VALERIO E’ VIVO E NOI NON ABBIAMO PAURA.

Sabato 21 febbraio

ore 17.00 Corteo Cittadino: concentramento Via Monte Bianco sotto la lapide

_________________________________________________________________________________

Valerio Verbano è stato ucciso dai fascisti il 22 febbraio 1980,
all’età di 19 anni. Ricordarlo dopo 29 anni non è un atto di
commemorazione, ma è un atto di resistenza contro la barbarie.

La barbarie dell’omicidio di Abba a Milano, delle violenze sui corpi
delle donne, della furia polizesca che ha stroncato le vite di Aldo
Bianzino e di Aldro, delle lame fasciste che ci hanno strappato Renato.
La barbarie che trasforma il lavoro in una guerra con morti e feriti.
La barbarie delle parole del ministro degli interni Maroni che incita
ad essere "cattivi con i clandestini" e un governo che impone ai medici
di denunciare qualsiasi uomo o donna "clandestino" che chiede soccorso
e aiuto.

Nel frattempo si vietano i cortei nel centro della città, diventa
reato bere una birra per strada di sera, si sgomberano i centri
sociali, le piazze della socialità e dell’incontro diventano checkpoint
presidiati dai militari. Viviamo il paradosso di un paese governato dal
"partito delle libertà" dove proprio la libertà viene tolta pezzo dopo
pezzo.

Per questo il ricordo di Valerio è importante; ci permette di
riannodare storie vecchie e nuove, storie di chi non ha paura e si
batte concretamente per costruire una società migliore.
Il 22 febbraio dell’anno scorso piu’ di duemila persone hanno invaso le
strade del Tufello, tutti insieme abbiamo inaugurato la Palestra
Popolare Valerio Verbano, un’altro spazio liberato dall’abbandono e
dalla speculazione che oggi pratica e difende il diritto allo sport
come bene comune.

I movimenti sociali sono sempre di più l’unica opposizione alla
deriva securitaria e autoritaria. L’Onda Anomala che ha travolto le
università e le metropoli, i Centri Sociali che hanno riconquistato
l’Horus di Piazza Sempione, i migranti di Castelvolturno che si
oppongono alla camorra e reclamano diritti, le comunità di Vicenza,
Chiaiano, della ValSusa, di Aprilia che non piegano la testa di fronte
alla devastazione della loro terra. Esperienze di lotta e di altra
società che con parole chiare dicono a tutti: «Noi la crisi non la
paghiamo».

Per queste ragioni invitiamo tutti i movimenti, i centri sociali, le
associazioni, le reti contro la precarietà, le realtà antifasciste e
antirazziste di Roma a dare vita a due giornate – sabato 21 e domenica
22 febbraio – di lotta e incontro, dove raccontare ancora la storia di
Valerio e di come i fascisti non hanno fermato la sua corsa.

La storia di Valerio è una storia collettiva costruita da chi non vuole chiedere il permesso per sentirsi libero.

VALERIO E’ VIVO E NOI NON ABBIAMO PAURA.

Continua a leggere

Pillola del giorno dopo:è un diritto

articolo da Osserva rosa

 

In continuità con la campagna
"Obiettiamo gli Obiettori"
proposta dalle Mai Stat@ Zitt@ di Milano
segnaliamo queste importanti informazioni
per la difesa dei nostri diritti

Pillola del giorno dopo

Come denunciare i medici che si rifiutano di prescriverla:

Scarica l’esposto-tipo,
tenendo conto che i fatti esposti sono relativi ad un caso specifico, e vanno quindi sostituiti con la situazione che hai dovuto concretamente affrontare


Come denunciare i farmacisti che si rifiutano di venderla:


Scarica la denuncia-tipo per i farmacisti che si rifiutano di vendere la pillola del giorno dopo

Consigli pratici contro l’ostruzionismo ospedaliero

    * Fatti sempre registrare all’entrata del Pronto Soccorso

    * Chiedi al personale medico e infermieristico con cui vieni in contatto di qualificarsi

    * Se ti dicono che il ginecologo di turno non può riceverti, chiedi il motivo e le sue generalità

    * Fatti rilasciare una cartella di Pronto Soccorso contenente i motivi della mancata prescrizione

    * Se si rifiutano di aderire a queste tue legittime richieste e ti allontanano senza giustificato motivo, chiama subito le forze dell’ordine e denuncia il tutto sul posto in loro presenza.

Pillola del giorno dopo
La pillola del giorno dopo (meglio sarebbe chiamarla contraccezione di emergenza), commercializzata nel nostro Paese con il nome di Norlevo o Levonelle, è un farmaco utilizzato come contraccettivo di emergenza entro le 72 ore successive ad un rapporto sessuale non protetto: il levonorgestrel, nella dose di 1,5 mg assunta per via orale, agisce inibendo o alterando la qualità dell’ovulazione (come peraltro fanno tutti i contraccettivi ormonali) e non interferendo in alcun modo sull’impianto dell’ovulo fecondato sulla mucosa uterina, che avviene 8 giorni dopo la fecondazione; poiché la gravidanza inizia appunto con l’annidamento dell’ovulo fecondato nella mucosa uterina, non può affermarsi che il farmaco sia abortivo, non solo perchè non interrompe una gravidanza in atto, ma anche perché non interferisce sul destino di un ovulo fecondato (cosa che per alcuni è equiparabile ad un aborto). Il metodo, che ha un’efficacia tanto maggiore quanto prima viene utilizzato, è inefficace se l’impianto dell’ovulo è già avvenuto: in tal caso, tuttavia, l’assunzione del farmaco non influisce sulla prosecuzione della gravidanza.
In italia la pillola del giorno dopo può essere venduta con ricetta nominale non ripetibile prescritta da un medico: pertanto in caso di necessità è necessario rivolgersi obbligatoriamente a un medico o a un ginecologo, con tutte le difficoltà (sia di ordine pratico che di ordine psicologico) che si ricollegano a tale eventualità. In molti Paesi europei la contraccezione d’emergenza è liberamente acquistabile come farmaco da banco, e in alcuni casi viene addirittura distribuita gratuitamente. Negli Stati Uniti la FDA ha stabilito che la cosiddetta pillola del giorno dopo possa essere acquistata dai maggiorenni senza la ricetta medica (estate 2006).
Un’altra peculiarità del nostro Paese riguarda l’obiezione di coscienza, che è prevista soltanto dalla legge 194 sull’interruzione di gravidanza (e che quindi prevede una gravidanza accertata), ma secondo un parere non vincolante del Comitato Nazionale per la Bioetica potrebbe essere estesa alla prescrizione della pillola del giorno dopo (in assenza di una gravidanza accertata).
Sono segnalati in tutta Italia casi di ospedali che negano la prescrizione della pillola del giorno nei momenti critici in cui non è reperibile né il medico nel consultorio familiare, né il medico di base (per esempio durante i finesettimana), adducendo come come motivo l’obiezione di coscienza dei medici di turno.
(http://www.lucacoscioni.it//pillola_del_giorno_dopo)

Pillolissima 2009

Questo piccolo grande errore.

Con Pillolissima 2009 libertà e autodeterminazione!

Il 14 febbraio  è il giorno degli innamorati: per questo ci siamo chieste 
se  i rapporti amorosi tra giovani e meno giovani siano tutelati effettivamente con  l’accesso a misure  preventive e anticoncezionali.

Questa notte i più grandi ospedali di Roma sono stati oggetto di un blitz-inchiesta da parte di studentesse (di alcune scuole di Roma  e delle due università La Sapienza e  Roma 3) e precarie.  L’obiettivo è quello di tracciare una mappa di quegli ospedali in cui illegalmente si esercita l’obiezione di coscienza  sulla contraccezione di emergenza. Verso le 22.00 piccoli gruppi di donne sono entrati contemporaneamente nelle sale dei pronto soccorso richiedendo la cosidetta  "pillola del giorno dopo", che deve essere assunta entro le 72 ore dal rapporto sessuale ma la cui efficacia diminuisce col passare delle ore.

I dati raccolti la scorsa notte sono i seguenti.

Il policlinico Gemelli e l’ospedale S.Pietro Fate Bene Fratelli non prescrivono la pillola. Difronte alle insistenze delle studentesse, il personale risponde  che questi sono ospedali cattolici(come se si fossero dimenticati di essere convenzionati con lo stato italiano), giustificando, in questo modo, l’omissione di soccorso.

L’ospedale CTO rifiuta la prescrizione della pillola e al momento di rilasciare la dichiarazione del rifiuto, la dottoressa chiede di pagare il ticket di 25 euro, indirizzando poi la richiedente ad un altro ospedale per avere la prescrizione della pillola, dopo aver pagato un altro ticket.

I pronto soccorsi degli ospedali Policlinico Umberto I, San Filippo Neri, San Camillo Forlanini, S.Eugenio, Pertini prescrivono la pillola solo dietro pagamento del ticket di 25 euro. In particolare l’ospedale S.Eugenio viene indicato da più ospedali come il luogo in cui viene prescritta la pillola "senza problemi". 

Negli ospedali S.Andrea, Policlinico Casilino , Policlinico Tor Vergata si segnala la presenza di obiettori ma, allo stesso tempo, la possibilità di ottenere la prescrizione della pillola, anche se con tempi di attesa non prevedibili e sempre dietro il pagamento del ticket.

Denunciamo l’omissione di soccorso e l’interruzione di un pubblico servizio degli ospedali, laddove è illegale che i medici ricorrano all’obiezione di coscienza. La contraccezione di emergenza infatti ha un effetto prefertilizzante e non abortivo,  non prevede restrizioni d’uso (è un farmaco che rientra nella "classe 1" dell’ OMS) e deve essere prescritta senza diagnosi.

Ribadiamo inoltre che la salute deve essere un sevizio pubblico e gratuito per tutti e tutte, migranti  e cittadini/e italiani/e: per questo riteniamo inaccettabile il costo del ticket (solo per farsi prescrivere una pillola) pari a 25 euro che devono essere sommate al costo del farmaco(circa 13 euro). La nostra azione è volta a rimettere al centro del dibattito pubblico la libertà delle donne nella gestione del proprio corpo, troppo spesso utilizzato strumentalmente per dare avvio a provvedimenti dettati dalla morale cattolica e che limitano la possibilità di scegliere una sessualità e una maternità consapevole.

Per questo noi obiettiamo gli obiettori.

Tutte le donne devono avere accesso ad un’informazione laica e libera su sessualità e prevenzione, che agendo prima dell’emergenza educhi a una sessualità consapevole; a un sistema di welfare universale che consenta prestazioni sanitarie gratuite e servizi che ne sostengano l’autodeterminazione, a partire da consultori, asili pubblici e centri antiviolenza.

La libertà e i diritti delle donne non saranno il prezzo da pagare in questa crisi. Né ora né mai.

Studentesse e precarie
 
pillolissima2009@gmail.com

http://pillolissima2009.splinder.com

IL DIRITTO DI MANIFESTARE NON SI TOCCA

assemblea cittadina mercoledì 18 febbraio alle ore 21
al csoa Forte Prenestino


 Il diritto di manifestare nelle strade e nelle piazze della nostra città
 è stato posto pesantemente sotto attacco nei giorni scorsi dal fuoco
 incrociato di attori economici (Confcommercio), istituzionali (prefetto
 Pecoraro, sindaco Alemanno), mediatici (Il Messaggero). E’ un tema che
 ricorre ciclicamente nelle esternazioni di reazionari di tutte le risme,
 sempre pronti a denunciare il carattere fastidioso della libera
 espressione del conflitto sociale, ma in queste ultime settimane la faccenda ha
raggiunto toni parossistici. Ha cominciato Pambianchi, presidente dei
commercianti romani, a invocare la chiusura del centro ai cortei, in
quanto disturbatori dei buoni affari dei suoi associati.
Ha rilanciato il  prefetto Pecoraro promettendo di liberare la città dai manifestanti.
Ha infine raggiunto l’apice il colonnello Maroni, ministro di Polizia, con i suoi
 editti degni del ventennio fascista. Il tutto amplificato da una
 vergognosa campagna disinformativa del Menzognero, quotidiano del palazzinaro
Caltagirone, che si è fatto paladino dei “cittadini” prigionieri dei
 manifestanti, come se questi ultimi non fossero “cittadini” anche
 loro.
 I toni sono poi sfumati nelle giornate successive ma la sostanza non
 cambia di molto: i cortei disturbano il flusso incessante della produzione e del
 consumo, sono luoghi di cultura critica e di emersione della tante
 problematiche che agitano una società ingiusta, permettono alle persone
 di uscire di casa per ritrovarsi, condividere, respirare aria di
liberazione.
 E’ evidente il progetto di ridurre progressivamente gli spazi di
 agibilità democratica in questo periodo storico caratterizzato da una crisi
 economica che produrrà malcontento sociale e, speriamo, voglia di organizzarsi e
di scendere in piazza.
Militarizzazione dei territori, delirio securitario,
 “strategia della paura”, video-sorveglianza senza più limiti,
 riduzione del conflitto sociale a problema di ordine pubblico, divieto di
 manifestare, sono aspetti diversi di un problema unico: il tentativo di
proporre una svolta autoritaria per gestire la crisi. Dovremo aspettarci
 nell’immediato futuro altre puntate di questa indecente telenovela
 fascistoide, per esempio la firma di un protocollo d’intesa per limitare
i cortei vincolante per tutti.

E’ un problema che riguarda tutti e tutte,
 dai centri sociali alle case occupate, dai sindacati di base agli studenti,
 dai collettivi glbt ai comitati di solidarietà internazionale, fino ai
 migranti che saranno il soggetto sociale che più duramente pagherà la
 crisi e il clima di guerra tra poveri.
 Non dobbiamo farci trovare impreparat@, mettiamo i piedi nel piatto fin
da subito, ragionando su di un percorso di attivazione e di lotta a difesa
del diritto di manifestare che viaggi in sintonia e complicità con le
 mobilitazioni contro il pacchetto sicurezza, contro gli sgomberi, contro
 la violenza sessista, per l’apertura di spazi di libertà.

 
  Rete Antifascista Metropoliatna
 

Piattaforma NOVAT 2009

Manifestazione nazionale NO VAT 2009
autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione, cittadinanza

 Roma, 14 febbraio `09 – partenza da Piazza della Repubblica, ore 14.00

A ottant´anni dai Patti lateranensi tra Pio XI e Mussolini (11 febbraio 1929), in piena crisi del sistema neoliberista permangono
le connivenze tra stato autoritario e Vaticano, vero cuore del Concordato. Decenni di sdoganamento istituzionale del
fascismo trovano rispondenza nel revisionismo di Ratzinger su Pio XI e Pio XII, complici del fascismo, del nazismo e della
deportazione ed eliminazione di donne e uomini considerati “diversi”.
Stipulati per la difesa dei reciproci privilegi, i Patti lateranensi e la loro versione aggiornata nel Concordato dell´84 sono
potenti strumenti di controllo. In loro nome la religione cattolica e i suoi simboli continuano ad imperversare, alimentando
la logica dello “scontro di civiltà” e un clima in cui autodeterminazione, laicità, ateismo e libertà di pensiero sono stigmatizzati
e spesso puniti come atti di terrorismo culturale.
La manifestazione NO VAT – rivendicando autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione e cittadinanza – ha l´obiettivo
di denunciare il progetto di egemonia del Vaticano e la sua funzionalità ad un sistema sessista, fascista e razzista, nonché
il suo ruolo nella gestione delle crisi del sistema neoliberista.
Come in un gioco delle parti, in tempi di crisi economica a un welfare differenziale e ridotto all´osso e alla progressiva distruzione
di uno stato sociale che, almeno sulla carta, offriva garanzie a tutte e tutti, la chiesa fa eco con “soluzioni” caritatevoli
discriminatorie e familiste.
Intanto i tagli all´istruzione e alla sanità pubblica continuano a garantire un incessante flusso di denaro nelle casse di scuole
e università confessionali, di cliniche e ospedali cattolici.
La distruzione della scuola pubblica, denunciata dall’“onda studentesca” dell´autunno 2008, ha non solo la finalità di indirizzare
altrove le risorse, ma anche quella – ben più grave nei tempi lunghi – di sottrarre alle nuove generazioni gli strumenti
di conoscenza, di crescita del senso critico e di conseguente lettura dei meccanismi di potere.
In Italia le associazioni cattoliche ingrassano il portafogli tra interventi sociali e gestione diretta di alcuni CIE – Centri di
identificazione ed espulsione – e CARA – Centri d´accoglienza dei richiedenti asilo. Così facendo avallano la gestione securitaria
del fenomeno dell´immigrazione e controllano un esercito di riserva di lavoratori e lavoratrici provenienti da altri
paesi. E intanto si accaparrano la gestione delle emergenze internazionali per moltiplicare il business: aids, campi profughi,
aiuti umanitari.
Sul piano ideologico, le gerarchie vaticane difendono e rafforzano la subordinazione patriarcale di un sesso all´altro, facendo
guerra al concetto di gender che decostruisce la “naturalità” dei ruoli tra donne e uomini e portando questa guerra ideologica
nell´ambito della loro costante intromissione nelle politiche degli organismi nazionali e internazionali (ONU, Unione
Europea).
Il papato dell´integralista Ratzinger, attraverso il controllo sulla nascita e sulla morte pretende di gestire e ridisciplinare i
corpi e le forme di vita; gli anatemi vaticani contro ogni istanza di autodeterminazione vanno di pari passo al moltiplicarsi
di ordinanze e divieti di sindaci-sceriffi. La famigliola da pubblicità televisiva è, così, imposta da stato e chiesa come modello
unico di rispettabilità e chi non vi corrisponde diventa indecoroso/a quando non addirittura pericoloso/a.
A ottant’anni dai Patti lateranensi, stato e gerarchie vaticane mirano a neutralizzare il conflitto sociale anche producendo
nuove marginalità da stigmatizzare e nuovi “scarti” da criminalizzare col pretesto della “sicurezza”.
Sappiamo bene cosa si nasconda dietro queste campagne d´odio: la paura di perdere i privilegi e il potere.
Ma la loro paura non vogliamo pagarla noi!
Alziamo la testa. Diciamo con determinazione che non abbiamo paura di far paura.
Denunciamo le connivenze tra stato e chiesa nella gestione delle politiche securitarie, razziste, transfobiche, lesbofobe, omofobe
e misogine e torniamo di nuovo in piazza il 14 febbraio 2009, con la manifestazione NO VAT per
· l´autodeterminazione e la libertà di scelta responsabile in ogni fase della vita;
· l’istruzione pubblica e laica e l’abolizione dell’ora di religione;
· un sistema sanitario pubblico e laico;
· uno stato sociale che risponda alle necessità reali dei diversi soggetti;
· i diritti e la piena cittadinanza di lesbiche, trans, gay e migranti;
· l´eliminazione delle leggi ideologiche dettate dal Vaticano e la cancellazione della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita;
· l’abolizione del Concordato e dei privilegi derivanti (esenzione ICI, otto per mille…).

Coordinamento Facciamo Breccia
www. facciamobreccia.org  adesioni@facciamobreccia.org

CORTEO ANTIRAZZISTA A NETTUNO! CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA



Domenica 8 febbraio 2009, con partenza alle 16.30 dalla stazione FFSS di
Nettuno, un colorato corteo interetnico sfilerà per le vie della città
per riaffermare la necessità di una società multiculturale, vicina ai
deboli e per chiedere pieni diritti di cittadinanza per i migranti che
fuggono da guerra e fame per migliorare le proprie condizioni di vita,
lavorando nostro Paese nel rispetto delle leggi. Il vile gesto xenofobo
compiuto a Nettuno la notte tra sabato e domenica scorsi ci riempie di
sgomento. Mai tanta cieca violenza aveva attraversato le nostre strade.
Singh, un ragazzo di origine indiana è stato picchiato a sangue e dato
alle fiamme mentre dormiva nella stazione ferroviaria. Singh è ricoverato
in condizioni molto gravi al S.Eugenio di Roma e la prognosi è ancora
riservata. Esprimiamo viva solidarietà a Singh, la sua famiglia e a tutta
la comunità indiana, presente nel nostro territorio da oltre vent'anni,
stimata ed impegnata sia nel commercio che nel settore agricolo. 
Contestiamo chi vuole in modo ipocrita e strumentale far passare questi
episodi razzisti come bravate giovanili, gesti dovuti all’uso eccessivo
della droga e dell’alcool. La chiara premeditazione con cui è stata
perpetuata questa aggressione spaventosa dimostra  l'intenzionalità degli
aggressori. Fermarsi ad una pompa di benzina, prendere del carburante,
entrare in stazione, picchiare un giovane, dipingergli il volto di vernice
grigia, cospargerlo di benzina ed infine appiccare il fuoco, non sono gesti
prodotti da “ricerca sfrenata di emozioni” ma sono atti consci e,
drammaticamente, studiati, come pure la scelta di un uomo indifeso e in una
condizione di vita disagiata. Obiettivo fondamentale della manifestazione
sarà l’intrecciarsi delle culture e delle nazionalità, per una realtà
sociale di condivisione e rispetto che lavora per sradicare l’odio contro
il diverso.  Il cosiddetto “Pacchetto sicurezza”, che verrà votato
domani al Senato, prevede una serie di norme che restringono i diritti dei
migranti e ne aumentano la precarietà dell’esistenza, rendendo possibile
il ripetersi di episodi come quello di Nettuno. Se il pacchetto sarà
approvato, chi è senza permesso di soggiorno rischia di essere denunciato
dal medico se va al Pronto Soccorso, non potrà più riconoscere i figli e
le figlie, sposarsi o inviare i soldi a casa. Il DDL prevede inoltre
l’aumento della detenzione nei CIE (ex CPT) fino a 18 mesi , l’aumento
della tassa per la richiesta o il rinnovo del permesso di soggiorno. Viene,
inoltre, introdotto anche il reato di ingresso e soggiorno illegale nello
Stato. Ma che “pacchetto sicurezza”, cittadinanza per tutti! Assemblea
permanente antirazzista  Nettuno, 04.02.2009 

LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE NON DIPENDE DAL PASSAPORTO LA FANNO GLI UOMINI


Invitiamo tutte a partecipare a un presidio

contro la  violenza maschile sulle donne,

giovedì 29 gennaio – ore 16

scalinata del campidoglio

Il Comune di Roma ha indetto per giovedì 29 gennaio (dalle ore 16) una
seduta straordinaria del consiglio comunale per discutere una serie di
provvedimenti speciali per la "sicurezza" delle donne.

Le istituzioni e i media ancora una volta non hanno alcun ritegno nell’usare
le donne che già subiscono violenza per parlare di altro e per distogliere
l’attenzione dal fatto che la violenza contro le donne la compiono sempre
uomini – di qualunque nazionalità e classe sociale essi siano.

Al fatto che le donne in Italia subiscono violenze o vengono uccise da
familiari, ex o conoscenti nel 90% dei casi (dai Istat), la politica e le
istituzioni non hanno mai risposto con alcun ‘consiglio straordinario’,
perché vorrebbe dire ammettere che c’è un intero sistema sociale ed
economico che sfrutta le donne e cerca di controllare le loro vite con la
‘cultura’ dello stupro.

LE DONNE INSIEME

POSSONO SCONFIGGERE LA PAURA DELLO STUPRO,

POSSONO DENUNCIARE E DIFENDERSI

L’Assemblea romana di femministe e lesbiche

sommosse_roma@autistici.org*

ROMA LIBERA DAI FASCISTI

Il 19 gennaio l’organizzazione neonazista Casapound ha occupato una struttura comunale in via Pellati, al Portuense. Ancora una volta tentano di mettere piede in una parte di Roma che negli anni ha saputo mantenere alta l’attenzione e prevenire che si aprissero nuove sedi fasciste.Questo spazio, originariamente destinato a servizi per il quartiere, è stato per un paio di giorni presidiato da qualche decina di nostalgici, che dichiarano di voler riavviare al suo interno, oltre che il solito rancido covo, l’attività dell’associazione “Anni verdi”, già chiusa per aver sottratto alla sanità laziale ben 1.200.000 euro, speculando sui servizi ai disabili.L’immediata campagna proposta dalle realtà sociali ed antirazziste del territorio è stata oggetto di una vera e propria intimidazione da parte della questura di Roma, per inibire qualsiasi mobilitazione contro questa tentativo di un gruppetto di neonazisti di inserirsi in un tessuto urbano in cui occupazioni a scopo abitativo, spazi sociali, cittadini didifferente provenienza e cultura convivono in uno dei pochi spazi della città ancora non avvelenato dallo squadrismo e dal razzismo dell’estrema destra.Già dal pomeriggio del 21 camionette della celere e volanti tutelano gli“occupanti” da qualsiasi manifestazione di indignazione, insieme a consiglieri comunali e municipali del PDL, che spingono perché a questo gruppetto di nostalgici venga assegnato uno spazio pubblico, sostenuto condenaro pubblico. Uno spazio in cui proseguire le intimidazioni eaggressioni fasciste razziste ed antisemite, unica forma di attivismo chevenga promossa dalla destra estrema romana, che ha già portato,nell’agosto 2006 alla morte di Renato Biagetti, accoltellato da due fascisti sul litorale di Focene.Il sindaco Alemanno, e buona parte della maggioranza, che non ha mai rinnegato il proprio attivismo squadrista, sono saliti al Campidoglio conil proposito di cambiare radicalmente il volto di questa città, compresele forme dell’aggregazione giovanile e della socialità.Lo spazio che si è aperto in questa fase di governo delle destre sul paesee nella città di Roma per organizzazioni, associazioni e partitucoli fascisti ha prodotto una legittimazione dell’infiltrazione di poche decine di militanti, senza alcun radicamento e credibilità, fin dentro inostri territori e nelle lotte sociali.Durante le mobilitazioni studentesche dello scorso autunno, la presenza di neofascisti, culminata con l’aggressione respinta a Piazza Navona,segnava il tentativo di chiudere una battaglia fondamentale sull’accesso alla formazione e sul futuro della cultura di un intero paese, nelle strette maglie di una identità generazionale, chiusa e corporativa, assai cara a chi governa. La lotta per il diritto all’abitare, con una storia di decenni combattuti per garantire a tutt* il diritto ad un’esistenza degna, nella capitale dei palazzinari e delle mafie del cemento, è stata messa in discussione da qualche speculatore dell’emergenza abitativa, come appunto Casa Pound e le sue semivuote occupazioni fantoccio, razziste ed identitarie.Allo stesso modo, spazi neofascisti, come il Foro 753 e la stessa CasaPound, vere e proprie sedi di partito, vengono utilizzate come contrappeso alla socialità indipendente, ricca e radicata delle decine di centri sociali e alla libera aggregazione delle piazze e delle strade.Vogliono una città sempre più sterile, costosa ed escludente.In centro come in periferia, piazze e luoghi vivi della città sono ormai chiusi alla libera frequentazione, resi invivibili dalle ordinanze e dalla presenza asfissiante della polizia.Ai centri sociali e ai movimenti per il diritto all’abitare che rivendicano l’antifascismo e la pratica dell’autogestione, che arricchiscono la metropoli aprendo spazi all’incontro, all’attivazione e all’espressione delle tante identità di questa città, è stata dichiarata una vera e propria guerra.Una guerra iniziata con lo sgombero dell’Horus, chiuso militarmente conil teatrino delle finte molotov, e dell’occupazione di case di via Revoltella, a Monteverde, esperimento socioabitativo sostenuto ea ttraversato da giovani e residenti del quartiere, l’intervento di decine di celerini contro l’occupazione simbolica di via Induno, che denunciava una speculazione immobiliare nel cuore di Trastevere.Non ci lasciamo intimidire, vogliamo denunciare con forza questa sporca operazione di legittimazione dei figliocci di Alemanno, senza altra credibilità se non la polizia che la sostiene.                                                                                                                                              Convochiamo una manifestazione contro l’apertura di un covo neonazista alquartiere portuense

.Appuntamento Sabato 24 Gennaio, alle 17:30 in piazzale della Radio                                                                                                                          

Con Renato nel cuore,Antifascist* sempre

NO VAT 2009- autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione, cittadinanza

NO VAT 2009
Autodeterminazione, Laicità,, Antifascismo, Liberazione, Cittadinanza

Manifestazione Nazionale
Roma, 14 febbraio `09
Concentramento in Piazza della Repubblica – ore 14

 

Domenica 25 gennaio, ore 11 – 17
Assemblea nazionale organizzativa
Roma, CSOA Forte Prenestino, via Federico Delpino
 

LA PIATTAFORMA
A ottant´anni dai Patti lateranensi tra Pio XI e Mussolini (11 febbraio 1929), in piena crisi del sistema neoliberista permangono le connivenze tra stato autoritario e Vaticano, vero cuore del Concordato. Decenni di sdoganamento istituzionale del fascismo trovano rispondenza nel revisionismo di Ratzinger su Pio XI e Pio XII, complici del fascismo, del nazismo e della deportazione ed eliminazione dei `diversi´.
Stipulati per la difesa dei reciproci privilegi, i Patti lateranensi e la loro versione aggiornata nel Concordato dell´84 sono potenti strumenti di controllo. In loro nome la religione cattolica e i suoi simboli continuano ad imperversare, alimentando la logica dello "scontro di civiltà" e un clima in cui autodeterminazione, laicità, ateismo e libertà di pensiero sono stigmatizzati e spesso puniti come atti di terrorismo culturale.
La manifestazione NO VAT – rivendicando autodeterminazione, laicità, antifascismo, liberazione e cittadinanza – ha l´obiettivo di denunciare il progetto di egemonia del Vaticano e la sua funzionalità ad un sistema sessista, fascista e razzista, nonché il suo ruolo nella gestione delle crisi del sistema neoliberista.
Come in un gioco delle parti, in tempi di crisi economica, (a un welfare differenziale e ridotto all´osso) alla progressiva distruzione di uno stato sociale che, almeno sulla carta, offriva garanzie a tutte e tutti, la chiesa fa eco con "soluzioni" caritatevoli discriminatorie e familiste
Intanto i tagli all´istruzione e alla sanità pubblica continuano a garantire un incessante flusso di denaro nelle casse di scuole e università confessionali, di cliniche e ospedali cattolici.
La distruzione della scuola pubblica denunciata dall´"onda studentesca" dell´autunno 2008, ha non solo la finalità di indirizzare altrove le risorse, ma anche quella – ben più grave nei tempi lunghi – di sottrarre alle nuove generazioni gli strumenti di conoscenza, di crescita del senso critico e di conseguente lettura dei meccanismi di potere.
In Italia le associazioni cattoliche ingrassano il portafogli tra interventi sociali e gestione diretta di alcuni CIE – Centri di identificazione ed espulsione – e CARA – Centri d´accoglienza dei richiedenti asilo. Così facendo avallano la gestione securitaria del fenomeno dell´immigrazione e controllano un esercito di riserva di lavoratori e lavoratrici provenienti da altri paesi. E intanto si accaparrano la gestione delle emergenze internazionali per moltiplicare il business: aids, campi profughi, aiuti umanitari.
Sul piano ideologico, le gerarchie vaticane difendono e rafforzano la subordinazione patriarcale di un sesso all´altro, facendo guerra al concetto di gender che decostruisce la "naturalità" dei ruoli tra donne e uomini e portando questa guerra ideologica nell´ambito della loro costante intromissione nella politica non solo degli stati ma anche degli organismi internazionali (ONU, Unione Europea).
Il papato dell´integralista Ratzinger, attraverso il controllo sulla nascita e sulla morte pretende di gestire e ridisciplinare i corpi e le forme di vita; gli anatemi vaticani contro ogni istanza di autodeterminazione vanno di pari passo al moltiplicarsi di ordinanze e divieti di sindaci-sceriffi. La famigliola da pubblicità televisiva è, così, imposta da stato e chiesa come modello unico di rispettabilità e chi non vi corrisponde diventa indecoroso/a quando non addirittura pericoloso/a.
A ottant´anni dai Patti lateranensi, stato e gerarchie vaticane mirano a neutralizzare il conflitto sociale stigmatizzando e criminalizzando tutte le "diversità", costruendo nuove marginalità, nuovi "scarti", cioè soggettività che devono essere espulse dal senso comune e dalla categoria di normale, per addossare loro la "colpa" dell´insicurezza.
Sappiamo bene cosa si nasconda dietro queste campagne d´odio: la paura di perdere i privilegi e il potere.
Ma la loro paura non vogliamo pagarla noi!
Alziamo la testa. Diciamo con determinazione che non abbiamo paura di far paura.
Denunciamo le connivenze tra stato e chiesa nella gestione delle politiche securitarie, razziste, transfobiche, lesbofobe, omofobe e misogine e torniamo di nuovo in piazza il 14 febbraio 2009, con la manifestazione NO VAT per
• l´autodeterminazione e la libertà di scelta responsabile in ogni fase della vita;
• l’istruzione pubblica e laica e l’abolizione dell’ora di religione;
• un sistema sanitario pubblico e laico;
• uno stato sociale che risponda alle necessità reali dei diversi soggetti;
• i diritti e la piena cittadinanza di lesbiche, trans, gay e migranti;
• l´eliminazione delle leggi ideologiche dettate dal Vaticano e la cancellazione della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita;
• l’abolizione del Concordato e dei privilegi derivanti (esenzione ICI, otto per mille…).
 
Coordinamento Nazionale Facciamo Breccia
http://www.facciamobreccia.org
mailto:info@facciamobreccia.org
 
 per aderire:
mailto:adesioni@facciamobreccia.org
 
per contribuire:
C/C: 6725417 – ABI: 01030 – CAB 02800: – CIN: V
PRESSO MONTE DEI PASCHI DI SIENA AG. FIRENZE SEDE
INTESTATO A: AZIONE GAY E LESBICA Firenze
codice IBAN IT70V0103002800000006725417
causale: manifestazione NO VAT
 

 Fuoricampo Lesbian Group > Officina di Studi, Arte e Politica lesbica.
website: http://www.fuoricampo.net
e-mail: info@fuoricampo.net
tel: 3391408010
 
Associazione Fuoricampo
Casella Postale 2206 agenzia Emilia Levante
40137 Bologna – Italia
 

Presidio di solidarietà a Magdalena.

LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
NON HA NAZIONALITA’, LA FANNO GLI UOMINI

“PERCHE’ UN MASCHIO ITALIANO NON PUO’ ESSERE FEDELE”
HA DETTO
ALESSIO AMADIO, ITALIANO E STUPRATORE DI UNA DONNA RUMENA
PRESIDIO DI SOLIDARIETA’ A MAGDALENA

In occasione della Sentenza di primo grado
Tribunale Piazzale Clodio, Roma
Mercoledì 21 gennaio – ore 9
 
miss tic
 
Magdalena, 38 anni rumena, lo scorso 13 maggio alle 6.30 del mattino ha
subito un’aggressione e uno stupro, costantemente sotto la minaccia di
un’arma da taglio, da parte di Alessio Amadio un uomo italiano di 40
anni. Lo stupro è avvenuto nel call center dove Magdalena lavorava come
addetta alle pulizie. Alessio Amadio ai primi di giugno era agli arresti
domiciliari. Alla fine di settembre era a piede libero.
Questo caso non ha avuto spazio sui media perché è scomodo sottolineare
che una donna rumena ha subito violenza da un uomo italiano di classe
media. Questo caso infatti rovescia completamente la ‘regola’ su cui
hanno costruito il pacchetto sicurezza, per cui è lo “straniero” a
mettere a rischio la sicurezza delle donne italiane.
Le istituzioni strumentalizzano la violenza contro le donne per fini
razzisti e per giustificare leggi repressive, mentre gli stupratori non
hanno nazionalità, l’unica cosa che li accomuna è che sono tutti
uomini. Magdalena è stata stuprata da un italiano mentre lavorava e
minacciata di morte. Lui Alessio Amadio, non è stato additato come mostro
o minaccia per la sicurezza nazionale. Lui ha potuto rivendicare la
violenza dichiarando “perché un maschio italiano non può essere
fedele”, quindi non può controllare le proprie pulsioni. Di conseguenza
sarebbe nella natura delle donne dover subire, possibilmente in silenzio e
senza difendersi, dagli eccessi della “virilità” maschile.
Infatti nelle vergognose motivazioni alla sentenza per lo stupro e
l’omicidio di Giovanna Reggiani si legge “La Corte (…) non può non
rilevare che sia l’omicidio, sia la violenza sessuale (…) sono
scaturiti del tutto occasionalmente dalla combinazione di due fattori
contingenti: lo stato di ubriachezza e di ira per un violento recente
litigio sostenuto dall’imputato e la fiera resistenza della vittima…In
assenza degli stessi (i due fattori contingenti) l’episodio criminoso,
con tutta probabilità, avrebbe avuto conseguenze assai meno gravi”. 
Le istituzioni sostengono e alimentano la cultura dello stupro, ritenendolo
così “naturale” e inevitabile da chiedere alle donne di subirlo per
salvarsi la vita. In quanto donna Giovana Reggiani è colpevole di non
essere stata una brava vittima. 
Magdalena è stata licenziata perché stuprata dal compagno della sua
datrice di lavoro. Il Comune di Roma ha sfruttato la vicenda
mediaticamente, dichiarando sui giornali che si sarebbe costituito parte
civile - fatto mai accaduto - e che le avrebbe offerto un altro posto di
lavoro. Dopo mesi di silenzio e senza aver fornito alcun sostegno, il
Comune ha offerto a Magdalena un posto di lavoro con contratto di 3 mesi. 
Contro la normalizzazione della cultura dello stupro  e contro le logiche
che vogliono le donne deboli e sottomesse per poterle meglio sfruttare
affettivamente, economicamente e sessualmente, le donne continueranno a
difendersi, a lottare e a denunciare con rabbia, perché non sono loro a
doversi vergognare per le violenze degli uomini. 
Assemblea romana di femministe e lesbiche 
sommosse_roma@inventati.org