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[questa volta è una vera carnevalata]

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NO VAT AUTODETERMINAZIONE, LAICITA’,ANTIFASCISMO, LIBERAZIONE SABATO 9 FEBBRAIO 2008 MANIFESTAZIONE – ROMA – Piazzale Ostiense ORE 14.00

Piattaforma
della manifestazione NOVAT 2008 che si terrà a Roma il 9 febbraio 2008,
perfezionata durante l’assemblea nazionale di Facciamo Breccia a Roma
il 13 gennaio. Il corteo vedrà – dopo lo spezzone di apertura di
Facciamo Breccia – uno spezzone di femministe e lesbiche, soggettività
politiche che in queste settimane stanno resistendo all’ennesimo
attacco teo-patriarcale all’autodeterminazione.


Nel corso del 2007 i movimenti di liberazione delle donne, delle
lesbiche, di gay e trans hanno costruito grandi mobilitazioni di piazza
– il Pride e la manifestazione contro la violenza maschile sulle donne
– in cui sono emerse con forza la volontà di autodeterminarsi, la
denuncia delle mistificazioni familiste e dell’invadenza vaticana nella
sfera pubblica.

L’alleanza
strategica tra politica istituzionale e Vaticano, che utilizza la
violenza di genere, dentro e fuori la sfera domestica, come strumento
di controllo sociale su donne,lesbiche, gay, trans è strumentale alla
progressiva sostituzione del welfare con modelli familisti e politiche
securitarie che negano i diritti di cittadinanza legittimando campagne
persecutorie e razziste.

In
modo sinergico sistema neoliberista e gerarchie vaticane – attraverso
un processo di revisionismo storico e una costruzione normativa
spacciata per naturale – sdoganano fascismi vecchi e nuovi e riattivano
violenza e oppressione sui soggetti non conformi.

Autodeterminazione, laicità, antifascismo sono le nostre pratiche di r/esistenza e di liberazione.

DENUNCIAMO:

le
politiche familiste, securitarie e proibizioniste che impongono una
visione morale predeterminata nelle politiche sociali, negando
l’autodeterminazione dei corpi e degli stili di vita e mercificando i
diritti di cittadinanza;

il
disconoscimento della resistenza e dell’antifascismo, la rilettura
ideologica della storia resa evidente dall’ultima enciclica e dalla
trasformazione degli aguzzini franchisti e fascisti in martiri;

gli
attacchi all’autodeterminazione e ai percorsi di liberazione di donne,
gay, lesbiche, trans, migranti e di tutti i soggetti non conformi
attraverso un progetto politico di istigazione all’odio che determina
discriminazioni e alimenta squadrismi;

le
connivenze tra la casta politica e quella ecclesiastica nella difesa
dei privilegi e nell’arretramento sul piano dei diritti individuali;

il
crescente restringimento degli spazi di laicità e la criminalizzazione
dei non credenti e dei movimenti che si oppongono allo strapotere
vaticano;

il progetto di egemonia vaticana alleato col sistema neoliberista e con il dominio patriarcale.

MANIFESTIAMO:

contro ogni integralismo e fondamentalismo,

contro gli scambi politici sui corpi e sui diritti,

per l’autodeterminazione delle donne,

per i diritti e la piena cittadinanza di lesbiche, trans e gay,

per
l’eliminazione delle leggi ideologiche dettate dal Vaticano e la
cancellazione della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita,
per una materità libera e consapevole,

per l’attivazione di un dispositivo anti-omofobico e anti-discriminatorio slegato dalle logiche securitarie,

per la libertà di scelta responsabile in ogni aspetto e fase della vita,

per l’istruzione pubblica e laica, per l’abolizione dell’ora di religione e la cancellazione del sostegno pubblico  alla scuola confessionale,

per un sistema sanitario veramente pubblico e laico,

per la difesa di uno stato sociale che risponda alle necessità reali dei soggetti,

per
l’abolizione del Concordato e dei privilegi derivanti (esenzione ICI,
otto per mille), difesi a oltranza da governo e opposizione, a
vantaggio di un potentato economico,.

NO VAT! AUTODETERMINAZIONE, LAICITA’, ANTIFASCISMO, LIBERAZIONE ROMA 9 FEBBRAIO 2008

Coordinamento Facciamo Breccia www.facciamobreccia.org    Per info:
info@facciamobreccia.org
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               Per adesioni:
adesioni@facciamobreccia.org

 

 

In occasione della manifestazione NO
VAT si svolgeranno in sinergia con Facciamo Breccia i lavori
dell’incontro della Rete Internazionale LGBTQ+.