RU-486 LIBERE DI SCEGLIERE

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RU-486 LIBERE DI SCEGLIERE

Dopo mesi di polemiche nel luglio 2009 l’Agenzia Italiana per il
Farmaco(AIFA) ha dato il via libera per la commercializzazione in Italia
del Mefegyne, o RU-486, o pillola abortiva. Da febbraio il farmaco sarà
disponibile negli ospedali.
La RU-486 è un farmaco che permette alla donna di abortire senza
sottoporsi ad intervento chirurgico. Inibisce lo sviluppo dell’embrione
causando il distacco, l’eliminazione della mucosa uterina e la dilatazione
del collo dell’utero, con un processo simile a quello delle mestruazioni.

COME FUNZIONA:
In presenza di personale medico, la donna assume da una a tre compresse di
Mifegyne (Mifepristone) entro la settima settimana (49 giorni) dall’inizio
dell’ultima mestruazione.  Poco dopo puo’ rientrare a casa. Dopo due
giorni bisogna sottoporsi ad una visita medica che accerti l’espulsione
del materiale gravidico e quindi l’effettiva interruzione della
gravidanza. Se questa non è avvenuta viene somministrata la prostaglandina
che  induce contrazioni uterine e provoca l’espulsione dei tessuti
embrionali mediante un sanguinamento vaginale (che può durare da 7 a 30
giorni). La donna rimane in osservazione per alcune ore. Circa due
settimane dopo viene effettuata una visita di controllo.
Secondo gli studi effettuati l’interruzione di gravidanza avviene nel
92-99% dei casi con l’assunzione di entrambi i farmaci, nell’80% dei casi
con l’assunzione di solo Mifepristone. Se l’interruzione non fosse
avvenuta sarà necessario sottoporsi all’aspirazione chirurgica.
 
DIFFERENZA ABORTO CHIRURGICO-RU486
Entrambi i metodi sono efficaci e sicuri. In rari casi il medico deve
sconsigliare l’uno o l’altro per ragioni legate alla salute della donna
coinvolta.Esistono pero’ delle differenze riguardanti il periodo entro il
quale la donna si deve decidere e anche riguardanti la percezione dei due
metodi.  L’interruzione farmacologica si offre per le donne che sono
giunte rapidamente alla decisione di interrompere la gravidanza. Le donne
che si decidono piu’ tardi o hanno bisogno di un tempo di riflessione piu’
esteso, devono ricorrere all’intervento chirurgico che viene eseguito
generalmente dopo la 7° settimana.
Con la RU-486 si evita l’intervento chirurgico e l’eventuale anestesia.
Mentre l’operazione dura poco tempo il procedimento della RU-486 dura
almeno 3 giorni.
Le perdite di sangue con l’intervento sono di breve durata e poco
abbondanti mentre con la  RU-486 sono più prolungate.
Con l’intervento chirurgico i dolori prolungati sono rari, mentre con la
RU-486 i dolori addominali possono essere più o meno prolungati.
Con la RU-486 c’è una riduzione dei tempi di attesa negli ospedali e un
miglioramento delle  condizioni per le donne che devono affrontare un
aborto.

ALTROVE:
Molte donne in Europa, dove è commercializzata  da circa 20 anni,
utilizzano la pillola RU486; si tratta di circa il 30% del totale delle
interruzioni di gravidanza. In Francia si eseguono con la Ru486 un terzo
di tutti gli aborti volontari.
Attualmente la RU486 è in uso in tutti i Paesi della Comunità Europea, ad
eccezione di Italia (in cui è in fase di sperimentazione soltanto in
alcune regioni) e Irlanda.

COSA NON E’:
La pillola abortiva non è la pillola del giorno dopo, che viene assunta
entro 72 dal rapporto a rischio e che previene il CONCEPIMENTO ed è quindi
da considerarsi un anticoncezionale d’emergenza (prima si assume, più
probabilità ci sono che faccia effetto).

QUESTIONI CONTROVERSE:
Gli antiabortisti stanno sollevando la polemica sulla obbligatorietà della
"ospedalizzazione" di  almeno tre giorni consecutivi.Dal 2005 in alcune
regioni italiane è  in corso una sperimentazione e tutta questa attività è
 monitorata  dalle relazioni annuali che il Ministero della salute deve
produrre  sull’applicazione della legge 194.

Dopo la sperimentazione il rischio è che venga imposto il ricovero ospedaliero per 3 giorni,
quando la 194 non lo impone. Questo permetterebbe alle aziende ospedaliere,
che non vogliano utilizzare la ru486 di addurre come scusa la mancanza di posti letto.

Altro problema è l’idea di permettere l’utilizzo della pillola alle sole
donne che superano una sorta di test socio-psicologico. Il test
consentirebbe di vietare la pillola per le categorie considerate più a
rischio: le donne che non hanno conoscenze linguistiche adeguate
(straniere da poco in Italia), chi risiede ad oltre un’ora da un ospedale,
chi non ha un’alta tolleranza al dolore, le donne sole o prive di
assistenza, quelle prive di un’auto. È un’ipotesi che tuttavia non potrà
essere imposta, semmai pilotata attraverso protocolli di intesa con le
Regioni.

LA LEGGE 194:
* l’interruzione deve essere effettuata da un medico in  una struttura
ospedaliera pubblica, oppure convenzionata autorizzata, O ANCHE  in un
poliambulatorio pubblico adeguatamente attrezzato (art.8)
* il certificato serve alla donna ad ottenere l’intervento  e, SE
NECESSARIO, il ricovero (art.8).
Quindi in nessuna parte della 194 si parla di obbligo di  ospedalizzazione
per l’Ivg, ma si fa solo riferimento al fatto che della  procedura deve
occuparsene un medico, e all’interno di una struttura  autorizzata a
farlo.
*Il medico che esegue l’interruzione della gravidanza e’ tenuto a fornire
alla donna le informazioni e le indicazioni sulla regolazione delle
nascite, nonche’ a renderla partecipe dei procedimenti abortivi, che
devono comunque essere attuati in modo da rispettare la dignita’ personale
della donna. (art.14)
*La legge prevede, a carico delle Regioni, l’aggiornamento del personale
ospedaliero  "sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose
dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per
l’interruzione della  gravidanza" :
*Le regioni, d’intesa con le universita’ e con gli enti ospedalieri,
promuovono l’aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti
ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui
metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e
sull’uso delle tecniche piu’ moderne, piu’ rispettose dell’integrita’
fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della
gravidanza. Le regioni promuovono inoltre corsi ed incontri ai quali
possono partecipare sia il personale sanitario ed esercente le arti
ausiliarie sia le persone interessate ad approfondire le questioni
relative all’educazione sessuale, al decorso della gravidanza, al parto,
ai metodi anticoncezionali e alle tecniche per l’interruzione della
gravidanza. Al fine di garantire quanto disposto dagli articoli 2 e 5, le
regioni redigono un programma annuale d’aggiornamento e di informazione
sulla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e
assistenziali esistenti nel territorio regionale.(art.15)

QUINDI?
La RU-486 è un’alternativa a cui abbiamo diritto, dobbiamo essere libere
di scegliere consapevolmente se e come abortire. Dobbiamo avere accesso a
tutte le informazioni e tutte le possibilità per gestire
una gravidanza indesiderata. Non vogliamo essere ostaggio della
disinformazione bigotta e di comportamenti punitivi nei nostri confronti.
Non dobbiamo scontare nessuna pena, non abbiamo nessuna colpa da espiare
col dolore.
Le amministrazioni si dovrebbero preoccupare non tanto di scelte che spettano solo

e unicamente alla donna, ma piuttosto di offrire strutture
che possano prevenire gravidanze indesiderate e sostenere maternità consapevoli.
 
Abbiamo bisogno di luoghi in cui la donna possa trovare le cure e
l’accoglienza necessarie ad affrontare serenamente ogni sua scelta.
E mezzi (casa, reddito, servizi) che sostengano
l’autodetrminazione di tutte e tutti, con o senza permesso di soggiorno.