La donna da sempre sente la necessità di esprimere i propri bisogni esigenze e sogni; a partire dalle donne della rivoluzione francese ad arrivare alla donna del movimento dei movimenti passando per la casalinga , l’immigrata e l’operaia. Presenze femminili ovunque in lotta con ruoli un po’ stretti per le grandi capacità creative e innovative che le donne hanno saputo esprimere in quei pochi spazi di visibilità. E’ per questo che riteniamo che la creazione di spazi di sole donne sia un momento fondamentale per la nostra autodeterminazione. Un punto di partenza.
In questi, la donna puo’ esprimere piu’ o meno liberamente i suoi bisogni , creare nuovi linguaggi e strategie. Partendo da se, dalla sua condizione materiale, riflette, analizza e insieme ad altre donne giunge ad un analisi collettiva.
L’autorganizzazione parte da questo , dal soggetto femminile che sceglie discute e si confronta con le proprie modalità. La creazione dei collettivi femministi è un esempio di come le donne hanno saputo e sanno affrontare in maniera critica la condizione dell’essere donna, un ulteriore passo che aggiunge un elemento necessario: la coscienza collettiva di genere.
Il pensiero quindi diviene collettivo, complesso, rivendicativo, partecipa ad una lotta ampia con prospettive di una sempre piu’ reale autodeterminazione. Crea autonomamente. Agisce nel sociale ed entra nel politico. Esistono altri modi di interessanti forme di organizzazione femminili, ad esempio quelli che utilizzarono l’autocoscienza, come scrive Lidia Cirillo: “ una pratica rivoluzionaria”.
Sicuramente innovativa e di grande portata negli anni 70, ma ancora oggi indispensabile per capire quanto sia indispensabile partire da se, dalle relazioni con gli uomini, dalla sessualità, dal proprio corpo per creare lotte reali e necessarie contro la cultura patriarcale, le istituzioni statali e cattoliche troppo spesso ingerenti sulle scelte delle donne.
Chiaramente non e’ facile descrivere in 2 parole quali siano le potenzialità di un gruppo di donne che sceglie di essere femminista, il nostro e’ solo un contributo, un modo per comunicare, per aprire riflessioni personali e collettive. La sfida che ci si pone davanti è quella di trovare gli strumenti adeguati, di far si che la riflessione sia sempre piu’ ampia, aperta e condivisa da donne e uomini.
In una società capitalista basata sulla produzione dove l’oppressore determina la vita dell’oppresso l’autodeterminazione delle donne diviene centrale per un cambiamento reale.