Dentro e fuori i Cie di Bologna e Roma

16/05

Il vento delle evasioni arriva anche a Roma, ora che è proprio primavera. Questo pomeriggio ci hanno provato in tre, a scavalcare il muro, durante una partita di calcio, e solo due ci sono riusciti. Ora che scriviamo non abbiamo loro notizie: ma tifiamo per loro e per la loro libertà.

A memoria nostra di evasioni a Ponte Galeria non ce ne sono mai state molte – noi ne ricordiamo due, spettacolari, ma risalenti a quattro e a dieci anni fa. Sarà per questo che i cani da guardia del Ministro sono andati su tutte le furie e hanno deciso di massacrare di botte un recluso pescato a caso. Un tipo tranquillo, secondo i suoi compagni, il più facile da massacrare: prima un poliziotto solo, poi tutti gli altri addosso. Ora che il ragazzo è in infermeria, i cani di Maroni possono ritornarsene a cuccia soddisfatti, almeno per un po’.

Ascolta il racconto della fuga e del pestaggio raccolto da Radio Blackout: http://www.autistici.org/macerie/?p=15353

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Repressione e altre beltà d’Italia.

In questi giorni non sono pochi i fatti che fanno riflettere su come lo Stato italiano stia cercando di reprimere le nostre vite, prima ancora che i nostri movimenti. Un paio di esempi, cui è bene dare visibilità.

–Migrazioni–

Nella notte, nel Cie di Ponte Galeria è morta una detenuta tunisina. Si chiamava Mamouni Mubraka e aveva 44 anni. Ieri sera le hanno comunicato che sarebbe stata espulsa e questa mattina le sue compagne di cella l’hanno trovata impiccata in bagno. Da quel momento le recluse e i reclusi di Ponte Galeria sono in sciopero della fame per protestare contro questa morte, contro le condizioni disumane di detenzione, contro i maltrattamenti e contro i rimpatri. Mamouni Mubraka lascia un marito, e un figlio. Era in italia da più di 20 anni. È stata catturata due settimane fa dalla polizia mentre era in coda in Questura per rinnovare il permesso di soggiorno.

Se dobbiamo dare un nome a chi l’ha uccisa, non basterebbero le poche righe che abbiamo a disposizione. Del resto, almeno qualche nome di questa lista lo conoscete già: intanto il ministro Maroni, che questa mattina si vantava della gente deportata in Libia senza neanche passare dai porti italiani; poi il partito del Ministro, e tutto il suo governo, che si apprestano a portare di nuovo a sei mesi il tempo di reclusione nei Centri di identificazione ed espulsione; e ancora la
Croce rossa italiana, che gestisce il centro di Roma Ponte Galeria e diversi altri lager in Italia; e giù giù, tutte le brave persone che applaudono alle retate, che si radunano nelle strade ad urlare
"espulsioni, espulsioni!" e che sputano rancore ad ogni passo.

Ascolta l’intervista ad una sua compagna di cella raccolta da Radio Blackout di Torino:
http://piemonte.indymedia.org/article/4879

–Antifascismo–

Tutto confermato dalla Cassazione, sei anni dopo per i 2 antifascisti che erano accorsi all’ospedale san paolo di milano per sapere quali erano le condizioni di Dax, colpito con alcune coltellate dai fascisti, sono stati condannati a 18 mesi con una richiesta di risarcimento che supera i 120.000 euro.
Nulla ci sorprende, neanche questo verdetto gia’ scritto.

 

Attentato ad Acrobax

La notte tra il tre e il quattro maggio, alle 1.00 circa del mattino
un gruppo di neofacscisti, ha dato fuoco alla macchina di un compagno
del laboratorio occupato acrobax, parcheggiata nel parcheggio
antistante allo spazio, rivendicando l’azione con un lancio di
volantini inneggianti all’onore dei camerati caduti.

Un vile gesto intimidatorio verso gli abitanti di una casa occupata
del coordinamento cittadino di lotta per la casa che per l’ennesima
volta subisce un attacco di stampo neofascista, come quello sventato
l’anno scorso.

Sul sessismo e la Mayday milanese.

Milano. Primo maggio. Pur condividendo totalmente i presupposti e gli obiettivi dell’iniziativa noi purtroppo non c’eravamo. Una ragazza che aveva partecipato alla Mayday ha subito violenza. Poca violenza, tanta violenza, non importa. E’ violenza. Altrimenti non siamo divers* da chi sta dentro i tribunali e giudica il livello di violenza dalla profondità di una penetrazione.

E’ vomitevole la maniera attraverso la quale la stampa gioca con i termini “ubriaca”, “mayday”, “egiziano”. Una botta bacchettona e moralista alla ragazza, una botta alla mayday che finisce per apparire come un raduno di scoppiati e l’ultima botta allo straniero.

Tutto ben dosato per ottenere un mix che in sintesi potrebbe essere espresso in un concetto chiaro: la sinistra è “cultura dello sballo” e “anche le donne di sinistra possono essere stuprate dagli stranieri”. Il resto potete immaginarlo da voi.

Abbiamo letto il comunicato, parlato, ci siamo confrontate, incazzate e abbiamo concluso che le cose scritte da Mayday milano chiariscono si il contesto ma sbagliano per alcune sviste significative.

Nel comunicato non c’e’ scritto in un solo passaggio che mayday è solidale con la ragazza che ha subito violenza. Scontato che lo sia ma doveva essere scritto giacchè la ragazza è più importante della mayday.

Sbagliato specificare che si sia trattato di (un tentativo di violenza). Lo stesso comunicato difatti rileva che è comunque gravissimo e la distinzione a nostro avviso non andava fatta.

Sbagliato specificare che il violentatore non faceva parte del corteo. Come se non ci fossero uomini sessisti e che fanno violenza alle donne tra chi viene ai cortei. E’ una estremizzazione ideologica. Di più: è una assoluzione a priori di tutti gli uomini che fanno parte del movimento.

Nelle discussioni che si stanno facendo su indy lombardia si legge troppa preoccupazione rispetto al fatto che i nostri luoghi sarebbero stati in qualche modo “violati” (per il comunicato è "lambita" e "lordata" la giornata di festa, di solidarietà e di lotta). Ricordiamo che è la ragazza ad essere stata violata e non gli spazi o la festa.

In ogni caso noi sappiamo che la violenza può avvenire in tutti i luoghi e non c’e’ una zona franca, centri sociali compresi. Fino a che tra compagni ci si preoccuperà soltanto di dimostrare che i nostri luoghi non sono zone a rischio si fa un gran danno a noi tutte e tutti.

Questo ci sembra uno dei nostri problemi: la quasi totale assenza di riflessione su violenze e sessismo che sono certamente dentro o attraversano i nostri spazi durante occasioni in cui l’adesione al motivo politico che le caratterizza spesso non è esattamente la caratteristica centrale di chi vi partecipa. Se non si riflette su ciò che avviene nei "nostri" spazi non si può certo cogliere con chiarezza l’entità del problema all’esterno. Lo si capisce dalle conclusioni cui arriva il comunicato quando addebita le "ripercussioni sul rapporto tra i sessi" alla "diminuzione complessiva della conflittualità politica e sociale", come se nelle fasi in cui si poteva assistere a maggiori esempi di "espressione di desideri alternativi e egualitari" ci fossero stati meno atti di violenza contro le donne.

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AIUTI PER L’ABRUZZO

EPICENTRO SOLIDALE
stiamo raccogliendo materiale da inviare a Fossa (AQ)
cercheremo di aggiornare volta per volta qui, se avete dubbi:
http://www.epicentrosolidale.org/
.
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A questo indirizzo potete ascoltare la corrispondenza di questa mattina
effettuata da Radio Onda Rossa con i compagni arrivati in Abruzzo.
Il paese di Fossa, tra i più colpiti nella zona dell’epicentro,
è quello per ora scelto dal movimento romano come centro di raccolta.

http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/Terremoto%20Abruzzo/090408abruzzo1.mp3

.

 

Di cosa c’è bisogno?

Di momento in momento ci aggiornano sulle necessità più impellenti per la popolazione; la lista che segue verrà aggiornata, pertanto vi invitiamo a consultarla e a trasportare presso i centri di raccolta unicamente i materiali richiesti.

  • Olio extravergine d’oliva
  • Aceto
  • Thé/camomilla in bustine
  • Riso
  • Tonno
  • Caffé
  • Fette biscottate/biscotti
  • Verdure/legumi ins catola (mais, fagioli…)
  • Orzo
  • Tute unisex extra large
  • Tute bambini
  • Boxer uomo
  • Pettini
  • Scarpe
  • Scatole/scatoloni per panni (in plastica)
  • Bavaglini
  • Malox compresse
  • Voltaren pomata
  • Tachipirina compresse
  • Carta igienica
  • Pannolini anallergici
  • Stoviglie di plastica rigida (bicchieri/piatti/posate) o usa e getta
  • Bacinelle
  • Lisoform
  • Detersivo liquido/in polvere per lavatrice
.

info sugli altri punti di raccolta:
radio onda rossa 06.491750

*Mai più costrette a sanguinare. Da Roma a Kabul un grido di rabbia unisce le donne*

 

Oggi 100 donne hanno dato vita a una perfomance artistica di denuncia e
solidarietà nei confronti delle donne afgane.* Recentemente l’Afghanistan ha
reso legge una consuetudine che autorizza, nelle coppie sciite, il marito ad
avere rapporti sessuali con la moglie anche non consensuale e di fatto
legalizza lo stupro. Questa stessa legge vieta alle donne di uscire di casa,
di lavorare e di andare dal medico senza il permesso del marito, e dà la
custodia dei figli a padri e nonni in caso di separazione dei coniugi.
Con i piedi scalzi e del sangue che grondava abbiamo sceso la scalinata di
Trinità dei Monti a Piazza di Spagna per gridare con forza che nessuna donna
mai più deve essere costretta a sanguinare!* Ai piedi della scalinata
abbiamo deposto dei sassi per segnalare la nostra indignazione per come è
stata repressa la manifestazione di protesta delle donne in Afghanistan
sotto gli occhi silenti della polizia.
Siamo donne. Italiane, arabe, sudamericane, donne di tutto il mondo che non
si riconoscono detentrici di una cultura unica o di un modello di
democrazia da esportare. Soprattutto quando questa democrazia viene
spacciata come il fine giusto della guerra, in nome della libertà e dei
diritti delle donne.
Ricordiamo che nella nostra Italia "democratica e occidentale" l’80% delle
violenze avviene dentro le pareti domestiche, perpetrato da mariti,
compagni, fratelli, padri. Solo attraverso la nostra consapevolezza,
autodeterminazione e autorganizzazione possiamo trovare risposte.
RIPRENDIAMO LA PAROLA PARTENDO DALLA SOLIDARIETA’ TRA DONNE.
Noi come donne rispondiamo, ci organizziamo, usciamo dai ruoli assegnateci e
lo facciamo quotidianamente attraverso la rivendicazione dei nostri
desideri, sogni e bisogni.

Roma, 23 aprile 2009

*ReSISTERS*
Solidarietà internazionale per la libertà di scelta

La nostra resistenza è pane quotidiano

Il 7 aprile del 1944 morivano , fucilate dai nazisti, dieci donne.
Clorinda Falsetti, Italia Ferracci, Esperia Pellegrini, Elvira Ferrante,
Eulalia Fiorentino, Elettra Maria Giardini, Concetta Piazza, Assunta Maria
Izzi, Arialda Pistolesi, Silvia Loggreolo furono assassinate al ponte di
ferro perchè insieme ad altri ed altre abitanti dei quartieri limitrofi
avevano assaltato un forno. Volevano riprendere la farina e
il pane che i fascisti negavano alla popolazione straziata dalla guerra e
destinavano, invece, ai tedeschi.
La loro morte doveva essere l’esempio che scoraggiasse chi intendeva
ribellarsi, ma il ricordo del loro coraggio è ancora la forza di chi cerca
giustizia.
Il 25 aprile vogliamo mantenere viva la memoria della resistenza di quelle
donne che,
come molte altre, pagarono con la vita un gesto di disobbedienza contro un
regime che ne schiacciava la dignità.


Quella storia ci appartiene, non è finita. Ricordarle è anche parlare
delle donne che ogni giorno resistono con i propri corpi alle guerre, alle
privazioni, alla negazione di libertà e delle diverse forme di esistenze.
Corpi violabili ma resistenti ogni giorno nel chiuso delle case e delle
famiglie
dove è quotidiana l’appropriazione dell’affettività e del lavoro;
negli spazi pubblici,
dove le aggressioni verbali e fisiche
vorrebbero ricondurci alla sottomissione e dove le lesbiche sono oggetto
di stupri punitivi per rieducarle” e costringerle all’ordine
eterosessuale.
La nostra resistenza è pane quotidiano perché lottare è la forma di
esistenza che abbiamo scelto in una società che nega, stravolge e si
appropria continuamente di ciò che siamo.

25 aprile 2009 ponte di ferro dalle 9:30 alle 10:30
in ricordo delle dieci donne giustiziate dai nazifascisti.

Antifasciste romane