Comunicato: la legge Tarzia è una violenza contro le donne

Il 25 novembre 2010 durante la giornata internazionale contro la violenza sulle donne abbiamo scelto di far sentire la nostra voce, presenza e lotta in tutti i luoghi di conflitto, le manifestazioni e i
cortei che hanno attraversato la città di Roma: dal presidio di donne davanti alla Regione Lazio, al corteo dei Movimenti Uniti contro la crisi,dalla protesta studentesca contro il DDL Gelmini al Consiglio Municipale del III Municipio dove stanno approvando una mozione a
favore della legge Tarzia e al presidio a Piazza Trilussa contro i C.I.E.
Le donne, i collettivi femministi, i comitati di donne e sindacati riuniti nell’Assemblea permanente delle donne contro la proposta di legge Tarzia hanno manifestato il 25 mattina di fronte alla Regione Lazio dove il 24 novembre è iniziata la discussione sulla proposta di
legge Tarzia sui Consultori .
Durante il nostro presidio, sono arrivati una decina di ‘provocatori non autorizzati’ appartenenti al Forum delle associazioni familiari del Lazio e, tra gli altri, l’Alleanza evangelica italiana capeggiati dalla stessa Olimpia Tarzia con cartelli a favore della proposta di legge e inneggiando alla famiglia hanno provato a disturbare la protesta ma sono stati cacciati dalla piazza.
Le donne con questo vogliono ribadire che gli antiabortisti e movimenti per la vita non sono ben accetti e non avranno alcun spazio nelle piazze, nei consultori e nelle strutture pubbliche.
Una delegazione di 15 rappresentanti delle diverse realtà presenti sotto la Regione Lazio, tra cui anche due compagne, sono entrati in Regione. Attendendo un colloquio con la presidentessa della Regione Lazio Renata Polverini.
La nostra lotta non si ferma e continuerà fino a che la Legge Tarzia non verrà definitivamente ritirata.

Collettivi femministi e donne contro la legge Tarzia.

23/9 – Colazione resistente

Care compagne,
come tutte sappiamo da quasi un anno siamo alle prese con innumerevoli tentativi di sgombero della nostra sede di via dei Volsci 22. Il prossimo è previsto per il 23 settembre, giorno in cui ufficiale giudiziario, avvocati (e purtroppo questa volta probabilmente non solo loro) torneranno per provare ad accedere e in cui tutte noi, già dalla mattina presto, saremo di nuovo lì a presidiare il nostro spazio.

Negli ultimi mesi la situazione è andata modificandosi drasticamente: una sede, quella riferibile al numero 30, è stata venduta mentre in un’altra (il 26) è stato consentito l’accesso con conseguente misurazione dello spazio finalizzata alla sua messa in vendita. Sappiamo benissimo come tutta questa operazione rimandi ad una mera questione patrimoniale finalizzata a poter ricollocare sul mercato parte di quell’area oggi occupata da sedi politiche storiche.

Lo gridiamo da un anno: il 22 è la stanza di tutte noi e non perché (o non solo) rappresenta un luogo del passato di cui conservare memoria ed ricordi ma  perché è per noi oggi soprattutto uno spazio essenziale,vitale per la nostra autonomia di pensiero e di autodeterminazione, uno dei pochissimi spazi politici separati per donne femministe e lesbiche a Roma. Ed è lo spazio collettivo che tutte noi vogliamo continuare a difendere. Per questo chiamiamo tutte le donne, femministe e lesbiche il 23 Settembre dalle ore 8.00 per una COLAZIONE RESISTENTE AL 22.

Se siete ancora indecise sul da farsi provate a cercare il 22 che è in voi facendo il test del post precedente!

Le compagne fenmministe e lesbiche del 22

APPELLO:SALVIAMO I CONSULTORI DELLA REGIONE LAZIO 
DALLA PROPOSTA DI RIFORMA

SALVIAMO I CONSULTORI DELLA REGIONE LAZIO 
DALLA PROPOSTA DI RIFORMA

Le donne e gli uomini della Regione Lazio
dicono NO
alla proposta di legge Tarzia (e altri) perché:
– cancella un patrimonio pubblico di grande valore, frutto di lotte e di conquiste sociali e civili delle donne, che hanno garantito la salute per tutti;
– sovverte l’attuale modello dei servizi consultori ali che garantiscono una maternità libera e consapevole
;
- sposta ingenti somme a favore di associazioni private che, in quanto tali, hanno obiettivi diversi da quelli di una struttura pubblica che si rivolge a tutte e tutti, rispettandone la sensibilità.

Dicono SI
alla piena applicazione della legge in vigore (15/76) attraverso:
– la salvaguardia dell’intero campo di applicazione dei compiti assegnati ai Consultori (servizi alle donne, alla maternità, alle famiglie, alle e agli adolescenti, assistenza psicologica individuale e di coppia, ecc);
– lo stanziamento di risorse adeguate (economiche, di personale, di strutture idonee) affinché i Consultori siano messi nella condizione di ben operare e venga finalmente riconosciuta e apprezzata l’alta professionalità delle operatrici e degli operatori;
– il rispetto di intese già approvate come il “percorso nascita” del Piano Sanitario Regionale e la certezza dell’applicazione della Legge 194;
– l’apertura di un Consultorio ogni 20.000 abitanti così come già previsto;
– la conferma del carattere di struttura pubblica dei Consultori e del Personale che vi opera nonché del carattere di laicità e quindi di rispetto delle diverse sensibilità e culture di chi si rivolge ai servizi consultoriali.

CHIEDONO

il ritiro della proposta di legge Tarzia e un impegno della Giunta regionale e del Consiglio ad adoperarsi nell’azione di rafforzamento degli attuali Consultori.

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foto della protesta

Judith Butler rifiuta il “premio al coraggio civile” dal pride di Berlino

Judith Butler rifiuta il "premio al coraggio civile" dal pride di Berlino:

"Devo prendere le distanze dalla complicità con il razzismo"

http://www.youtube.com/watch?v=T0BzKCRgnj8

Come attivist* Trans e queer neri e alleati accogliamo con molto piacere
la decisione di Judith Butler di rifiutare Zivilcourage Prize conferitole
dal Pride di Berlino. Apprezziamo il fatto che una delle teoriche più
affermate abbia utilizzato la sua notorietà per sostenere la critica
‘queer of colour’ contro il razzismo, la guerra, le frontiere, la violenza della
polizia e l’apartheid. Soprattutto, consideriamo un atto dirompente la sua
denuncia e la sua critica aperta alla connivenza degli organizzatori/trici
con le organizzazioni omonazionaliste. Il suo coraggioso discorso
testimonia la sua apertura a nuove idee e la prontezza nel confrontarsi
con il nostro lungo percorso politico e il nostro lavoro accademico che non
soltanto portiamo avanti nell’isolamento e nella precarietà ma troppo
spesso finisce per essere strumentalizzato e appropriato indebitamente da
altri/e.
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