Miserrimam servitutem pacem appellant.

 


 
  Sul corpo delle donne in questi giorni si sta giocando una partita mediatica e politica. La battaglia dellalegittimazione del pacchetto di sicurezza, che mira a reprimere i fenomeni criminosi, piuttosto che a prevenirli. La battaglia dei fascisti che cavalcano un’ondata di malcontento generale, irrazionale, com’è nella loro migliore tradizione.

 

            Il corpo delle donne che per una sorta ius prime noctis ancora appartiene al territorio di residenza e lì può essere malmenato o violentato, ma se è lo straniero, il barbaro, a “profanarlo”, si grida all’allarme sociale. Impossibile giustificare quello straniero (quell’uomo, soprattutto), ma come si fa a giustificare i padri, i mariti, i fratelli, persino i figli, che il corpo delle donne tutti i giorni feriscono? O quelle violenze psicologiche cui quasi tutte siamo state sottoposte, violenze sottili, quotidiane, tutte nazionali, o meglio, tutte internazionali, perché non hanno confini, né passaporti.

            Forza Nuova urla “Guai a chi tocca le nostre donne!”, i fascisti si preparano subito al pogrom, all’espulsione, chissà se hanno già pensato alla camera a gas. E le donne? Io non mi sento proprio di nessuno! Non ho voglia di essere protetta, né di vivere chiusa in casa. Non ho bisogno di sentirmi dire che se la sera esco rischio…rischierei anche a casa, davanti ai fornelli, di morire bruciata viva. Rischierei anche scegliendo un compagno sbagliato. E i dati dimostrano che le violenze e i crimini, dal ’93 a oggi, sono diminuiti. A eccezione di quelli fra le mura domestiche, compiuti da familiari.

            Mentre la destra grida allo scandalo, alle lacrime di coccodrillo, ai provvedimenti tardivi, la sinistra approva il pacchetto di sicurezza, rende più veloci le espulsioni, prende accordi con la Romania (mentre anche i rumeni rifiutano i loro connazionali espatriati), ribadisce l’istituzione dei CPT ( http://www.meltingpot.org/cpt.html) e mira a preservare l’ “ordinaria convivenza”, dando, eventualmente, poteri incommensurabili ai Sindaci, che, di fronte all’emergenza, possono attivare polizie speciali. Ma cosa siano l’ordinaria convivenza, e l’emergenza, non è dato saperlo.

            Veltroni, Cofferati, avevano annusato l’andazzo e precorrevano i tempi, espellendo fuori dai centri abitati ciò che non si voleva vedere. Anche a Bologna, il caso mediatico partì dagli stupri, fatti in pieno giorno, sotto gli occhi di tanti italiani “per bene”. E vengono previsti campi attrezzati in cui i bambini muoiono bruciati dalle fiamme, perché, nonostante tutto, le strutture non sono a norma, e non sono previste vie di fuga. E di fronte a tutto questo, non si cerca di prevenire, migliorare le situazioni, ma solo di reprimere. Schiacciare, espellere. Tutto con la scusa dei nostri corpi di donne. Come se non fossero donne molte delle persone espulse, come se non avessero figli, figlie, perché di fronte a chi desta “allarme sociale” non si può pensare altro, non si riesce a pensare altro, che a eliminare.

-il pacchetto sicurezza e sicurezza urbana:

http://www.radioradicale.it/files/active/0/1.pdf

http://www.radioradicale.it/files/active/0/2.pdf

Se volete fare i giustizieri non in nome delle donne 
di Angela Azzaro
Non si sa se supererà la notte. Se potrà raccontare che cosa è accaduto,
che cosa ha provato. Ma Giovanna Reggiani, in coma dopo essere stata
seviziata e forse stuprata, è stata violentata due volte. Prima da un uomo
- probabilmente da quello che è stato arrestato dalle forze dell'ordine
con i vestiti insanguinati - poi dai politici, di destra ma soprattutto di
centro-sinistra che approfittando nella maniera più bieca della sua
tragica storia hanno fatto carta straccia dello stato di diritto e del
benché minimo residuo di civiltà. Veltroni, Prodi, Napolitano, Amato, con
la scusa che quell'uomo è romeno, se la son presa con un intero popolo e
con tutti i migranti, hanno chiesto e ottenuto di trasformare la parte del
pacchetto sicurezza che riguarda le espulsioni in un decreto legge da
approvare subito, hanno invocato leggi speciali come se fossimo in guerra.
Hanno, cioè, usato il corpo di quella donna, di tutte le donne, per
affermare il loro potere. Un potere maschile e xenofobo. 
La scena che abbiamo visto ieri è la peggiore che potessimo immaginare, ma
ha svelato in pieno l'uso e abuso che viene fatto della violenza contro le
donne per legittimare la logica sicuritaria. Non è un caso infatti che la
stretta repressiva sia avvenuta davanti a una violenza da parte di un
migrante. E' il modo migliore per individuare un nemico esterno, mettere
la donna sotto tutela e far finta che il problema è il mostro, lo
straniero, colui che viene da lontano. Due piccioni con una fava. Anzi tre
piccioni. Perché la cosa più importante che dimenticano volutamente
Veltroni, Prodi e tutta la compagnia è che la prima causa di morte e di
invalidità permanente per le donne italiane sono gli italiani. Italiani
come loro, uomini come loro. E' un massacro quotidiano che avviene dentro
la famiglia da parte di mariti, di padri, di fratelli e di fidanzati. Ma
nessuno di loro parla, dice qualcosa contro quella che è una vera
calamità. Bocche cucite. Facce indifferenti. Nelle stesse ore che tutte le
agenzie di stam
pa e i telegiornali sparavano in primo piano la notizia del
"romeno", un bravo italiano dava fuoco alla convivente
sudamericana. Perché Prodi o il suo successore Veltroni non hanno chiesto
di espellere gli italiani, di autoespellersi da questo paese perché
incivili? 
E' per questa ragione che non crediamo al loro sdegno. Il loro sdegno non
c'è. C'è l'approfittarsi di avvolti contro la preda che è il diverso, il
migrante: il capro espiatorio su cui costruire una società normalizzata,
standardizzata, sicura solo per loro, per i loro obiettivi, per la loro
poltrona. 
Non ci sono scuse, non c'è possibilità di capire. Il legame tra la storia
di Giovanna Reggiani e l'approvazione del decreto sulle espulsioni da
parte del governo non è l'indignazione o la solidarietà nei confronti
della donna. Non c'è neanche un po', neanche una traccia. E' importante su
questo fare chiarezza, anche tra di noi, tra noi donne che ci battiamo
contro la violenza.
Dobbiamo prendere le distanze dal teatrino di ieri, da questo clima di
guerra, anticostituzionale, pretendere che non venga giustificato in
nostro nome, per la nostra libertà.
La nostra libertà è da un'altra parte, nella direzione opposta. Dobbiamo
respingere chi ci usa per alimentare scontri di civiltà con paesi lontani,
ma anche vicini come la Romania che fa parte dell'Ue, e aprire il vero
conflitto sul rapporto con gli uomini, quelli che ci stanno accanto,
quelli che occupano il potere e non lo vogliono mollare costi quel che
costi. E' uno sforzo che va fatto su vari livelli. Non ultimo quello
mediatico. Lì si costruisce il mostro, si dà priorità alle notizie, si
celano i dati più allarmanti per usare un singolo caso come testa d'ariete
di un governo repressivo. Se l'uomo che uccide o stupra o violenta è un
parente, cala il silenzio. La notizia diventa piccola, sempre più piccola,
poi invisibile. I dati statistici ci riportano alla realtà, quando
denunciano che il 90% delle violenze avvengono in famiglia. Ma se l'uomo
violento è un migrante non c'è scampo, non c'è speranza. La campagna
mediatica parte. E' successo a Erba, è successo a Perugia, succede
costantemente, per poi sco
prire che l'assassino è il vicino di casa o il marito. Ma non possiamo più
stare a guardare. Non possiamo più permettere che una Giovanna Reggiani
venga usata in questo modo, che noi veniamo usate in queste modo. Questa
volta è davvero la goccia che ha fatto o dovrebbe far traboccare il vaso.
da liberazione 1/11/07

La deriva securitaria.

Gli individui si costruiscono e decostruiscono in un movimento perpetuo; organizzando relazioni interne a specchio delle relazioni esterne.Il biopotere impone ad ogni corpo espressioni codificate che,una volta interiorizzate, diventano funzionali al controllo; si possono categorizzare, contare, ricostruire, rilanciare e quindi vendere. Io faccio quindi sono. Questo è il capitalismo socializzato; produce cultura, divertimenti, medicalizzazioni, urbanistica, educazione sentimentale, bisogni indotti e i correlati consumi, nonché la disposizione al loro rinnovamento perpetuo.Il corpo dell’anoressica passa per l’immagine medica, e laddove si manda in onda il  bel messaggio sociale pubblicitario sono rappresentati solo corpi che si mangiano come manichini da vetrina. Se la società “reale” non matura il fatto che il desiderio non si esaurisce al “sesso” o al “genere”, la merce autoritaria ha già compiuto il passaggio. Continua a leggere

IL VATICANO MARCIA SU ROMA di Facciamo Breccia

    Domenica 28 ottobre 2007, anniversario della marcia su Roma, saranno beatificati in San Pietro 498 franchisti, tra appartenenti al clero e laici, saranno beatificati perché, secondo i prelati spagnoli, sono “martiri della Repubblica”. Sarà la più numerosa delle beatificazioni mai realizzate, è prevista una folla di fedeli (filofranchisti) dalla Spagna e il battage pubblicitario delle grandi occasioni sui media italiani.
La gerarchia vaticana con questa azione di massa entra violentemente nel dibattito politico spagnolo: il governo Zapatero sta per varare una legge sulla memoria che condanni il franchismo e la chiesa cattolica spagnola, supportata da Ratzinger, prende posizione in questo modo.Ma d’altro canto, attraverso questa iniziativa, le gerarchie vaticane continuano a fare politica in supporto al fronte clerico fascista: la scelta della data della marcia su Roma allarga il significato dell’operazione e la colloca nel tentativo sempre più visibile di sdoganamento e legittimazione del fascismo, tentativo operato dall’integralista Ratzinger per affermare un modello di società chiuso e reazionario, patriarcale, omofobico e razzista.
La beatificazione di 498 franchisti presentati come martiri è un esempio vergognoso di revisionismo storico, la strategia vaticana è ancora il vittimismo: si costruisce un’iniziativa per mostrare il clero come vittima di sanguinari comunisti quando la realtà storica racconta che la chiesa fu parte di una reazione fascista che portò in Spagna alla guerra civile e all’instaurazione della dittatura. D’altra parte in Italia conosciamo bene questa tattica vaticana: negli ultimi mesi si cerca di far passare la chiesa cattolica, gli esponenti del clero e persino i politici che dichiaratamente ne supportano le istanze come vittime di una campagna anticlericale, quando, al contrario, la chiesa cattolica condiziona in modo sempre più palese la vita culturale, politica e sociale del nostro paese e conduce una campagna di istigazione all’odio e alla violenza contro donne, lesbiche, gay e trans che produce aggressioni, stupri, omicidi e diffusa intolleranza.
Dall’operazione revisionista che verrà celebrata domenica 28 ottobre esce rafforzata la marcia del dissolvimento della laicità (voluto dal Vaticano e operato dalla politica istituzionale) e la fascistizzazione della società, basata sulla creazione della paura e sulla caccia alle streghe dello scontro di civiltà; ne fanno le spese, ancora una volta, tutte le soggettività non conformi al modello unico dominante, la verità storica, l’antifascismo fondamento del nostro vivere civile.                                                                                       

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Homme ou femme peut-on devenir autre chose?

UOMO O DONNA, POSSONO DIVENTARE UN’ALTRA COSA?

INTERVISTA A JUDITH BUTLER….da Philosophie magazine, juillet_août, n. 11.   

Quando affronti il problema della differenza sessuale, utilizzi la nozione di “genere”. che differenza c’è tra “sesso” e genere”?

Se il “sesso” è una sorta di “fatto”, il “genere” è una costruzione sociale. Esso definisce l’insieme di significati culturali che un corpo sessuato assume. Il sesso è concepito come un presupposto biologico, un solco più o meno fisso e invariabile. Secondo la prima formulazione, il genere è legato al sesso: lo presuppone  e si definisce a partire da esso. Il genere è una costruzione del sesso. Tuttavia le difficoltà nascono quando cerchiamo di trovare questo “sesso puro” che sarebbe precedente alla costruzione del genere. Perché? perché, qualsiasi cosa noi facciamo, conosciamo questo “sesso” attraverso le nostre categorie mentali. Un medico che cerca di diagnosticare una malattia orienta la sua diagnosi in funzione delle categorie mediche che ha appreso. Se esiste certamente una materialità del corpo _ questa non è messa in discussione _, noi non ne abbiamo mai accesso se non attraverso la costruzione di un certa idea. Il termine stesso di “differenza tra sessi”ci suggerisce che l’ umano come tale è necessariamente diviso tra maschile e femminile. Credo che dobbiamo giustamente interrogarci su come questo dualismo morfologico, “dimorfismo” sessuale, sia stato sviluppato nella storia come idea/ideale. Bisogna interrogarsi su come questo essere e divenire “donna” o “uomo”, e di domandarci se siano le sole possibilità che abbiamo. Possiamo diventare altro?

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SUORE LITIGIOSE, CHIUDE UN MONASTERO NEL BARESE

PreviewBISCEGLIE (BARI) – Nel monastero "non è possibile garantire un sereno
prosieguo della vita monastica". Motivo: la mancanza di vocazioni ma
anche "una non facile convivenza tra le monache presenti in monastero",
troppi litigi tra le suore di clausura. E' il passo fondamentale della
nota con cui l'arcivescovo della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie,
mons.Giovan Battista Pichierri (la nota è sottoscritta dal cancelliere
arcivescovile, mons. Giuseppe Asciano), ha chiesto alla Santa Sede,
tramite la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le
società di vita apostolica, "chiarimenti sul governo del monastero".

Il
monastero di Santa Chiara, a Bisceglie, come si riferisce nella cronaca
locale di quotidiani pugliesi, ora è come se fosse stato chiuso. Il
governo è stato affidato ad un alto prelato, nel monastero è rimasta
solo la badessa. Le altre due suore che erano con lei sono state
trasferite in un altro monastero ad Altamura (Bari).

 

1 Settembre a Focene con Renato nel cuore

 Sabato 1 settembre. Un fiore per Renato, per non dimenticare.

Un fiore per Renato, per non dimenticare.

Erano le 5 del mattino del 27 agosto 2006 quando all'uscita da una
festa reggae presso il Buena Onda sul litorale di Focene, veniva
aggredito e ucciso con 8 coltellate, da due giovani del luogo,
Renato Biagetti. Un'aggressione premeditata avvenuta in pochi
secondi. Pochi secondi e tanta ottusa e insensata follia, per
infliggere otto coltellate dirette a punti vitali che hanno ucciso
uno di noi...tutti noi.
La sua unica colpa: essere là, a quella festa, con la sua compagna e
i suoi amici. La sua unica colpa essere considerato diverso, altro,
estraneo a quel territorio. E' con quella frase "è finita la festa?
e allora che cazzo ce state a fa qua! tornatevene a Roma!" che sono
iniziati gli attimi più sconvolgenti e violenti della vita di Renato
e di chi quella sera era insieme a lui.
Da subito i giornali hanno parlato di rissa tra balordi, da subito
la verità è stata manipolata da omissioni e depistaggi, da subito in
molti hanno tentato di raccontarci che la politica non c'entrava niente.
Da subito noi, familiari, amici, fratelli e sorelle di Renato
abbiamo lottato per far emergere con forza la verità : che Renato non
era un balordo e che quella era stata un'aggressione, che la
politica c'entra perchè chi esce di casa armato di lama per
aggredire chiunque venga considerato diverso, di sinistra,
omosessuale o di colore è comunque un fascista. La verità  purtroppo
la conoscevamo già , forse anche prima di quella terribile notte.
Conoscevamo i mandanti, lo sfondo e le motivazioni politiche delle
imboscate, la viltà  e l'infamità  dell'intolleranza tramandata
come
valore familiare e che invece genera mostri, conoscevamo la
stupidità  e l'arroganza degli autori materiali di raid e
aggressioni, conoscevamo i disegni della destra, i doppiopetto in
primo piano e le squadracce nella notte.

Dopo la morte di Renato non si può più tornare indietro. Per tutto
questo
lungo anno, nell'indifferenza della politica, delle istituzioni e
dell'opinione pubblica, abbiamo continuato a denunciare questo clima.
Le aggressioni a Villa Ada e alla casa occupata di Casalbertone sono
altri gravissimi episodi che dimostrano che tale estremismo non può
essere trattato con una becera equidistanza o con la semplice
indignazione, legittimando di fatto la presenza di covi neofascisti
nella nostra città  e nelle nostre periferie.

E' passato un anno da quella maledetta notte, un anno che ha visto
tantissimi compagni e compagne, amici e amiche, la gente comune
attivarsi, ognuno a suo modo. Manifestare insieme il rifiuto della
violenza fascista, raccontare la storia di Renato, gridare a gran
voce la verità  su quella notte, organizzare iniziative in giro per
l'Italia, continuare a far vivere nei progetti in cui lui credeva, i
sogni di Renato.
Tutte le iniziative organizzate hanno comunicato messaggi di vita,
di entusiasmo, hanno rimesso al centro dell'attenzione
l'antifascismo e il rifiuto della cultura del coltello come valori
fondanti della nostra storia che devono essere ribaditi ancora oggi,
tutti i giorni, con forza e convinzione.
Il 1 settembre saremo a Focene, un anno dopo quella tragica notte,
con la forza e la determinazione di chi non ha dimenticato e ha
ancora voglia che anche gli abitanti di quella zona ascoltino il
suono della verità . Per portare un fiore a Renato, per raccontare a
tutti quelli che vivono quell'estremo territorio periferico solo
d'estate o tutti i giorni dell'anno ciò che è accaduto un anno fa.
Contro il silenzio e l'omertà  che rende colpevoli e conniventi.

Per il 2 settembre inoltre proponiamo un'assemblea nazionale
antifascista a cui invitiamo a partecipare tutti coloro che saranno
a Focene il 1 settembre, per ragionare insieme come continuare a far
vivere la storia di Renato nelle lotte e nei percorsi che ognuno di
noi porta avanti e come dare un respiro nazionale al percorso
antifascista.

Invitiamo tutti e tutte a costruire insieme la giornata del 1
settembre a Focene, a portare il proprio contributo, le proprie
idee, i proprio rumori, i propri percorsi di lotta quotidiani, in
questa manifestazione che ci stiamo immaginando fortemente
comunicativa e determinata, fatta di musica e parole, di rabbia e amore.

Con Renato nel cuore

1 SETTEMBRE 2007
CON RENATO NEL CUORE
MANIFESTAZIONE A FOCENE

Per info e adesioni
veritaperrenato.noblogs.org
veritaperrenato@inventati.org