Slutwalk_Roma

slutwalk

Sabato 6 aprile abbiamo attraversato il centro di Roma, un non-luogo  che è ormai  solo una vetrina per turisti. Con la SlutWalk, femministe, soggettività e collettivi lgbti, Queer, Cagne e favolosità varie si sono riappropriat@ delle strade da cui quotidianamente sono esclus@.
Siamo partit@ dal Teatro Valle, abbiamo fatto lo struscio al Pantheon, abbiamo inveito sotto il Parlamento e abbiamo  canzonato le boutique di via del Governo Vecchio. Poi ci siamo sciolt@ in una pomiciata collettiva a piazza Navona.

La Slutwalk di Roma è stata il punto di arrivo di un percorso e di un ragionamento sul corpo, per trovare collettivamente un modo con cui risignificarlo in senso politico.
Si è svolta all’interno del Festival “Da Mieli a Queer” perché abbiamo individuato nella normalizzazione e nell’omologazione i processi attraverso cui il controllo sociale reprime desideri e scelte.
La Slutwalk è un insieme di pratiche, per noi è stata l’occasione di intraprendere percorsi e tessere alleanze con altre soggettività che, come le donne, vengono stigmatizzate in base a scelte sessuali e attività riproduttive.
FUCK PATRIARCHY!

Il corpo, svincolato dalle imposizioni e dai condizionamenti esterni che lo rendono oggetto, diventa soggetto che rivendica bisogni e desideri all’interno di una collettività complessa; un soggetto che rivendica il diritto inalienabile di attraversare spazi pubblici e privati senza subire violenza, anche sotto forma di uno sguardo morboso.

Nella cultura in cui siamo immers@  le donne passano automaticamente da vittime di violenza ad ammaliatrici di uomini. Nella differenza delle storie ciò che rimane è il meccanismo giudicante (solo per fare alcuni esempi si potrebbe partire da “Processo per stupro” fino ai più recenti casi di violenza : Montalto di Castro, San Sepolcro, L’Aquila).

Con la SlutWalk ribaltiamo la logica della marginalizzazione con quella della rivendicazione, a partire dalla parola Puttana: la più usata per offendere le donne.
Nel nominarci Puttane abbiamo deciso di riappropriarci e gridare a squarciagola una parola che ci incolpa, spesso e volentieri, di andarci a cercare stupri e violenze con le nostre minigonne e le nostre scollature profonde.

Noi rivendichiamo il diritto di essere libere, di andare dove ci pare, baciare chi ci pare e scopare con chi ci pare.