sportello antiviolenza

Siamo il collettivo femminista “le Ribellule”, un gruppo di donne nato 5 anni fa all’Università di Roma3 e trasferitosi da 2 anni in via Passino 20 a Garbatella. Le nostre attività hanno sempre avuto come fine l’autodeterminazione delle donne; il costruire insieme le condizioni per cui ognuna possa sentirsi libera di realizzare i propri desideri.
La società attraverso i mass media, ci classifica utilizzando stereotip i(ad esempio lo stigma di santa o di puttana) che ci condizionano nel pensare e nell’agire.

Le costrizioni di questa società ingiusta sono subite da tutti e tutte, ma nel caso delle donne hanno una loro specificità. Siamo esposte a violenza perché siamo percepite come oggetti sessuali, come sesso debole (dolci e silenziose), come coloro che si sacrificano per la famiglia e/o sul posto di lavoro, come corpi da violare.
La violenza di genere è un fenomeno purtroppo diffusissimo (secondo gli ultimi dati Istat quattro donne su cinque l’hanno subita nella propria vita)soprattutto all’interno delle mura domestiche; nasce dal desiderio di sopraffazione dell’uomo sulla donna e oltre che fisica e psicologica, la violenza può essere costituita o rafforzata anche dal ricatto economico.

Collettivamente abbiamo seguito un corso di formazione per operatrici di centri antiviolenza.
Il nostro obiettivo è di aprire uno sportello antiviolenza nell’XI municipio, in cui questo servizio è assente, per:

* accogliere le donne che subiscono o hanno subito violenza

* aiutarle a riconoscerla e iniziare un percorso personale volto a comprendere che non hanno colpe,
che non è un problema personale di cui vergognarsi, ma un problema sociale e politico

* promuovere iniziative utili a sensibilizzare l’opinione pubblica

* consolidare un punto di riferimento per la solidarietà e l’iniziativa tra donne

* svolgere attività di ricerca, documentazione e diffusione delle informazioni

* offrire un servizio di supporto legale

Vogliamo creare uno spazio che metta al centro l’autodeterminazione, l’autonomia e la consapevolezza così come la sorellanza e la solidarietà, per permettere alle donne di riappropiarsi della propria vita e di partecipare alla lotta contro il patriarcato: il responsabile di tutte le violenze che subiamo in quanto “donne”.
Vogliamo cambiare radicalmente il contesto in cui viviamo e lo strumento che vogliamo utilizzare è quello dell’autorganizzazione. Per questo rivendichiamo l’autonomia del nostro progetto, e l’indipendenzada partiti e da
istituzioni, che nel migliore dei casi agiscono solo sulle conseguenze senza intaccare i rapporti di potere. Stiamo costituendo un’associazione senza fini di lucro e stiamo cercando di rendere accogliente il luogo in cui apriremo lo sportello.
Chiediamo un contributo a chiunque voglia sostenere il nostro progetto e la lotta contro la violenza
sulle donne, che sia un apporto di idee, politico, pratico o economico.

Noi non abbiamo paura!!!

solidarietà alle/ai compagn* e alle sorelle del Collettivo Sommosse Perugia

di seguito il comunicato…

care compagne tutte

vogliamo denunciare un fatto gravissimo che è avvenuto nella nostra città e che ha coinvolto tra gli altri una nostra compagna del collettivo femminista sommosse e del gruppo del wendo.

Sabato sera era con altri compagni nel centro storico di Perugia a prendere un aperitivo prima di partire per un concerto verso Fabriano.

Il gruppo di compagn* stava conversando quando si sono avvicinati 7 figuri, che senza dare nessun segno di identificazione hanno chiesto loro i documenti. Mikela ha rifiutato di darli, i "poliziotti" erano in borghese e non mostravano alcun distintivo. Mikela è stata aggredita verbalmente e fisicamente, è stata spintonata. Un compagno si è frapposto tra lei e un poliziotto ed è stato immediatamente ammanettato: nel giro di pochi minuti è nato un parapiglia in cui diversi compagni sono stati picchiati e tra questi due compagni, Riccardo e Lorenzo, infilati dentro le volanti prontamente sopraggiunte ed insieme a loro Mikela.

Chi di voi ha conosciuto Mikela, sa che Mikela è un piccola grande compagna, straordinaria ed appassionata, sempre in prima fila, pronta a mettersi in gioco e a lavorare con e per gli altri. Abbiamo costruito insieme il nostro collettivo femminista ed insieme lavorato sulle battaglie per il reddito, contra la violenza maschile e contro il securitarismo.

In una città, Perugia, sempre più piena di telecamere e in cui i controlli o meglio i "rastrellamenti" sono diventati all’ordine del giorno. Una città che si è trasformata in un carcere all’aperto. Oggi ci sarà il processo in direttissima, oltraggio e restistenza aggravata son i capi di imputazione.

Mikela sta facendo la sua tesi sulla città e la sicurezza da un punto di vista di genere. Abbiamo fatto insieme una video-ricerca: "Safety or security? Quale genere di sicurezza per la mia citta?" che proietteremo presto ovunque: abbiamo provato a decostruire il concetto ideologico di sicurezza che per le donne significa stare tutte a casa magari a farsi picchiare dal marito.

Mikela ha detto no. Ed insieme a lei, arrestata senza alcun motivo, o per non essere rimasta a casa nella prigione sua prigione domestica, Noi diciamo no. Non resteremo a casa e non ci faremo intimorire: dall’avanzata delle destre, dalla gestione securitaria della crisi economica, dal razzismo, dal sessismo.

Noi non abbiamo paura!

Collettivo femminista Sommosse Perugia

CAMPAGNA “io ci sto …e tu?” – Arrivano i ‘Buoni’!

 da luccioleonline

 

 1° Comunicato stampa:  Servizi sul sesso in cambio di Diritti

Le/i sex workers annunciano una provocatoria campagna per sensibilizzare sui diritti negati.

 
Da domani fino al 10 aprile attraverso il web partendo dal sito delle lucciole on line si dipanerà un percorso virtuale per sensibilizzare la società sulla mancanza di rispetto e di protezione sociale di cui soffre la categoria e la sua utenza.

 
Durerà per una settimana l’offerta della campagna “io ci sto…e tu?” che prevede la distribuzione di buoni – invito ai sostenitori per consumare incontri con le attiviste/i del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute.

"E’ la prima iniziativa del genere in Italia" dice Covre "la situazione è grave e questa campagna che ci proponiamo di fare è strategica sia nel metodo che nel merito”.

Tutti invitati quindi a tener d’occhio il nostro sito e seguire le “strade” giuste a scanso di equivoci e anche a scanso di sanzioni.

2° Comunicato Stampa

Dopo il lancio della cartolina ora arrivano i buoni-invito

La campagna lanciata dal Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute il 1° aprile, entra nella seconda fase.

Durerà per quasi una settimana, fino al 10 Aprile l’offerta della campagna “io ci sto…e tu?” che prevede la distribuzione di buoni – invito ai sostenitori per incontri con le attiviste/i del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute.

Dice Covre “la nostra società è permeata dalla doppia morale, tanti  cercano i servizi dai/lle sex workers ma si continua a fingere che questa sia una degenerazione. La stigmatizzazione e la criminalizzazione del lavoro sessuale, purtroppo producono abusi e violenze contro chi esercita, ed è una situazione inaccettabile. Vogliamo con questa Campagna sollecitare i molti uomini italiani clienti, ad opporsi a tali crimini e ingiustizie, sia a livello nazionale che locale.  Da oggi i buoni-invito per usufruire delle prestazioni gratuite sono scaricabili in Internet attraverso il sito delle lucciole on line. www.lucciole.org Le attiviste si stanno preparando ad accogliere le richieste e da martedì sarà possibile usufruire dei loro servizi.

Le attiviste si stanno preparando ad accogliere le richieste. Chiunque desideri sostenerci e contattare una sex worker potrà telefonare ai numeri messi a disposizione dalle attiviste.

I buoni-invito sono a disposizione sia degli uomini che delle donne, senza discriminazione di genere

 

I buoni sono scaricabili dal sito di distribuzione di volantini Birdu.org

R/esistere è il nostro pane quotidiano

7 Aprile 1944 – 7 Aprile 2010
Ricordando le donne del Ponte di ferro
Costruiamo insieme un luogo dedicato ad ogni donna resistente
 
 

Il 7 aprile del 1944 morivano, fucilate dai nazisti, dieci donne. Clorinda Falsetti, Italia Ferracci, Esperia Pellegrini, Elvira Ferrante, Eulalia Fiorentino, Elettra Maria Giardini, Concetta Piazza, Assunta Maria Izzi, Arialda Pistolesi, Silvia Loggreolo furono assassinate al Ponte di Ferro perchè insieme ad altri ed altre abitanti dei quartieri limitrofi avevano assaltato un forno. Volevano riprendere per la famiglia quella farina e quel pane che i fascisti negavano alla popolazione straziata dalla guerra, riservandolo ai tedeschi.

I loro corpi lasciati esposti sul luogo dell’eccidio dovevano scoraggiare chi intendeva ribellarsi, Ma il ricordo del loro coraggio è ancora oggi la forza di chi cerca giustizia.
Sullo stesso ponte un monumento , per lo più sconosciuto mantiene il ricordo di quelle donne. Attraverso la costruzione di un percorso storico, attraverso un continua e rinnovata lettura dei suoi contenuti, e la loro discussione in un racconto collettivo la memoria diviene elemento costitutivo del ragionare il presente e del costruire il futuro

Il 7 aprile del 2010, vogliamo ricordare su quel monumento e su quel ponte il nome di ogni donna che ha resistito e resiste ai tanti soprusi quotidiani di cui sono vittime le donne nel nostro paese e nel mondo. Quella storia di resistenza ci appartiene ancora, non è finita. La resistenza delle donne è diventata pane quotidiano

Ricordare e Resistere sarà parlare delle donne che ogni giorno resistono con i propri corpi, alla violenza fuori e dentro la famiglia, alle guerre, alle privazioni, alla negazione di libertà e delle diverse forme di esistenze, al razzismo e ad ogni intolleranza.
Ricordarle sarà lasciare, su quel monumento e su quel ponte, insieme a quelli delle dieci donne scolpite sulla pietra, il nome di ogni donna resistente

7 aprile 2010 ponte di ferro ore 16
In ricordo delle dieci donne giustiziate dai nazifascisti
In ricordo di ogni donna resistente

Antifasciste romane

La volontà di sapere

La Storia della sessualità è composta
da tre
volumi: oltre a quello già citato, furono pubblicati L’uso dei
piaceri
e La cura di sé, editi in Italia da
Feltrinelli, a cui
è da aggiungersi l’inedito, Les aveux de la chair.

Obiettivo dell’autore è quello di ricostruire la
genealogia
della sessualità, come indica anche il titolo, indagare le relazioni fra
formazioni di sapere e dispositivi di potere, analizzare i processi di
costituzione della moderna arte di governo (intesa come insieme di
tecniche
destinate a dirigere il comportamento degli uomini, nel corso di tutta
la loro
vita e in tutti gli aspetti della loro esistenza), a partire dal governo
delle
anime del cristianesimo primitivo, ricostruire i modi in cui il
soggetto, in
diverse epoche e in diversi contesti istituzionali, è stato costituito
come
oggetto di conoscenza, oggetto di un discorso vero.

"Quel che è caratteristico delle società moderne non è che abbiano condannato il sesso a restare nell’ombra, ma che sianoo condannate a parlarne sempre, facendolo passare per il segreto".

 

 

"là
dove c’è potere c’è resistenza e (…) tuttavia, o piuttosto proprio per
questo, essa non è mai in posizione di esteriorità rispetto al potere. Bisogna
dire che si è necessariamente ‘dentro’ il potere, che non gli si ‘sfugge’, che
non c’è, rispetto ad esso, un’esteriorità assoluta, perché si sarebbe
immancabilmente soggetti alla legge? O che, se la storia è l’astuzia della
ragione, il potere sarebbe a sua volta l’astuzia della storia – ciò che vince
sempre? Vorrebbe dire misconoscere il carattere strettamente relazionale dei
rapporti di potere. Essi non possono esistere che in funzione di una
molteplicità di punti di resistenza, i quali svolgono, nelle relazioni di
potere, il ruolo di avversario, di  bersaglio, d’appoggio, di sporgenza
per una presa. Questi punti di resistenza sono presenti dappertutto nella trama
del potere. Non c’è dunque rispetto al potere un luogo del grande
Rifiuto – anima della rivolta, focolaio di tutte le ribellioni, legge pura del
rivoluzionario. Ma delle resistenza, che sono degli esempi di specie:
possibili, necessarie, improbabili, spontanee, selvagge, solitarie, concertate,
striscianti, violente, irriducibili, pronte al compromesso, interessate o sacrificali;
per definizione, non possono esistere che nel campo strategico delle relazioni
di potere. Ma questo non vuol dire che ne siano solo la conseguenza, il segno
negativo, che costituisce, rispetto alla dominazione essenziale, un rovescio in
fin dei conti sempre passivo, destinato indefinitamente alla sconfitta. Le
resistenze non dipendono da un qualche principio eterogeneo; ma non sono
nemmeno illusione o promessa necessariamente delusa. Sono l’altro termine nelle
relazioni di potere, vi s’iscrivono come ciò che sta irriducibilmente di fronte
a loro. Sono dunque, anch’esse, distribuite in modo irregolare; i punti, i
nodi, i focolai di resistenza sono disseminati con maggiore o minore densità
nel tempo e nello spazio, facendo insorgere talvolta gruppi o individui in modo
definitivo, accendendo improvvisamente certi punti del corpo, certi momenti
della vita, certi tipi di comportamento. (…) Come la trama delle relazioni di
potere finisce per formare uno spesso tessuto che attraversa gli apparati e le
istituzioni senza localizzarsi esattamente in essi, così la dispersione dei
punti di resistenza attraversa le stratificazioni sociali e le unità
individuali. Ed è probabilmente la codificazione strategica di questi punti di
resistenza che rende possibile una rivoluzione, un po’ come lo Stato riposa
sull’integrazione istituzionale dei rapporti di potere”.

King Kong Théorie

consigli per la lettura…
da King Kong Girl di Virginie Despentes

…..scrivo dalla parte delle racchie, per le racchie, le vecchie, le camioniste, le frigide, le mal scopate, le inscopabili, le isteriche, le tarate, tutte le escluse dal gran mercato della bella donna….


"Allora vuol dire che le piaceva". Gli uomini, in tutta sincerità, ignorano fino a che punto non ci si possa difendere dal dispositivo di indebolimento delle ragazze, fino a che punto sia scrupolosamente organizzato per garantire che essi trionfino senza rischiare granchè, quando aggrediscono le donne. Credono, mellifluamente, che la loro superiorità sia dovuta alla loro grande forza. Non li disturba il fatto di battersi carabina contro coltello a serramanico. Giudicano la lotta paritaria, i beati cretini. è tutto qui il segreto della loro tranquillità di spirito.
 
E’ stupefacente come nel 2006, mentre tanta gente va in giro con computer palmari in tasca, apparecchi fotografici, cellulari, rubriche digitali, musica, non esista il minimo oggetto che si possa introdurre nella fica quando si esce per una passeggiata, e usare per lacerare l’uccello del primo stronzo che ti scivola dentro. forse rendere il sesso femminile inaccessibile con la forza non è auspicabile. Bisogna che resti aperta, e timorosa, una donna. se no, che cosa definirebbe la mascolinità?
Poststupro, il solo comportamento tollerato consiste nel rivolgere la violenza contro se stesse. Aumentare di venti chili, per esempio. Uscire dal mercato del sesso, dato che si è state sciupate, sottrarsi da sole al desiderio. In francia non si uccidono le donne a cui è successo, ma ci si aspetta da loro che abbiamo la decenza di autosegnalarsi come mercanzia danneggiata, inquinata. Puttane o imbruttite, che escano spontaneamente dal vivaio delle sposabili.
Lo stupro fabrica infatti le migliori puttane. Una volta aperte con la forza, esse conservano talora a fior di pelle un avvizzimento che piace agli uomini, qualche cosa di disperato e di seducente. Lo stupro è spesso iniziatico, taglia nella carne viva per fare della donna una donna offerta, che non si richiude mai più del tutto. sono sicura che c’è come un odore, qualcosa che i maschi riconoscono che li eccita ulteriormente.
Ci si ostina a fare come se lo stupro fosse straordinario e periferico, al di fuori della sessualità, evitabile. Come se non riguardasse che poche persone, aggressori e vittime, come se rappresentasse una situazione eccezionale, che non dice niente del resto. Mentre è, al contrario, al centro, nel cuore, fondamento delle nostre sessualità. Rito sacrificale centrale, è onnipresente nelle arti, fin dall’antichità, rappresentato nei testi, dalle statue, nei dipinti, una costante attraverso i secoli. nei giardini di parigi come nei musei, rappresentazioni di uomini che violentano le donne. Nelle Metamorfosi di Ovidio, si direbbe che gli dei passino il tempo a voler prendere delle donne che non sono d’accordo, a ottenere ciò che vogliono con la forza. facile, per loro che sono degli dei. E quando rimangono incinte, è ancora su di esse che le donne degli dei si vendicano. La condizione femminile, il suo alfabeto. Sempre colpevoli di ciò che ci viene fatto. Creature condiderate responsabili del desiderio che suscitano. Lo stupro è un programma politico preciso: scheletro del capitalismo, è la rappresentazione cruda e diretta dell’esercizio di potere. Esso designa un dominante e organizza le regole del gioco per permettergli di esercitare il suo potere senza restrizioni. rubare, strappare, estorcere, imporre, che la sua volontà si eserciti senza ostacoli e che egli goda della sua brutalità, senza che la parte avversa possa porre resistenza. Godimento nell’annullamento dell’altro: mi prendo tutti i diritti su di te, ti costringo a sentirti inferiore, colpevole e degradata.
Lo stupro è caratteristico dell’uomo, non la guerra, la caccia, la violenza o le barbarie, ma lo stupro, che le – finora – non hanno mai fatto proprio. La mistica maschile deve essere costruita come qualcosa di pericoloso per natura, criminale, incontrollabile. A questo titolo deve essere rigorosamente sorvagliata dalla legge, regolamentata dal gruppo. Oltre il velo del controllo della sessualità femminile appare il primo scopo del politico: formare il carattere virile come asociale, pulsionale, brutale. E lo stupro serve innanzi tutto da veicolo a questa costatazione: il desiderio dell’uomo è più forte di lui, non può dominarlo. si sente dire ancora spesso "grazie alle puttane, ci sono meno stupri", come se i maschi non potessero controllarsi, dovessero scricarsi in qualche modo. Convizione politica costruita, e non l’evidenza naturale – pulsionale – che si vuole far credere. Se il testosterone facesse di loro degli animali dalle pulsioni indomabili, ucciderebbero tanto facilmente quanto volentano. E’ lungi dall’essere così. I discorsi sulla questione del maschile sono zeppi di residui oscurantistici. Lo sturpo, l’atto condannato di cui non si deve parlare, sintetizza un complesso di convinzioni fondamentali riguardanti la virilità.

(n.d.ribellule; guerra alla guerra!!!…hihihi…)