Flat: Femministe e lesbiche a confronto

scritto da Angela Ammirati

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(Roma) No a compromessi e frasi di convenienza, no a lectio magistralis e a discussioni orizzontali, l’esperienza del sé e della  relazione, sono queste le modalità insostituibili che differenziano un’assemblea femminista dai  luoghi deputati alla politica ufficiale o da congressi indetti dalle segreterie di partito dove la “questione femminile” è spesso e volentieri relegata ai margini dell’agenda politica o se si è fortunate afferisce alla nobil causa della pari opportunità.

 Cosi in un fine settimana di febbraio, dal clima estivo e vacanziero, Roma diviene il luogo dove Sessismo, Violenza e Autodeterminazione, temi propri della politica femminista si materializzano  in corpi e in voci che riflettano, che contestano che si indignano di fronte all’attacco non solo più  mediatico ma, dopo l’episodio napoletano, ormai anche agito alla libertà e alla soggettività delle donne. L’autodeterminazione, come spazio di auto-nomia dei corpi non solo delle donne ma di tutte le diverse sessualità, libertà per tutti gli infiniti generi, il riconoscimento di modelli alternativi al paradigma eterosessista della famiglia è la sostanza delle discussioni della due giorni femminista di sabato e domenica scorsi, ospitata dalla casa Internazionale delle donne e dall’università Valdese di Roma, dove femministe e lesbiche si sono ritrovate autogestendosi in tavoli di lavoro per pensare alla costruzione di un percorso politico e autonomo di denuncia e critica permanente ad una società mortificata ancora da forme e pratiche patriarcali e di riappropriazione  di linguaggi, simboli, riflessioni, che negli ultimi due decenni sono rimasti incrostati e imprigionati  da una politica femminista addomesticata che ha smesso di riversarsi nelle piazze, nei luoghi  pubblici, atrofizzandosi in meccanismi  autoreferenziali e da una mancanza di trasmissione dei saperi.

Ma il femminismo, forse- come scriveva qualche tempo fa Ida Dominijanni – non è solo una questione di eredità, non vive solo di trasmissione ma di scommesse, non si nutre solo di continuità ma anche e soprattutto di differenze. E’ forse le trecento donne e lesbiche provenienti  da tutte Italia questa scommessa l’hanno vinta almeno nel desiderio di politica e di un rapporto di continuità con le femministe storiche. Il rifiuto di ridurre l’aborto ad un diritto; la consapevolezza del carattere compromissorio della 194, frutto di una cultura patriarcale e di mediazione tra componenti laiche e cattoliche degli schieramenti politici; la necessità che l’aborto sia semplicemente depenalizzato; l’autocoscienza che l’aborto investe anche il tema dell’etica della differenza sessuale e della sessualità maschile, inviolabile e deresponsabilizzata, irrompe nuovamente sul tavolo di lavoro sull’ Autodetrminazione come segno di continuità con il passato.

Trasversali a tutti i tavoli la violenza; da quella  economica a quella domestica, da quella perpetrata sulla parola e sul pensiero delle donne a quella compiuta dai “media mainstreaming”,  dove si consuma l’oggettivazione del corpo della donna e dove non sono riconosciute soggettività altre.  Esclusa da logica discriminante non è nemmeno  il mondo It e accanto al digital divide compare il gender divide- dicono le femministe del tavolo comunicazione – è divario di genere che esprime  un disequilibrio tra uomini e donne nell’accesso alle nuove tecnologie avanzate, monopolio esclusivo dell’ universo maschile. La struttura stessa della macchina informatica-comunicativa – è realizzata " quasi ad immagine e somiglianza" della mente dell’uomo bianco occidentale.

La freesoftware, insieme di applicativi liberi di essere scambiati e distribuiti, può diventare, dunque, uno strumento che contrasta la struttura gerarchica della comunità informatiche e un mezzo di libertà delle donne, dove creare nuovi linguaggi e sperimentare nuove forme di comunicazione. La decostruzione dei rapporti di potere tra i sessi non può prescindere dalla formazione e dalla scuola, riflesso di un pensiero occidentale che ha espunto il corpo e le relazioni connotandoli come debolezza e inferiorità. L’educazione sessuale, la valorizzazione dei saperi femministi hanno costituito il nucleo centrale del tavolo n. 5 sul Sessimo.

 Un quadro positivo e propositivo animato  soprattutto dalla giovani e giovanissimi è emerso dalla giornata conclusiva di ieri in cui sono state presentate le relazioni di ciascun gruppo di lavoro e proposte su scadenze e azioni politiche permanenti da sostenere localmente in ogni città.  Nello specifico tra gli impegni presi quelli di continui sit – in di denuncia e di protesta,  snobbare la manifestazione del 8 marzo indetta dai sindacati, per realizzarne un Flat nel mese di maggio, evitando strumentalizzazioni ed ennesime passerelle istituzionali e infine la  proposta di obiezione all’obiezione di coscienza sulla 194. Il femminismo – questa la proposta conclusiva che racchiude l’anima della due giorni – Flat – non deve arroccarsi su posizioni di difesa delle conquiste ottenute o di risposte a provocazioni e campagne strumentali ma deve ritornare ad aggredire la società in tutti i suoi ambiti, scardinare tutto il sistema eterosessista

Per informazioni dettagliate sul programma e sulle relazione dei tavoli consultare il sito