La nostra quotidianità è scandita da tempi e modi che sentiamo essere nostri,li percepiamo come naturali. Solo nel compiere gesti che ci inducono a provare un senso di colpa prendiamo coscienza del fatto che il nostro agire è condizionato. Giustifichiamo ogni tipo di repressione,soprattutto latente,convint@ che sia necessaria per vivere in una società. Partiamo da una concezione antropologica negativa secondo cui l’essere umano è naturalmente predisposto all’eliminazione dei suoi simili,lo diamo per scontato e troviamo altrettanto scontata la soluzione di convivere in società organizzate. Associamo l’idea di organizzazione al bisogno di ordine e legittimiamo chiunque si dimostri in grado di mantenerlo. Associamo l’idea di efficienza dell’ordine a quella di gerarchia ai cui vertici si collochi chi detti delle regole e alla cui base si collochi chi sia incaricato di farle rispettare.Esiste un biopotere incaricato di gestire la nostra vita,deve essere legittimato e per essere legittimato deve essere ritenuto necessario.Il primo motivo per cui ricerchiamo protezione è il timore dell’altro,maggiore sarà il nostro timore maggiore sarà la nostra domanda di protezione. Chi detiene il potere conquista il nostro consenso nel caso in cui ci sia un nemico da cui difendersi;è nel suo interesse che ci sia una situazione di tensione che generi paure,soprattutto perché queste sono irrazionali e un insieme di cittadin@ terrorizzat@ produce una società irrazionale che esegue ordini.Produrre nemici,identificati con la parola diverso,produce consenso e minore controllo sulla gestione del potere.Ad aumentare invece è il controllo su chi obbedisce alle regole dettate da quel potere. Per ottenere obbedienza la coercizione fisica è lo strumento piu’ immediato ma meno efficiente rispetto all’autocontrollo di cittadini e cittadine che agiscano rispettando parametri fondati sulla dicotomia giusto o sbagliato.A decidere cosa sia giusto e cosa no è sempre lo stesso potere che chiede obbedienza,che crea una realtà fittizia in cui le nostre pulsioni naturali siano represse in nome di quel pudore che non è innato,che viene insegnato,imparato e trasmesso. Il senso del pudore entra nelle nostre vite producendo un conflitto tra noi e il nostro corpo:noi proviamo vergogna per le sue esigenze,lo reprimiamo e lui continua a ribellarsi alle regole sociali.Nella concezione cattolica ciò che rappresenta una disobbedienza al senso del pudore si chiama immoralità,l’immorale va colpevolizzato e punito in quanto potenziale artefice di disordine sociale.Nella concezione fascista chiunque metta in discussione quel potere che egemonizza le nostre vite frustrando le nostre esigenze va eliminato in quanto diverso e quindi pericoloso per l’ordine sociale.La connivenza tra chiesa cattolica e neofascismi è solo la logica conseguenza dell’incontro tra due realtà che si pongono come obbiettivo la gestione del potere attraverso l’imposizione di modelli che riducano progressivamente,fino all’eliminazione,le libertà personali dell’individuo.Ogni tipo di limitazione alla libera espressione del nostro essere risponde all’esigenza di controllo di un potere che si esercita e pretende di continuare a farlo contro il nostro interesse,individuale e collettivo.La ribellione alla repressione che quotidianamente subiamo parte dall’autodeterminazione,dalla consapevolezza del proprio essere indipendentemente e contro quei modelli utili solo a rinchiuderci in gabbie comportamentali che non hanno nulla a che vedere con la protezione della nostra incolumità.