Spunti Antropologici

visioni2Sono un corpo, ho un corpo…è questa l’ambiguità costitutiva della mia corporeità:

l’oscillamento fra il corpo vissuto e la sua oggettivazione come organismo biologico….

….da un lato la vita vissuta dall’altro l’idea che ne costruiamo…

L’esperienza del corpo che sono è il mio corpo che vive, il corpo che ho è il corpo che viene oggettivato, cioè razionalizzato, pensato, descritto, raccontato nei diversi contesti culturali,

Io…..

Io sono un corpo pe(n)sante…… non soltanto ho un corpo, una macchina biologica, ma al tempo stesso sono soprattutto un corpo…è il corpo il vero soggetto conoscente del mondo…

il corpo non è un tubo…è plasmato dalla storia…è profondo come la nostra presenza in questo mondo…il corpo si agita in un mondo che è già basato sulla presenza di altri corpi ed è modellato intorno alla passata presenza di altri Io non sono un essere in astratto…un individuo….

In -corporo esperienza e conoscenza……

L’incorporazione definisce le modalità attraverso cui gli esseri umani vivono l’esperienza nel mondo e ne producono la rappresentazione…

Indica la capacità del corpo di assorbire la conoscenza di agire nel mondo e al tempo stesso di essere modellato dalle forze storiche, culturali e sociali

Il mio corpo mima….è in grado di assorbire il sapere con i pori della propria pelle…ruba con gli occhi…. Come quando si apprende un lavoro, sviluppa un’abilità incorporata in una sorta di “seconda natura”.

E’ attraverso la mimèsi che apprendiamo le tecniche, imparandolo a posizionarlo sulla scena sociale. Mimès è l’imitazione.

Il corpo è il primo mezzo con cui gli uomini e le donne nelle diverse società si servono per uniformarsi alla tradizione . Quello che fa, le sue pratiche, sono un impronta del suo processo di apprendimento, di educazione, di formazione ma che è anche un meccanismo usato dal potere per modellarlo. Il gesto, come la parola non è mai naturale ma è sempre un prodotto storico……il corpo riesce a naturalizzare la tecnica appresa, di assorbirla fino al punto da non riconoscerne più il carattere socioculturale.

L’apprendimento corporeo è silenzioso…mima. I modi di camminare , mangiare, nuotare, scopare ci appaiono naturali o spontanei, mentre sono comportamenti naturalizzati; frutto di un processo graduale di apprendimento che avviene attraverso un esposizione del corpo a tutte le forze storiche che puntano a dominare la capacità d’azione anche nella nostra dimensione intima.

Il potere si esercita, si infiltra…non è qualcosa che si divide tra coloro che lo possiedono o coloro che lo detengono esclusivamente e coloro che non lo hanno o lo subiscono. Il potere deve essere analizzato come qualcosa che circola, o meglio come qualcosa che funziona solo a catena. Non è mai localizzato qui o lì, non è mai nelle mani di alcuni, non è mai appropriato come una ricchezza o un bene.

La biomedicina, lo stato, la chiesa, la famiglia sono istituzioni, cioè dispositivi organizzati e formalizzati che hanno l’obiettivo di regolare i comportamenti e le relazioni sociali. Le istituzioni fondano la loro autorità sia sulla coercizione diretta dei comportamenti, sia attraverso un dialogo intimo e una mobilitazione delle emozioni degli attori sociali finalizzata alla produzione del consenso.

In tal senso le istituzioni agiscono attraverso una perenne attività culturale, che stabilisce norme e sanzioni, regole morali e comportamenti, che definisce il confine tra vita e morte, fra irrazionalità e razionalità, fra natura sociale e costruisce le stesse idee di persona, soggettività, intimità di sé.

Il sé “trascendente”, costante e unitario, universale e comune a tutte le culture umane sono una costruzione etnocentrica prodotta dalla psicologia occidentale che si basa su una retorica dell’individualità.

…se l’individuo è considerato un dato naturale e universale allora conseguentemente il modello di una società “individualista” risulterebbe legittimato come unico e quindi indiscutibile

Lo stato, la chiesa e la biomedicina appaiono storicamente alleati nella definizione del normale e dell’anormale, del razionale e dell’irrazionale, in una convergenza di interessi che ha come obiettivo centrale il controllo della corporeità femminile e, attraverso di essa, il corpo sociale.

L’appartenenza ad un’istituzione è quindi assorbita nel proprio corpo, naturalizzata attraverso l’incorporazione della norma, cosicché l’istituzione produce modi di fare, agire, pensare, sentire e attraverso di essi si rende al tempo stesso visibile _ perché espressa dai quei comportamenti _ e invisibile _ perché quei comportamenti appaiono naturali.