12 MAGGIO 2010 A 33 ANNI DALLA MORTE DI GIORGIANA MASI

12 MAGGIO 2010
A 33 ANNI DALLA MORTE DI GIORGIANA MASI:
ORE 18.00 Presidio a Ponte Garibaldi
 
 Nell'anniversario della morte di Giorgiana Masi non vogliamo ricordare la
mera ricorrenza della morte di una donna, uccisa brutalmente dalla polizia
e dallo Stato fascista, ma vogliamo ribadire la nostra LIBERTA' DI SCELTA.
Giorgiana scelse di scendere in piazza per il diritto al divorzio e lo
fece nonostante il divieto di manifestare emesso da Cossiga. Noi vogliamo
urlare con forza che SIAMO LIBERE DI SCEGLIERE sulla nostra salute, sul
nostro corpo e sulla nostra sessualità.
Siamo stanche di dover ascoltare e leggere dichiarazioni fasciste e
retrograde che non parlano della tutela della salute delle donne me che
danno solo giudizi morali; non per ultime le affermazioni di Cota e Zaia
(neo presidenti delle regioni Piemonte e Veneto), di Gasparri e anche dei
fascisti quali Forza Nuova e Giovane Italia che pretendono di insegnarci
cosa sia contro la vita e vogliono impedirci, con la benedizione del
Vaticano, di avere libero accesso all'aborto farmacologico attraverso la
somministrazione della pillola abortiva RU486.
Siamo stanche di dover ascoltare chi, con palesi dichiarazioni
post-elettorali, temporeggia su questioni urgenti come il protocollo
applicativo per l'aborto farmacologico nelle strutture sanitarie del
Lazio.
Siamo stanche di questa società maschilista e patriarcale che vuole
decidere cosa sia più giusto per noi, accusandoci di essere assassine e di
prendere con leggerezza la scelta di abortire.
E' per questo che abbiamo deciso di riappropriarci degli spazi che ci
stanno togliendo, per affermare che non si può parlare di sicurezza
utilizzando la tutela dei nostri corpi come giustificazione per  le loro
politiche razziste e per rinchiuderci dentro casa a badare alla famiglia.
È  nelle case, in famiglia,  che avvengono la maggior parte delle violenze
sulle donne i cui responsabili sono mariti, padri, fratelli. E, non per
ultimo nei C.I.E., lager istituzionalizzati, dove le donne subiscono
vessazioni maschiliste e stupri dalla polizia che rimane impunita.
Noi  però non abbiamo più paura e vogliamo essere LIBERE di sentire nostro
ogni luogo, dalla casa alla strada, di giorno come di notte e di decidere
sulla nostra vita pienamente, senza l'ingerenza del Vaticano o dello
Stato.
Non siamo disposte a sottostare agli attacchi politici contro le donne e
siamo pronte a difendere i nostri diritti, senza dover essere
rappresentate dalle Livia Turco o Mara Carfagna o chi per loro.
Chi ci rappresenta sono le donne come Giorgiana, consapevoli e combattive
che, contro ogni divieto scendono in piazza per difendere i propri diritti
e la propria libertà di scelta.
GIORGIANA VIVE NELLE NOSTRE LOTTE!
Le studentesse del Pasteur, Kennedy, Mariani, Virgilio, Manara, Assemblea
Donne Valle Aurelia, Le Ribellule, Le Rosse dei Castelli, Donne ACCCP,
Facinorosse-Roma 3, Le Malefiche-La Sapienza, CSOA Macchia Rossa-Magliana,
Spazio Sociale Ex 51, Tifiamo Rivolta

Appuntamenti contro lo sgombero del 22!

È la stanza di tutte noi.

È la sede da cui siamo partite per tante manifestazioni femministe e lesbiche.

È il luogo dove immaginiamo e costruiamo un mondo senza la violenza degli uomini sulle donne.

È lo spazio collettivo che tutte noi vogliamo difendere.

La Sede al numero civico 22 di via dei Volsci a Roma fa parte della grande occupazione politica e abitativa di via dei Volsci del 1977.
Nel 1989 la Sede del 22 è diventata femminista!  
In tutti questi anni la Sede del 22 è sempre stata vissuta e attiva.
Da 20 anni usiamo la Sede del 22 per intrecciare percorsi di lotta contro la violenza sulle donne, per  organizzare mobilitazioni e incontri nazionali, per sviluppare percorsi politici e culturali femministi e lesbici.
La Sede del 22 è il luogo di donne che ospita e quindi rende possibile pratiche e pensieri di liberazione collettiva per tutte noi.
Dopo anni di tentativi di sgombero e tentativi di vendite all’asta delle sedi politiche di via dei Volsci, è stato notificato lo sgombero per la nostra Sede del 22 e per quella del numero 26.
La
Sede è di proprietà di una società immobiliare fallita che a sua volta
l’aveva comperata da un altro fallimento immobiliare. Questa catena di
speculazioni si ripete da vent’anni, in una città in mano a costruttori
senza scrupoli e palazzinari.

Lo sgombero della Sede del 22 è previsto per il 21 gennaio 2010.

Denunciamo questo tentativo inaccettabile di rimozione e chiusura di uno dei pochissimi spazi politici per donne e lesbiche a Roma.
Difendiamo la Sede del 22 come spazio separato vitale per la nostra autonomia di pensiero e di autodeterminazione.
L’esperienza
dei Collettivi, dei Centri antiviolenza e delle Case delle donne
testimoniano le centralità degli spazi fisici nei percorsi di
liberazione delle donne e delle lesbiche.
Sosteniamo questo luogo liberato dall’ingerenza patriarcale,
da costrizioni monetarie, controllo politico, e fondamentale per la
costruzione di percorsi di lotta contro l’oppressione di genere e
contro la violenza sulle donne.

Per difendere questo spazio, la Sede del 22, chiamiamo tutte le donne, femministe e lesbiche:

15 Gennaio 2010 – ore 18: ASSEMBLEA CITTADINA – verso il 21 gennaio

21 Gennaio 2010 – mattina: COLAZIONE AL 22”  

Le compagne femministe e lesbiche del 22

[Repressione] Testimonianze dal carcere

I giorni del g8 sono stati raccontati passo dopo passo qui: http://g8.italy.indymedia.org/

Questa è una testimonianza ulteriore di quei giorni, arrivata dopo l’uscita dal carcere di tutte e tutti i compagni arrestati. 

da infoaut sull’operazione rewind.

è una testimonianza dei compagni che sono usciti questo finesettimana dal carcere. 

Alla città di Bologna,

siamo Alessandro Boggia, Ernesto Rugolino, Marco Mattei e Francesco

Zuanetti, i quattro giovani studenti dell’università bolognese arrestati

lo scorso 6 luglio a seguito dell’operazione rewind e detenuti per due

settimane presso la casa circondariale "Dozza".

Questa lettera aperta che rivolgiamo a tutta la città di Bologna, vuole

essere una piccola e breve testimonianza diretta circa le drammatiche

condizioni in cui si trovano a vivere i detenuti e le detenute della

Dozza.

Ci siamo infatti trovati in prima persona a vivere una situazione di

sovraffollamento, di cui i soli numeri non riescono neanche minimamente a

rendere ragione; infatti un carcere pensato per non più di 600-700

detenuti, ora che si trova ad ospitarne circa 1200, vede esplodere il

numero di persone per cella: fino a 3 per cellette da una persona e fino a

sei per celle da 2-3 persone.

Oltre la drastica riduzione dello spazio disponibile, il sovraffollamento

è causa di precarie condizioni igieniche, con il rischio di diffusione

rapida di malattie veneree ed infettive anche a causa dell’impossibilità

per molti detenuti di accedere a medicine, spesso troppo costose, e anche

a causa di docce sporche e spesso senza acqua calda anche di inverno, che

scoraggia il detenuto ad usarle; le celle si presentano piccole, con

materassi vecchi e messi a terra per mancanza di letti, con forniture a

singhiozzo ed incerte di detersivi ed igienizzanti per la pulizia della

cella e dei sanitari, lenzuola cambiate solo una volta al mese con razioni

giornaliere di cibo spesso insufficienti a coprire il fabbisogno calorico

minimo per non deperire ed indebolirsi fisicamente ed immunitariamente.


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SIAMO TUTTE CLANDESTINE!! NO AL PACCHETTO SICUREZZA, NON AI MEDICI SPIA!3 APRILE ’09 – ORE 17.00 – davanti al Ministero del lavoro, salute, politiche sociali (via Veneto 56, metro Barberini)

Presidio di solidarietà a Kadiatou, la donna ivoriana denunciata comeclandestina da un medico dell’ospedale Fatebenefratelli di Napoli dove èandata a partorire

Evidentemente uno o più operatori sanitari, resi  troppo zelanti dal loro
razzismo, si sono sentiti in dovere di applicare una legge ancora prima che
fosse approvata.
Il 4 febbraio scorso, infatti, il Senato ha varato il cosiddetto Pacchetto
Sicurezza (ddl 733), che contiene, tra l'altro, una modifica all'articolo
35 del Testo Unico sull'Immigrazione (Dlgs 286-1998) che elimina la
garanzia, per gli irregolari che vanno a curarsi, di non essere segnalati
da parte dei sanitari. Un vergognoso provvedimento che impedisce di fatto
alle cittadine e ai cittadini stranieri, non in regola con il permesso di
soggiorno, di accedere alle prestazioni sanitarie. 
Ancora una volta repressione e controllo giungono sin dentro le corsie
degli ospedali dove dovrebbero essere garantiti diritti universali come
quello alla salute e alle cure!!
Nell’ospedale Fatebenefratelli di Napoli, a Kadiatou Kante è stato
sottratto il bambino impedendole persino di allattarlo per i 10 giorni che
ci sono voluti per dimostrare che era in attesa del riconoscimento
dell’asilo politico. Cosa succederà nei casi di espulsione di una donna
immigrata? Che fine faranno i bambini “clandestini”? Quante saranno le
donne che pur di evitare l’espulsione o di vedersi portare via il bambino
ricorreranno ai circuiti illegali per partorire o abortire rischiando la
morte? Kadiatou purtroppo non è neanche la prima vittima, appena due
settimane fa Joy Johnson, una nigeriana di appena 24 anni moriva di
tubercolosi per la paura di essere denunciata qualora si fosse presentata
in ospedale per farsi curare.
Se questa legge viene approvata definitivamente, nonostante le proteste
della maggioranza dei medici italiani, non solo gli immigrati irregolari
rischiano la segnalazione e l’espulsione per il solo fatto di ricorrere a
cure mediche, ma in caso di parto sarà impossibile anche la registrazione
anagrafica del bambino!
Ancora una volta il corpo delle donne viene utilizzato come pretesto per
giustificare leggi repressive. Non è un caso che proprio il pacchetto
sicurezza sia stato approvato strumentalizzando gli episodi di violenza
contro le donne degli ultimi mesi. Sull’onda del clamore mediatico creato
ad arte intorno a questi stupri si è voluto far credere che gli unici
responsabili della violenza contro le donne sono gli immigrati. Una
menzogna: 142 donne sono state uccise  nel 2008 e centinaia di migliaia
quelle picchiate e violentate dai loro mariti, fidanzati, amici. Che
c’entrano gli immigrati? Aumentare la paura dello straniero, la
diffidenza e l'odio serve solo a nascondere i veri responsabili della
insicurezza dei cittadini: i poteri forti che creano la precarietà, che
tagliano i servizi sociali, che licenziano, che fanno degradare i nostri
quartieri.
Contro pacchetti sicurezza e norme xenofobe che ci vogliono distinguere in
cittadine/i con e senza diritti, rispondiamo che 
SIAMO TUTTE CITTADINE DEL MONDO E ANDIAMO DOVE CI PARE! 
QUESTE MISURE NON DEVONO PASSARE!