SOLIDARIETA’ ATTIVA a chi è costrett@ a vivere in gabbia

Al grido di "libere tutte", la scorsa notte, una ventina di persone ha
rotto il silenzio che sovrasta il lager di Ponte Galeria giungendo
davanti le mura della sezione femminile e portando solidarietà alle
donne e agli uomini rinchiuse/i e private/i della loro libertà.

Sono passati ormai 6 giorni dal pestaggio di un ragazzo malato di cuore
appena trasferito nel C.I.E.: ancora, ad oggi, non si ha nessuna notizia
nonostante i molteplici tentativi di ricerca.

Dai contatti con alcune donne detenute si è, inoltre, appreso che molte
di loro stanno rifiutando il vitto come protesta per le insostenibili
condizioni igienico-sanitarie (topi nelle docce, lenzuola di carta che
non vengono mai sostituite, materassi buttati per terra come soluzione
al sovraffollamento delle celle) e, soprattutto, per il cibo avariato
distribuito come unica forma di alimentazione.

Da ieri, sabato 8 agosto, le prime denunce per il reato di clandestinità.

Da ieri, le prime ronde legalizzate a caccia di una spiegazione alla
paura indotta dallo stato.

Vogliono normalizzare il razzismo ma noi non ci abitueremo mai a vivere
con un lager dentro la città.

Solidarietà attiva a chi è costretto/a a vivere in gabbia.

Antirazziste e antirazzisti

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