La Questura di Roma vieta il corteo in ricordo di Giorgiana Masi e contro il femminicidio

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Dopo 2 giorni di trattativa con la Questura di Roma, i gruppi e le associazioni di donne, i collettivi autorganizzati e liberi individui, promotori della giornata del 12 maggio in ricordo di Giorgiana Masi, contro il femminicidio e in contestazione alla “Marcia per la vita” convocata dall’oltranzismo cattolico, ricevono il divieto di manifestare in qualsiasi luogo adiacente al percorso della marcia.
Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come l’operato delle forze dell’ordine sia asservito ai poteri del governo cittadino e allo stato del vaticano, nascondendo una marcia tutta politica sotto le vesti di manifestazione sportiva, e adducendo motivi di ordine pubblico.
Giorgiana Masi come centinaia di persone il 12 maggio del 1977 erano in strada sfidando, anche quella volta, il divieto di manifestare.
Oggi come ieri saremo nelle strade del centro di Roma, partendo da Piazza Campo de Fiori fino ad arrivare a Ponte Garibaldi.
Con o senza autorizzazioni noi costruiremo la nostra giornata.
La nostre vite sono autodeterminate e la nostra rabbia non si placa.

Siete il marcio della vita! Avete sbajato giorno e epoca

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Per due anni la marcia per la vita, indetta dall’oltranzismo cattolico, è stata contestata con azioni dimostrative che rivendicavano l’autodeterminazione di donne e soggettività l.g.b.t.q.i.

Questa volta hanno scelto il giorno sbagliato!

Il 12 maggio Roma ricorda Giorgiana Masi, assassinata nel 1977 a 19 anni, dalle squadre speciali dell’allora ministro dell’Interno Francesco Kossiga durante il corteo che, sfidando il divieto a manifestare, celebrava il terzo anno dalla vittoria referendaria sul divorzio .

Non accettiamo la provocazione di chi usa i bambini e la retorica della famiglia per legittimare politiche, azioni e discorsi che attaccano le nostre libertà e le nostre vite.

Si tratta di bigotti che, nascondendosi dietro i “sani” valori della famiglia appoggiano di fatto la violenza contro chi differisce dal loro modello.

E’ ora che il familismo smetta di essere un modello per le politiche sociali. E’ ora di riconoscere e rivendicare il diritto ad essere persone libere, persone che scelgono con chi avere relazioni, se e quando avere figli/e.

Lo scopo delle nostre vite non è formare l’ipocrita famiglia cattolica: una struttura utile solo a costruire ruoli, egemonie e a far sentire in colpa le donne che vogliono sottrarsi a situazioni di violenza, fino alle estreme conseguenze.

Non autorizzeremo a parlare di vita chi marcia scortato da fascisti, portatori della cultura mortifera della sopraffazione ed esecutori materiali di aggressioni e violente campagne discriminatorie. Rifiutiamo l’iconografia antiabortista imposta del fanatismo cattolico come rifiutiamo i dogmi di qualsiasi fondamentalismo religioso, non siamo asservit* alla loro guerra santa.

La Roma antifascista e antisessista il 12 maggio non permetterà che la memoria di Giorgiana Masi venga calpestata.

La storia non si riscrive. Non torniamo indietro sui diritti conquistati, anzi incalziamo!

Vi invitiamo a partecipare all’assemblea pubblica che si svolgerà giovedì 9 maggio alle 18 in Piazza Sonnino, a Trastevere.

Giorgiana è viva, un’idea non muore mai.

Il Manifesto Cagna

Ecco l’ estratto di The Bitch Manifesto – Manifesto Cagna (qui in versione intera) scritto da Joreen nell’autunno del 1968 che abbiamo proposto nel workshop.

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“CAGNA è un’organizzazione che ancora non esiste. Il nome sta a significare esattamente quello che sembra.
CAGNA è formata da Cagne. Esistono molte definizioni di cagna.

Le Cagne ricercano rigorosamente la propria identità in sé stesse e in quello che fanno. Sono soggetti, non oggetti. Possono avere un rapporto con una persona o un’organizzazione, ma non ‘sposano’ mai qualcuno o qualcosa: un uomo, un palazzo o un movimento.

Come il termine “negro”, “cagna” ha la funzione sociale di isolare e screditare una categoria di persone che non si conformano ai modelli di comportamento socialmente accettati. CAGNA non usa questa parola in senso negativo. Dovrebbe essere un atto di affermazione di sé e non di negazione da parte di altri.
La caratteristica più notevole di tutte le Cagne è che violano brutalmente le comuni concezioni di comportamento sessuale appropriato. Le violano in modi diversi.
Le Cagne si rifiutano di servire, onorare e obbedire a nessuno.
Pertanto, se presa sul serio, una Cagna è una minaccia per le strutture sociali che tengono le donne schiave, e i valori sociali che giustificano il mantenimento delle donne ‘al proprio posto’. E’ la testimonianza vivente del fatto che l’oppressione della donna non deve esistere per forza, e come tale solleva dubbi sulla validità di tutto il sistema sociale. Poiché è una minaccia, non viene presa sul serio. Viene invece derubricata come ‘deviante’.
Le Cagne non sono oppresse solo in quanto donne, ma anche per non essere ‘come le donne’. Perché ha insistito per essere prima umana che femminile, di essere fedele a sé stessa prima di inchinarsi alle pressioni sociali, una Cagna cresce da outsider.
Tutte le Cagne hanno rifiutato, nella mente e nello spirito, di conformarsi all’idea che esistano dei limiti a ciò che possono essere e fare. Non hanno messo limiti alle proprie aspirazioni o alla propria condotta. Per questa resistenza sono state duramente condannate. Sono state ridotte al silenzio, snobbate, derise,chiacchierate, schernite e ostracizzate.
Una Cagna ha una mente tutta sua e vuole usarla. Vuole eccellere, essere creativa, assumersi responsabilità. Quando si scontra con l’incrollabile muro dei pregiudizi sessuali, non si conforma. Si annienterà piuttosto, a furia di scontrarsi contro quel muro, perché non può accettare il ruolo, scelto da altri per lei, di ausiliaria. Di tanto in tanto riuscirà ad aprire un varco. Utilizzerà il proprio ingegno per trovare una scappatoia, o ne creerà una.
Alcune si rendono conto che il loro dolore non deriva solo dal loro non essere conformi, ma dal loro non voler conformarsi. Da ciò deriva la consapevolezza che non ci sia nulla di particolarmente sbagliato in loro, semplicemente non possono adattarsi a questo tipo di società. Molte, infine, imparano a isolarsi da un ambiente sociale così duro. Le Cagne possono diventare così indurite e callose che le loro ultime vestigia di umanità restano sepolte nel profondo e quasi distrutte.
Alcune, al posto di callosità, sviluppano ferite aperte. Invece di sicurezza, sviluppano una malsana sensibilità al rifiuto. Apparentemente forti esteriormente, dentro sono una poltiglia sanguinolenta, scorticate dalle frustate verbali continue che hanno dovuto sopportare.
Solo con le altre Cagne una Cagna può essere veramente libera.
Le Cagne sono le meno celebrate degli eroi meno celebrati in questa società. Sono pioniere, avanguardie, punte di diamante. Sia che desiderino o meno ricoprire questo ruolo, lo realizzano essendo semplicemente sé stesse. Coloro che violano i limiti li ampliano, o causano falle nel sistema.
Cagne sono state le prime donne ad andare all’Università, le prime a rompere il soffitto di cristallo delle professioni, le prime rivoluzionarie sociali, le prime sindacaliste, le prime capaci di organizzare altre donne. Perché non erano esseri passivi e hanno agito spinte dal risentimento di essere schiacciate, hanno avuto il coraggio di fare quello che le altre donne non avrebbero fatto. Hanno subito l’artiglieria pesante e la merda che la società serve a coloro che vorrebbero cambiarla, e hanno aperto alle altre donne porte sul mondo che altrimenti sarebbero rimaste chiuse. Hanno vissuto ai margini. E da sole o con il supporto delle proprie sorelle hanno cambiato il mondo in cui viviamo.
Le Cagne sono, per definizione, esseri marginali di questa società. Non hanno un proprio posto e in ogni caso non lo occuperebbero. Sono donne, ma non ‘vere donne’. Sono esseri umani, ma non di sesso maschile.
Come alla maggior parte delle donne è stato insegnato loro ad odiare sé stesse e tutte le altre donne. Interiorizzare un’idea di sé negativa si traduce sempre in una buona dose di amarezza e risentimento. Questa rabbia è di solito o rivolta contro di sé – rendendo una persona sgradevole, o su altre donne – rafforzando perciò gli stereotipi sociali. Solo attraverso la coscienza politica la rabbia viene rivolta all’origine del problema – il sistema sociale.
Le Cagne devono formare un movimento per affrontare i problemi in maniera politica. Devono organizzare la propria liberazione così come tutte le donne devono organizzare la loro.
Dobbiamo essere forti, dobbiamo essere militanti, dobbiamo essere pericolose. Dobbiamo renderci conto che ‘Cagna è bella’ e che non abbiamo nulla da perdere. Niente di niente.”

QUEERS AGAINST FASCISM – Dax vive

Il corpo è uno dei campi di battaglia politica sul cui terreno si istituiscono poteri disciplinanti e normativi. Per questo identifichiamo il fascismo anche come una forma di potere che costruisce politicamente il corpo.
“Inconciliabile con la fisiologia e la psicologia femminile, il genio è soltanto maschio”: tra i tanti esempi dell’imbecillità fascista, lo slogan tratto dal film “Una giornata particolare” ben si presta a esemplificare la retorica della virilità guerriera del perfetto maschio fascista, marito e padre padrone. Analogamente, e in maniera subordinata, la donna fascista è un sottomesso angelo del focolare, pilastro della famiglia, madre di tanti figli e moglie fedele e devota.
Non stupisce che, in questo quadro, la sovversione militante fosse anche schiettamente depravata, “invertita”, deviante, perversa, frocia.
Oggi il sessismo, l’omofobia e la transfobia sono solo i frutti più visibili e odiosi della cultura eterocentrica e patriarcale dominante che “naturalizza” il binarismo sessuale uomo/donna stabilendo norma e devianza. Ancora oggi è perciò necessario rivendicare il diritto ad una sessualità liberata da appartenenze a generi e ruoli.
Deviante rispetto alla norma eterocentrica e patriarcale, il nostro antifascismo è queer!
Un antifascismo che si manifesta nella libertà di esprimere i corpi per quello che sono e che sognano, svincolati da quell’appartenenza biologica e culturale ad un genere creato ad hoc per controllare ed asservire la sessualità. Che si manifesta nel creare e vivere il proprio corpo liber* dai dictact dei ruoli, nel vivere sesso e sessualità come atto creativo e non dovere procreativo. Una forma di resistenza alla disciplina di corpi, desideri, relazioni e al dispositivo dell’eteronormatività patriarcale e capitalista. Anche con questo spirito parteciperemo alle giornate del 15-16-17 marzo in memoria di Dax, nel decennale del suo assassinio per mano fascista.

Assemblea 7/03 dalle 16:00 @Quarticciolo

mAPPAcONSULTORI

UNA GIORNATA PER IL DIRITTO ALLA SALUTE DELLE DONNE

Il Consultorio è un servizio pubblico totalmente gratuito che garantisce e tutela la salute della donna nelle varie fasi della vita, svolgendo una funzione essenziale per la diffusione di corrette informazioni su sessualità e su contraccezione, la prevenzione di malattie, l’interruzione di gravidanze indesiderate, e per una maternità consapevole con assistenza durante e dopo la gravidanza.
Nel 2007 i Consultori in Italia erano 2.097, nel 2009 erano 1.911, e oggi continuano a diminuire, nonostante la legge del 1996 preveda un consultorio ogni 20 mila abitanti. Anche nel Comune di Roma i Consultori stanno subendo drastiche riduzioni di orario, accorpamenti e chiusure.
Da sempre, i Consultori sono oggetto di pesanti attacchi politici e di stampo cattolico, che mirano a privatizzali e a snaturarli, in quanto luoghi dell’emancipazione femminile e della ripresa delle proprie scelte individuali, in particolare, sull’interruzione Volontaria di Gravidanza.
Unici presidi socio-sanitari ad accesso gratuito, in un’ottica di privatizzazione, i Consultori sono il primo servizio a essere tagliato.

Solo chi ha i soldi potrà curarsi?

Difendiamo il diritto alla salute di tutte le donne

Incontriamoci

GIOVEDì 7 MARZO DALLE 16.00

davanti al consultorio di via Manfredonia 45, Quarticciolo

per una giornata di condivisione in cui poter parlare di questo e altro: contraccezione, RU486, obiezione di coscienza, procreazione medicalmente assistita, tagli alla sanità pubblica, violenza sulle donne…

E A SEGUIRE BALLI E CANTI!

Comitato in difesa del Consultorio di Via Manfredonia, Assemblea Donne Consultorio di Piazza dei Condottieri, Assemblea Donne Consultori IV Municipio, Centro Donna L.I.S.A., Collettivo Femminista Le Ribellule, Comitato Donne 100celle&dintorni, Lucha y Siesta, Rete Donne II Municipio

SHeOut Party @ L.O.A Acrobax 23 febbraio!

fronte retro

 

♛ SHeOUT PARTY ♛ Sabato 23 febbraio 2013 @ L.O.A. Acrobax (Ex Cinodromo) Ingresso 5 euro ||| Start h. 21.00

SHeOUT torna per voi! Sabato 23 febbraio 2013, in una nuova location, con ospiti nuovi, ma con la stessa insaziabile voglia di farvi divertire e di divertirci!!

★ La serata si aprirà alle 21 con “Corpi Narranti”, reading e  proiezioni a cura del collettivo femminista Le Ribellule ★

★ a seguire apericena a sostegno di Alexis occupato   http://www.facebook.com/aionlab?fref=ts ★

★ A seguire live degli WoW ★

★ Dalle 23 all’alba dj set a cura di DuoWop Sound con sonorità psycho, funk, black garage and rare grooves e con le selezioni musicali ’80 and electroclash di PsicoVale ★

Rigorosamente per ragazze e i loro amici.

DressCode ϟ ϟ ϟ Iron Lady ϟ ϟ ϟ

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ϟ ϟ ϟ Corpi Narranti ϟ ϟ ϟ
Proiezione video e videoreading a cura delle Ribellule. Al centro della narrazione la nostra corporeità, la sua riscoperta e la sua riconquista. Un momento per offrire spunti di riflessione che ci portino lontano dagli stereotipi imposti e da una normalità che è sempre stata troppo stretta, per riscoprire la potente leggerezza di rivendicare la libertà di essere semplicemente sé stesse.
http://leribellule.noblogs.org/

||| LIVE |||

ϟ ϟ ϟ Wow ϟ ϟ ϟ
Mai vista un’alba di primavera illuminata d’accecante contrasto giallo-verde in via del Mandrione? Esperienza da provare con il primo disco degli WoW nel walkman. Dovendo essere un po’ più concreti e descrittivi: sapete chi sono i Clean? Mai sentito parlare di Sarah records, K records o roba del genere? Vi piace la musica DIY anni ‘90 che non è finita sulle riviste patinate? Se positivi al test di cui sopra, WoW sarà il vostro nuovo gruppo preferito!
http://www.myspace.com/thewow

||| DJ SET |||

ϟ ϟ ϟ DuoWop Sound ϟ ϟ ϟ
Nasce dall’interazione di due fratelli che, dopo essersi persi, si ritrovano nella capitale a spalettare grooves e invocare danze Voodoo. La coppia in questione, dopo ardue missioni live a cavallo di una brufolosa e scapigliata teenage band, The Boilers (Billy Bones Record), ripropone percorsi sonori extra continentali, tra spiagge, Garage, Mississippi, Mama Africa, Cafè Racer e lambrette volanti. ALLSOUNDSGOOD.DUO-WOP sound coming soon..
www.facebook.com/pages/DuoWop-Sound/218710161525413

ϟ ϟ ϟ PsicoVale ϟ ϟ ϟ
Lesbica attivista femminista, e djea. Ha mosso i suoi primi passi su un pianoforte, intrappolandosi poi nelle corde di una chitarra, rimbalzando su i tom di una batteria. È approdata, grazie ai collettivi universitari, ai suoi cdj che oramai sono invecchiati. Con la pioggia o sotto il sole battente ha accompagnato le più belle manifestazioni degli ultimi dieci anni, zompettando dalle feste dell’università a diversi locali romani e non solo.
E’ sempre stata fissata con la musica “Happy” degli anni ‘60, ‘70 e trash, ovvero tutto quello che fa saltare e sudare tanto le persone. In ritardo ma non troppo è arrivata anche agli anni ‘80.
Col passare del tempo poi, grazie anche al connubio con Clò in “eva contro eva” si è immersa nell’elettronica e nell’ettroclash, o meglio nell’”ormonal music” quella musica fatta di bassi e voci che per loro natura avvicinano i corpi eccitandoli.
Partecipante attiva di “non solo reggae” ha sempre rifiutato ogni forma di musica razzista, xenofoba e sessita, pensando che concerti e serate non siano solo i portatori di ludicità ma anche di parole e contenuti.

SHeOUT PARTY
Sabato 23 febbraio 2013
Start h 21 – Ingresso 5 euro
@ L.O.A. Acrobax
Via della Vasca Navale, 6
INFO: sheout@hotmail.it
facebook.com/sheout.girlsgonewild
39 328 4588224

La mia scelta viene prima

Pubblichiamo il video del Collettivo Femminista e Lesbico VengoPrima di Venezia e il loro comunicato.
Ci sentiamo di avvisare che il contenuto potrebbe creare disagio se si sta per effettuare un’Ivg, Interruzione Volontaria di Gravidanza, o si è subito un trauma in seguito.
Alcune di noi infatti sono state molto scosse da questo video che racconta l’esperienza traumatica di una donna che ha scelto di ricorrere all’ivg.

Questo video è uno strumento di denuncia, di informazione e di lotta, nonché un gesto di vicinanza a chi ha vissuto esperienze simili.

É un invito a difendere con le unghie e con i denti il nostro diritto di scelta, fondamentale tappa del processo di autodeterminazione della donna.

Siamo stanche di chi condanna l’aborto senza alcun riguardo per la storia della persona. Ogni donna sa se quello che sta vivendo è il momento giusto oppure no per avere un figlio. Può non esserlo per molti motivi. Possono sorgere conflitti di coppia, ci si può non sentire “predestinate” alla maternità, si ha già il numero di figli desiderato, si è sotto il giogo della precarietà o della disoccupazione e l’assenza di un vero welfare impedisce di fare questa scelta serenamente. Oppure, si è donna single o lesbica che vorrebbe essere madre, ma in questo paese le viene impedito per l’impossibilità di ricorrere alla fecondazione eterologa. Anche per questo riconosciamo in chi condanna l’aborto non un appello alla “vita”, ma una volontà “normalizzante” rispetto a cosa è o deve essere la famiglia e rispetto a cosa deve essere l’individuo: uomo o donna ed eterosessuale.

Il crescente numero di obiettori di coscienza mette a rischio la nostra possibilità di scelta. Lo stigma morale che spesso ci viene addossato da parte di certo personale nelle strutture pubbliche la rende oltremodo difficile.

Vogliamo vivere in un paese laico e rifiutiamo qualsiasi interferenza confessionale all’interno delle strutture sanitarie pubbliche. Vogliamo consultori pubblici che forniscano un’informazione corretta sulla sessualità, sulla contraccezione, sulla gestazione, sull’interruzione di gravidanza e su ogni altra questione che riguarda la nostra salute e i nostri diritti. Diritti che non sembrano mai davvero acquisiti, se ciclicamente vengono messi in discussione.

Non accettiamo il sistema patriarcale e tradizionale, propagato da stato e chiesa, che impone la famiglia eterosessuale come base della società e diffonde idee sessiste – maternità come destino naturale di ogni donna – e omofobe – impossibilità per le lesbiche di esercitare il diritto alla maternità.
Non abbiamo bisogno di guardiani della morale, vogliamo scegliere sui nostri corpi.

Sulle nostre vite sappiamo scegliere.

Collettivo femminista e lesbico VENGOPRIMA

Siamo tutte No Tav!

Diffondiamo il comunicato delle compagne del Laboratorio Sguardi Sui Generis (To).
Solidali con chi lotta giorno dopo giorno.
Sempre contro la violenza dello Stato sui nostri corpi e sui nostri territori.
Siamo tutte No Tav!
Libere Tutte / Liberi Tutti

 

Questa mattina all’alba è scoppiata l’ennesima operazione di intimidazione e repressione nei confronti di quanti, da tempo, s’impegnano nella battaglia notav. 17 persone colpite personalmente da provvedimenti giudiziari. Migliaia di uomini e donne sottoposte all’ennesimo affronto, all’ennesima aggressione e violenza.

Altrettanti e altrettante danneggiati/e – forse senza neppure rendersene davvero conto – dal consolidarsi di una pratica diffusa di amministrazione giudiziaria e poliziesca delle questioni politiche.

La cronaca di questa mattina, infatti, contiene tante storie – una dentro l’altra, come le scatole cinesi. Tutte importanti, tutte fondamentali, intrecciate l’una con l’altra. In primis le storie di coloro che sono stati/e direttamente colpiti/e dai provvedimenti: biografie sulle quali oggi si appiccicano con la forza menzogne tratteggiando profili improbabili di pseudo-criminali. Biografie che si cerca di complicare, indebolire, tacitare proprio perché – troppo spesso – traboccano di energia, intelligenza e dolcezza. Biografie che raccontano una lotta popolare, capace di trapassare da una generazione all’altra, di contaminare luoghi e situazioni; capace – per certi versi – di cambiare la vita restituendole la bellezza della sua dimensione sociale. Questa, infatti, è la realtà di un blocco autostradale, di un presidio, persino di un’occupazione: sono fatti sociali – pensati, agiti e discussi da uomini e donne in carne ed ossa. E se fatti simili tecnicamente possono costituire dei reati è solo perché le istituzioni, i palazzi, la cultura politica e giuridica si scollano sempre più dai bisogni di persone in carne ed ossa. Per questo la storia di questa mattina non narra soltanto le vicende individuali di alcuni e per questo ogni accusa, persecuzione e diffamazione va rigettata in un coro di migliaia di voci.

C’è tutto il movimento no tav dentro le accuse di questa mattina. Ci sono altre lotte e altre realtà, magari anche molto lontane. Ci sono anche – forse paradossalmente – coloro che stanno ai lati dei processi sociali e che osservano più o meno criticamente. Ci siamo tutti e tutte nella storia di questa mattina perché ci racconta le modalità con cui chi sta al potere intende accogliere la nostra voglia di agire socialmente, di migliorare le nostre vite e di non accettare tutto. Parlano di noi le denunce di oggi, parlano del clima intimidatorio che respiriamo. Ma parlano di noi anche le biografie degli/delle arrestati/e: esistenze determinate e appassionate che non sono disposte a fare alcun passo indietro. Non per ostinazione, ma perché la vita – se non la si mortifica – è affare collettivo che si costruisce a partire da piccole cose, reali e concrete. Dove vivo? in quale ambiente? con quali tempi? con quali risorse? etc… Il Tav non è un treno, è la risposta a queste e altre domande, per questo ci sta a cuore.

Laboratorio Sguardi sui generis

Femminicidio è

Il femminicidio è l’epilogo della violenza sistematica, esercitata dal genere maschile, allo scopo di affermare e perpetuare il suo potere.

Il contesto in cui viviamo è responsabile della percezione della violenzadi genere e degli strumenti che abbiamo a disposizione per eliminarla.

In riferimento ai media ci sentiamo di dare qualche consiglio sulla narrazione dei fatti di cronaca:

* Non chiamateci gentil sesso.

Questo produce l’aspettativa che dobbiamo subire in silenzio, e la punizione in caso contrario.

* Non fate sciacallagio con le nostre immagini da ragazze acqua e sapone.

Non azzardatevi a considerare la nostra morte in relazione al nostro aspetto fisico.

* Non fingete che sia strano ed eclatante quello che è successo.

Succede tutti i giorni e per le stesse identiche ragioni ovunque nel mondo, provate a farvi domande su questo piuttosto che su chi frequentavamo.

* Non fate riferimenti ambigui all’ora in cui tornavamo a casa e a come eravamo vestite.

La responsabilità degli atti di violenza è di chi la compie, sempre e comunque.

* Non date per scontato che è successo perché siamo puttane.

Essere stuprate, picchiate e uccise non fa parte del nostro lavoro.

* Non sforzatevi a cercare particolari interessanti nelle nostre vite.

La violenza che subiamo è dovuta al fatto che siamo donne, è trasversale e si palesa negli stessi modi, a prescindere dai gusti personali.

* Non nominateci al maschile se abbiamo scelto di essere donne.

Decidiamo noi cosa essere, siamo persone e transessuali, ignorandolo ci fate violenza.

* Non stupitevi e non colpevolizzateci se reagiamo.

Abbiamo diritto a difenderci. Quando capita, raramente, che siamo noi ad avere la meglio non abbiamo fatto altro che tutelarci.

* Non pensate che non l’abbiamo detto prima perché abbiamo una parte di colpa.

Ci vergogniamo di quello che succede nelle nostre sacre famiglie,pensiamo che non ci crederete, abbiamo paura delle ripercussioni, non pensiamo di cavarcela contro un uomo di potere.

* Non associate l’ amore alla violenza sul nostro corpo.

L’amore è un’altra cosa.

* Non parlate di raptus, inspiegabile follia, deliri vari.

Chi ci fa del male sa di farlo e lo fa sistematicamente.

* Non sentitevi in dovere di precisare che chi ci fa violenza beve e si droga.

Un uomo non stupra, picchia, uccide solo perché è fatto o ubriaco.

* Non rimarcate il fatto che lui non è d’italica stirpe.

Non ci cambia niente, lui è un uomo violento. Non vogliamo essere strumentalizzate per campagne razziste.

Parlate dei centri antiviolenza di dove stanno e di quello che fanno. Raccontate ciò con cui devono scontrarsi pur di portare avanti questo impegno(non ultimo la mancanza di fondi e di spazi).

Raccontate delle donne che si autorganizzano per aiutare altre donne ad uscire dal “vortice della violenza”.

#nonsonounmediacomplice #25N