Homme ou femme peut-on devenir autre chose?

UOMO O DONNA, POSSONO DIVENTARE UN’ALTRA COSA?

INTERVISTA A JUDITH BUTLER….da Philosophie magazine, juillet_août, n. 11.   

Quando affronti il problema della differenza sessuale, utilizzi la nozione di “genere”. che differenza c’è tra “sesso” e genere”?

Se il “sesso” è una sorta di “fatto”, il “genere” è una costruzione sociale. Esso definisce l’insieme di significati culturali che un corpo sessuato assume. Il sesso è concepito come un presupposto biologico, un solco più o meno fisso e invariabile. Secondo la prima formulazione, il genere è legato al sesso: lo presuppone  e si definisce a partire da esso. Il genere è una costruzione del sesso. Tuttavia le difficoltà nascono quando cerchiamo di trovare questo “sesso puro” che sarebbe precedente alla costruzione del genere. Perché? perché, qualsiasi cosa noi facciamo, conosciamo questo “sesso” attraverso le nostre categorie mentali. Un medico che cerca di diagnosticare una malattia orienta la sua diagnosi in funzione delle categorie mediche che ha appreso. Se esiste certamente una materialità del corpo _ questa non è messa in discussione _, noi non ne abbiamo mai accesso se non attraverso la costruzione di un certa idea. Il termine stesso di “differenza tra sessi”ci suggerisce che l’ umano come tale è necessariamente diviso tra maschile e femminile. Credo che dobbiamo giustamente interrogarci su come questo dualismo morfologico, “dimorfismo” sessuale, sia stato sviluppato nella storia come idea/ideale. Bisogna interrogarsi su come questo essere e divenire “donna” o “uomo”, e di domandarci se siano le sole possibilità che abbiamo. Possiamo diventare altro?

 Anche il sesso è una costruzione?

Si. Non bisogna accettarlo come un fatto, ma considerarlo come una categoria in costante rielaborazione. Uomo-donna: questo ideale dismorfico non nega il continum che esiste, a livello biologico e genetico, tra i corpi maschile e femminile? noi facciamo come se il dimorfismo sia un “fatto” o una realtà del senso comune. O dobbiamo domandarci come il senso comune si stabilisce nel tempo. Mi sembra salutare interrogarsi sul modo con cui i fatti sono “fatti” (costruiti, fabbricati) e “rifatti”. Bisogna interrogarsi sul “sesso”, chiedersi quali argomenti scientifici e medici sono serviti alla sua elaborazione e regolamentazione. E’ un lavoro cruciale, come tutte le implicazioni dirette sulle politiche di salute che si interessano di intersessuati ( altrimenti detti “androgini” o “ermafroditi”) e i transessuali, tutti coloro per cui la costruzione biologica non è dismorfica. Socialmente e psicologicamente, questi soggetti mettono in disordine la distinzione tra uomo e donna. Come questa “divisione” si è imposta nelle nostre culture? Quale potere e che effetto esercita su questi soggetti esclusi da questo processo di divisione? Il femminismo ha bisogno di allearsi alle lotte gay/lesbiche/bi e queer, gli studi di genere devono riflettere ai legami possibili tra politiche sessuali e politiche di immigrazione, tra discriminazioni sessuali e discriminazioni razziali. Noi abbiamo bisogno di un campo d’analisi, di un quadro per l’azione politica che prenda in considerazione la presunzione dell’eterosessualità, la presunzione della dominazione maschile, e il razzismo, così come tutte le altre modalità di dominio e potere.

 

Se alcune correnti femministe si limitano a questa opposizione tra sesso e genere, tu introduci un altro termine, il desiderio.Perchè?

Tengo a precisare che il mio approccio è molto legato al femminismo e in particolare al pensiero di Simone de Beauvoir. Quello che volevo dimostrare distinguendo questi tre termini. è che, da una parte, il nostro “genere” non è necessariamente il nostro sesso biologico; dall’altra, il nostro desiderio non si esaurisce necessariamente al “sesso”, né al “genere”. Qualcuno puo’ essere maschio al livello biologico, avere un desiderio omosessuale, eterosessuale, bi o asessuale. Nella vita ordinaria, le persone hanno la tendenza a pensare che la mascolinità e la femminilità siano eterosessuali, e che esprimano una “verità” biologica maschile e femminile. Io ho voluto rompere queste “linee causali” tra sesso biologico, identità e pratiche sessuali. La discontinuità tra questi tre termini permette di comprendere lo sviluppo e la diversità delle pratiche. Se certe correnti femministe contestano la presunzione della dominazione maschile, conservano questo modo di pensare eterosessuale. L’allineamento del sesso, del genere e del desideio secondo delle “linee causali” è richiesta da una matrice eterosessuale dominante. Tuttavia questa norma eterosessuale è costantemente definita e sovvertita. Io sono formata, costretta dalle norme del genere, ma questo “io” non è mai interamente determinato da queste.

 Numerosi antropologi pensano che la differenza tra i sessi, questa differenza “originaria”, sia a fondamento della nostra struttura di pensiero binaria…

Perché questo pensiero binario è così prevalente? Questa è la domanda. Ci sono effettivamente degli antropologi che hanno argomentato come il pensiero binario sia a fondamento di tutta la cultura. Ma non si tratta che di alcune correnti, lévi-straussiane essenzialmente, dell’antropologia, una parte sorpassata dall’antropologia contemporanea. Forse il nostro interesse per il pensiero binario diparte dalla convinzione, in se molto debole, che la genitorialità riposa unicamente nel matrimonio, e che il matrimonio è una relazione da sempre ristretta alla cifra due. Esiste una realtà di numerosi sistemi di genitorialità che riposano su altre relazioni. Distinguiamo bene la prevalenza del dimorfismo e il regno del pensiero binario.

 Nel tempo del matrimonio gay e l’omoparentalità, alcuni psicoanalisti affermano che un bambino a bisogno, per svilupparsi, di due poli maschile e femminile. Come ritenete questo disorso psicanalitico sulla differenza dei sessi?

La versione francese secondo la quale un bambino ha bisogno di una madre e di un padre non esaurisce tutti i campi psicoanalitici! Io sono molto influenzata dalla psicanalisi. negli stati uniti sono molto più aperti alla omoparentalità. L’ordine simbolico è un modo con cui ridefinire certe convezioni sociali conferendogli uno stato pre o ultraculturale. E’ un modo per contenere i cambiamenti socioculturali: l’obiettivo, secondo me, è reazionario. L’ordine simbolico s’iscrive lungo una strategia di regolamentazone di ciò che deve essere una famiglia. Tuttavia è già troppo tardi, i cambiamenti sono in atto! L’ordine simbolico è sostenuto da alcune prove: se noi dovessimo cercare la prova della sua esistenza reale, dietro un certo immaginario francese, troveremmo delle difficoltà a trovarla. Sicuramente, i suoi partigiani vi diranno che l’ordine simbolico esiste precisamente al livello delle strutture primitive della genitorialità, è normale se non troviamo le prove…impossibile da verificare e dunque di falsificare la teoria: quale possibilità!

 La spagna ha votato, nell’ultimo novembre, una legge di genere autorizzando il cambiamento amministrativo del sesso senza avere l’obbligo di aver subito un’operazione chirurgica. Sbalordente in un paese cattolico?

Alcune volte, è proprio battendosi contro un’istituzione così potente come la chiesa cattolica che un movimento politico può diventare efficace. Eppure, se vediamo i costumi e gli apparati della chiesa cattolica, si potrebbe immaginare quasi qualche affinità tra il cattolicesimo e le teorie di genere! Sarebbe interessante domandarsi quali sarebbero potuti essere le ripercussioni della dottrina della transunstazione del corpo di cristo sulle norme culturali di genere…

 La differenza dei sessi, secondo te, è limitativa, tirannica. come scapparvi?

Mi dico a volte che il problema si potrebbe riassumere nel fatto di interrogarsi sul vocabolario con cui noi descriviamo le nostre vite sessuali. I nostri desideri non cessano di formarsi: ci presentano dunque delle occasioni intermittenti di cambiare. Dobbiamo trovare un modo di dare uno spazio temporale di questa formazione e trasformazione. Non credo che con il termine di “identità” possa fornire la potenza descrittiva o le sfumature necessarie di questa recita di noi stessi. Si tratta né di negare l’identità sessuale, né di inventare un nuovo modello. Abbiamo bisogno di forme di descrizioni più ricche, di un nuovo lessico, che traduca la complessità della sessualità e che non si conformi al solo modello dell’identità.

 

traduzione a cura di pollon