Le Ribellule nascono un anno fa dalla voglia di sperimentare un tipo di riunione e incontro politico differente, costruire modalità di confronto accessibili a tutte e scoprire nuove forme di comunicazione.
Siamo tutte studentesse, ma non ci chiudiamo dentro l’università perchè sappiamo che oggi essere donna costituisce un ulteriore condizione oltre a quelle che tutt@ già si vivono quotidianamente.
Le Ribellule sono un collettivo femminista orizzontale perché ha imparato quali sono i burqa occidentali che indossiamo ogni giorno, perché sa come le relazioni di potere che si reticolano nella nostra società ostacolino l’autodeterminazione di tutt@, perché sono contro ogni sessismo e ogni fascismo, perché non saranno mai zitte.
Perché un collettivo femminista nel 2006?
Avevamo deciso di vederci in quel giorno di settembre per incontrarci e confrontarci per la prima volta solo tra donne… per parlare di come guardare il mondo da un punto di vista differente nell’ottica del genere, ovvero di tutto ciò che ha a che fare con le differenze socialmente determinate fra i due sessi…
Alcune di noi hanno presentato il progetto, aperto ovviamente sole alle donne nella mailing list del collettivo universitario… questo in un primo momento ha scatenato l’ira dell’inferno… bah forse per un sentimento di naturale esclusione…la reazione però mi ha lasciato sconvolta… non me l’aspettavo per niente… perché hanno paura di questi momenti separati?
Entrare a far parte di un collettivo femminista mi ha aiutato a capire che il patriarcato ha lasciato tracce profonde, ma visibili solo se si assume il genere come parametro e se ne intende la natura di rapporto di potere.
Quel che opprime le donne è prima di tutto un complesso di strutture patriarcali che sono ancora oggi alla base di ogni società. Dobbiamo necessariamente renderci conto che queste strutture attraversano anche le organizzazioni e i partiti della sinistra, anche il movimento, anche i luoghi politici che frequentiamo e in cui siamo attive: innanzitutto perché questo aiuta a capire come superarli: sarà più facile comprendere come migliorare il mondo se riesco a trovare una modalità giusta nel mio spazio.
In tutti i movimenti di trasformazione sociale, c'è una componente di esclusione, e compromessi che servono ad escludere potenziali alleati e membri dal gruppo. Queste forme di oppressione includono oltre al sessismo anche razzismo, omofobia e classismo. L'oppressione e l'esclusione di certe classi di persone conducono sempre ad un indebolimento dei movimenti.
Parlano i fatti: nel collettivo femminista ci siamo rese conto dell’assenza di uomini quando abbiamo notato che tutte riuscivano a esprimere liberamente se stesse e le proprie idee senza la necessità di urlare o prevaricare l’altra con la voce.
Si deve sentire la sconfitta del collettivo nel momento in cui gli si fa presente che le donne non sono coinvolte in misura uguale agli uomini.
E' impossibile avere un collettivo che non ha fondamento sul rispetto e sull'unità, ed è per questo che è importante sradicare tutte le forme di oppressione dai nostri movimenti, così potremo anche avere una più larga base di sostegno e di idee da tipi diversi di persone. Sono convinta che alcune dinamiche avvengano quasi senza rendercene conto, perché siamo tutti e tutte vittime di un sistema che è più grande di noi. Ma non per questo bisogna chiudere gli occhi al problema, o considerarlo di secondaria importanza… anzi… bisogna dare spazio a discussioni di questo tipo… perché sono alla base dei principi fondanti di ogni collettivo. E non basta neanche che si dica che “le compagne ci faranno presente le volte che secondo loro stiamo adottando delle pratiche sessiste”, perché prima o poi ci si stanca ad essere sempre considerata la “femminista” che ti educa che ti guarda male se dici qualcosa di sbagliato… gli uomini debbono crearsi i loro spazi per confrontarsi rispetto all'oppressione ed imparare quali sono gli atteggiamenti oppressivi… affinché il collettivo femminista sia davvero un arricchimento per affrontare e superare queste questioni.