Chi paga per i peccati dell’uomo?

 
chi paga per i peccati dell'uomo?

Una (bella) donna distesa e semi-nuda su un letto (di dolore?).* A
braccia aperte. La scritta poi toglie ogni dubbio: «Chi paga per i
peccati dell’uomo?». Evidente, così, il riferimento al crocifisso e al
martirio cristiano. È bufera sulla campagna pubblicitaria di Telefono
Donna, onlus fondata nel 1992 e insignita dal Comune una decina d’anni
fa con tanto di benemerenza civica. La donna crocifissa avrebbe dovuto
campeggiare su cinquecento spazi pubblicitari. Testimonial choc (la
campagna è dell’agenzia internazionale Arnold WorldWide) in vista della
giornata mondiale contro la violenza sulle donne, in calendario per il
25 novembre. Tutto fermo, congelato. Perché da Palazzo Marino le
pressioni sono fortissime.


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Libero bivacco con libero adescamento

Qui di seguito riportiamo l’invito delle femministe e lesbiche romane per incontrarsi a Roma e decidere  insieme su come costruire la manifestazione del 22 novembre CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE:

*LE POLITICHE SECURITARIE CONTRO MIGRANTI E SOGGETTI FUORI NORMA CI RIGUARDANO TUTTE, NESSUNA ESCLUSA… NEMMENO TU !!!*

 


 
È necessario reagire alle logiche e ai molteplici atti di razzismo        istituzionale e diffuso che arrivano ad attaccare e mettere in discussione la vita stessa.

Pensiamo sia urgente fermare il tentativo di costruire – attraverso leggi, ordinanze e norme che rimandano alla "sicurezza", al "decoro urbano" e all’ordine pubblico – meccanismi di inclusione differenziata nella società, con donne e uomini che vengono privati completamente dal godimento dei diritti e delle libertà e disumanizzate/i.

Diciamo NO alla negazione dei diritti e delle libertà per coloro che rappresentano i soggetti "fuori norma" rispetto ad una "normalità imposta".
La politica dell’inclusione differenziata ci riguarda tutte perchè l’esclusione e la “persecuzione”
di alcune è basata sulla stessa logica con cui vengono imposte regole e ruoli per tutte.

Femministe, lesbiche, transessuali, prostitute, donne migranti vivono quotidianamente, in diverse forme e con diversa intensità, i pericoli di una società sessista e razzista che, oltre a giustificare le tante forme di violenza della cultura maschilista e patriarcale, discrimina fra brave e cattive, belle e brutte, fate e streghe, sante e puttane.

Non ci stancheremo di ripetere che sessismo e razzismo sono le facce di una stessa medaglia.

Per questo invitiamo tutt@ a partecipare al nostro
"LIBERO BIVACCO CON LIBERO ADESCAMENTO".

Costruiamo insieme uno spazio nel quale sovvertire le norme eterodirette,
mostrare le contraddizioni della società in cui viviamo, ribadire la nostra autodeterminazione.
Il LIBERO BIVACCO è una pratica aperta a chiunque ha voglia di sovvertire l’immaginario e
fermare le politiche repressive, riproducibile e moltiplicabile in ogni luogo.
Portate ombrellini rossi (simbolo europeo delle sex workers),
retini da pesca per l’adescamento, centimetri per misurare la lunghezza delle minigonne,
cassonetti per la raccolta differenziata di (non)cittadine/i di serie A, B, C … Z.

Ci rivediamo Sabato 18 ottobre 2008 alle ore 11 alla casa Internazionale delle donne (Via della lungara) per costruire insieme la manifestazione contro la violenza maschile sulle donne del 22 novembre 2008 !!

per info www.flat.org

LA “SACRA FAMIGLIA” UCCIDE…

 

stop violence

Perugia, 25 maggio 2007. Un’altra donna viene uccisa, Barbara Cicioni,
e’ stata picchiata e poi soffocata mentre era nel letto, incapace di
difendersi per la gravidanza avanzata e il diabete.

Barbara Cicioni è morta il 25 maggio 2007. Ma la sua vita *matrimoniale*
era stata attraversata da sempre da violenze quotidiane, percosse,
ingiurie e vessazioni psicologiche. Alle continue violenze perpetrate
dal marito, Barbara aveva sicuramente reagito, lo aveva anche denunciato
e per un po’ era riuscita ad allontanarlo, ma poi ha continuato a
subirlo perché "la famiglia deve restare unita".

Il marito, Roberto Spaccino, ammette di averla picchiata la sera stessa
della sua morte, ma nega di averla assassinata: /"Mia moglie era
incinta, non l’avrei mai uccisa" … /

Infatti, in questa società, il valore della vita di una donna si misura
in funzione del suo ruolo di "incubatrice", moglie, madre al servizio

del focolare domestico, sempre più spesso testimone passiva di violenze
e abusi sessuali anche sulle proprie figlie/i.

La ‘strage’ quotidiana fatta di stupri e uccisioni contro le donne si
consuma nella maggioranza dei casi in famiglia. **

La sacra famiglia "…. uccide più della criminalità organizzata e
comune. Il 31,7% delle uccisioni avvengono tra le mura domestiche, più
del 68% delle vittime sono donne e il carnefice un familiare maschio o
comunque un uomo che aveva rapporti con la vittima in 9 casi su 10
(marito, padre, fidanzato, fratello, vicino di casa ecc.). Il rischio
più alto è per le inoccupate, tra i 25 ed i 54 anni … “ /(dal Corriere
dell’Umbria di martedì, /11 /marzo 2008) /**

E’ in questo sistema sociale che, più le donne vengono violentate e
uccise in famiglia e più la famiglia viene esaltata dai vari Ratzinger,
Ruini, Casini e dalla loro ideologia maschilista e patriarcale, in cui
l’uomo considera moglie e i figli di sua proprietà. **

Ed è in questo sistema sociale, che di violenza eterosessista si
alimenta e che violenza produce, che si va rafforzando una politica di
centralità della famiglia (fino al family day) e di subordinazione della
donna in un clima da moderno medioevo che nega di fatto ogni libertà di
scelta libera e consapevole. Se alle donne vengono negati i diritti
basilari di decidere della propria vita, se la legge di uno Stato
considera la sua vita meno di un embrione, la causa/conseguenza è la
ripresa del peggiore maschilismo nei rapporti uomo donna! **

E’ questo stesso sistema sociale che genera violenza: rinchiude le donne
dentro le mura domestiche, ne impedisce l’autodeterminazione negando
loro un reddito, chiude spazi di socialità dove potersi confrontare e
aiutare, offre una città blindata e desertificata, alimenta paura e
solitudine attraverso misure di controllo securitarie e di stampo
razzista, senza dare alcuna risposta al bisogno diffuso e capillare di
diritti e di sicurezza sociale. Queste misure hanno un effetto diretto
d’incoraggiamento delle violenze sessuali a tutti i livelli: creano un
clima oscurantista e di sopraffazione, creano città "sotto
controllo",
invivibili, in cui è bandita, e a volte, addirittura criminalizzata,
ogni forma di socialità non consumistica. **

C’è un rapporto diretto tra aumento delle misure di "sicurezza"
e
l’aumento degli stupri e dei femminicidi, tra la violenza dello Stato e
quella della società. **

BASTA VIOLENZA SULLE DONNE! **

Nel nome di tutte le donne stuprate, uccise, oppresse, contro questa
guerra di bassa intensità contro le donne rispondiamo con rabbia e
determinazione **

*Giovedì 19 giugno, ore 9.00 in concomitanza con la prima udienza del
dibattimento per il femminicidio di Barbara Cicioni, uccisa il **25
maggio 2007 a Marsciano. Presidio in piazza della Repubblica a Perugia.
Per rivendicare l’autodeterminazione delle donne e ricordare che senza
diritti non c’è sicurezza! Contro ogni violenza maschilista, familista,
di Stato!!! *

* *

*f.i.p. Via Settevalli 18.06.08 sommovimento femminista perugia***

PUPOTTE RIBELLI

FUORI IL CONTROLLO DAI NOSTRI CORPI E DALLE NOSTRE VITE.
INVADIAMO LA CITTA’ CON LA RABBIA DELLE PUPOTTE RIBELLI.

Questa notte le Pupotte, le stesse donne di carta della campagna  "adotta un consultorio" apparse qualche mese fa sui muri di Bologna, sono scese fino a Roma;

 Appoggiamo il principio della campagna, ma utilizziamo questo strumento comunicativo per aprirci ai nostri territori ed esprimere tutta la nostra solidarietà per le femministe e le lesbiche  di Bologna che sono scese in piazza determinate a denunciare stupratori, medici e farmacisti obiettori, ricevendo come risposta da un sindaco giustizialista e forcaiolo la repressione.

Nella nostra città le donne di carta invaderanno i muri di scuole, universita’, ospedali, consultori e mercati cercando di intercettare tutt@ coloro che attraversano questi spazi pubblici.
Qui nel Lazio, la  regione in cui la pillola RU486 e’ ancora un miraggio e l’aborto non e’ garantito in tutti gli ospedali.
 Un (sopr)uso generalizzato dell’obiezione di coscienza ostacola  i servizi(diritti) di ivg e di contraccezione e crea un clima avverso alle donne.
 Le Pupotte esprimono il disincanto rispetto ad una metropoli in cui i servizi sanitari per le donne sono inesistenti e insufficienti; dove i consultori sono molto spesso fagocitati dalle a.s.l. e tolti alle assemblee delle donne; invasi da chi impone valori ipocriti e vuole decidere sui corpi altrui, da chi non parla alle donne ma al loro senso di colpa.
Le Pupotte rifiutano una societa’ repressa che non informa  sui tipi di  prevenzione ma indottrina ad  astenersi dal sesso;una società succube dell’ ingerenza clericale che appiattisce la cultura e rende l’istruzione pubblica di stampo cattolico ed eterosessista, che non concede spazio nelle scuole e nelle universita’ a materie sul genere e sulla sessualita’.
Pupotte ribelli perche’ non accettano i ruoli imposti di madri e mogli all’interno di una famiglia mitizzata che nasconde una realtà di violenze e oppressioni quotidiane; perchè rifiutano un finto sistema di welfare che continua a demandarla  sostenibilita’    sociale e familiare alle donne.
Pupotte libere dai dogmi cattolici perche’ la mia sessualita’ la scelgo io.

Determinate a voler andare fino in fondo nel denunciare tale condizione, continuando ad attraversare i quartieri di questa citta’ con la stessa rabbia e voglia di liberazione.


PUPOTTE RIBELLI

per scaricare le pupotte e invadere la tua città vai sul blog di atelier betty

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PARMA:QUEI BRAVI CITTADINI IN CAMICIA VERDE

comunicato stampa in merito all’aggressione perpetrata dai leghisti ai danni delle donne della Rete delle Donne di Parma.

Sabato 8 marzo, sul ponte di mezzo, la Rete, eterogenea ed
 autorganizzata, delle donne di Parma, ha indetto un presidio per la giornata della
 festa della donna. Il nostro intento non era quello di celebrare la
 giornata come semplice ricorrenza con le solite mimose, ma di rivedere la
 figura femminile all’interno della società e in relazione alla sua vita
 quotidiana. Ci riferiamo al modo in cui la donna sempre più
 frequentemente viene vista o come vittima di abusi sessuali o come carnefice
 della propria prole.

E in entrambi i casi il modo in cui le istituzioni rispondono si
 concretizza in un controllo sempre maggiore delle libertà individuali e
 collettive (attacco alla legge 194, proposta di microchip tascabili in
 collegamento diretto con la questura, telecamere).

Per condividere tali discorsi con tutta la città, ci siamo dirette
 verso piazza Garibaldi. Percorrendo via Mazzini siamo state accolte da
 militanti della Lega Nord che, “decorati” da celtiche e svastiche, ci hanno
 sarcasticamente applaudito, e poi insultato e minacciato con gesti
 volgari e intimidatori e, testuali parole: “venite qua, che vi
 violentiamo”, “troie”.

Ancora una volta alcuni organi della stampa cittadina pubblicano
 informazioni non rispondenti alla realtà, che fanno passare gli aggressori
 per vittime, ribaltando gli avvenimenti.

Chi regala violette alle donne per l’otto marzo e si dipinge come
 protettore per mezzo di ronde per la sicurezza è lo stesso che incita alla
 violenza sessista e all’intolleranza di qualsiasi genere.

Alcune fra le donne che hanno partecipato al presidio

LIBRETTO DELLA MEMORIA IN RICORDO DI MARINELLA di MFLA

 
IL LIBRETTO DELLA  MEMORIA, IN RICORDO  DI MARINELLA E’ STATO REALIZZATO DAL MARTEDì AUTOGESTITO DA FEMMINISTE E LESBICHE DI RADIO ONDA ROSSA 87.9FM                         SOLIDARIETA’ AUTODIFESA CONTRATTACCO.

 
LA MEMORIA E’ UN INGRANAGGIO COLLETTIVO. AFFINCHE’  QUESTO INGRANAGGIO NON SI FERMI, PUBBLICHIAMO QUESTO LAVORO PER DARE LA POSSIBILITA’ A TUTTE,   DI INFORMARSI SU QUAL’E’ STATA LA VICENDA DI MARINELLA.  NON DOBBIAMO MAI DIMENTICARE  l’ importanza della costruzione della memoria delle donne.

MARIA CARLA TE LO GIURIAMO IL TUO STUPRO NON LO DIMENTICHIAMO.

NON C’E’ ANTIFASCISMO SENZA ANTISESSISMO.

In memoria di Marinella

Roma.
Verso l’una della notte del 6 marzo 1988, il brigadiere dei CC Sigismondo Fragassi in compagnia di due amici, il dr. Giampiero Pedone e il sig. Tarani, transitava in Piazza dei Massimi.
Seminascosti da una Fiat Panda parcheggiata in un angolo buio, curvi, gomito a gomito, contro il muro di uno stabile, tre giovani davano le spalle alla piazza.
Insospettito, il brigadiere scende e s’avvicina.
«… aiutato dai miei amici bloccavo i tre giovani». Prima ne afferra uno, poi un altro, costringendoli ad uscire dalla strettoia tra la Panda e il muro dove si erano infilati e solo allora vede le loro nudità, nota il sangue che li macchia e scorge la ragazza  «semisdraiata a terra, insanguinata, piangente e semi nuda».
Quella ragazza è Marinella.

Nei mesi di novembre e dicembre 2007 il Martedì Autogestito da Femministe e Lesbiche  di Radio Onda Rossa ha condotto un ciclo di trasmissioni dedicate alle strategie delle donne contro la violenza.

La trasmissione dedicata a Marinella è la trasmissione sulla memoria.
La memoria ci aiuta a costruire una nostra storia, a tessere le nostre genealogie e a scegliere le nostre relazioni, ad agire consapevolmente nel nostro contesto.
La nostra storia ci dà forza.
                           
                           
Il motore che ci ha spinte a raccontare, in radio prima e in questo libricino poi, è stato il persistere nel presente di una modalità di connivenza con gli stupratori che avviene non solo colpevolizzando la vittima di stupro, sostenendo pubblicamente gli stupratori o rendendosi complici col silenzio, ma anche subordinando la lotta contro la violenza sulle donne ad altre istanze considerate politicamente “prioritarie”.

Ribadiamo ancora una volta che non c’è progettualità politica senza una radicale trasformazione delle relazioni, che non c’è antifascismo senza antisessismo.


Dalla trasmissione del Martedì Autogestito da Femministe e Lesbiche (18.12.2007)

È su questo che lavoreremo oggi, sull’importanza della costruzione della memoria delle donne, sull’importanza delle mobilitazioni delle donne durante le vicende di Marinella, ma anche su come, quando le donne presero una posizione forte contro le connivenze nei confronti degli stupratori, questo generò una rottura e una lacerazione fortissima con molte parti del movimento, per le quali il discorso sulla violenza contro le donne era comunque subordinato alla lotta di classe e all’antifascismo. Poiché questi discorsi ci sembrano quanto mai attuali, diamo il via alla nostra trasmissione.

Innanzitutto vogliamo dirvi come abbiamo costruito la trasmissione: ci siamo rivolte alle compagne femministe e abbiamo chiesto loro di aiutarci nella costruzione di questo passato prossimo.

Parliamo infatti di una memoria dolorosa da ricostruire, ma necessaria; per questo  ringraziamo le nostre compagne per essersi messe in gioco ancora una volta.

Per tutto quello che vi diremo riguardo i fatti e il processo di Marinella, abbiamo utilizzato “Marinella, storia di una violenza, storia di un’ ingiustizia” edito dall’Associazione per l’Informazione Il Paese delle Donne che venne redatto subito dopo la morte di Marinella e che raccoglie tutti i documenti della vicenda, le testimonianze di Marinella e delle persone che le sono state vicine e tutto quello che una rete estesa di donne mise in atto in quelle circostanze per sostenerla.
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Bologna:promuovevano presidio antistupro.Fermate e identificate dalla polizia.

Il 4 marzo c’e’ un presidio sotto il tribunale di Bologna, Piazza Trento Trieste alle 9.30, in solidarietà a Mara, violentata al Parco Nord il 26 agosto 2006. Segue il comunicato delle Compagne Quelle che non ci stanno,  fermate  ed identificate per aver volantinato il presidio. Esprimiamo solidarieta’  e sorellanza alle compagne colpite dalla  violenza e repressione. Continue reading