A un mese di distanza dall’assassinio di Marisela Escobado, un altro femminicidio ha insanguinato la citta di Juarez : il brutale omicidio della poeta e attivista Susana Chávez, ideatrice del progetto “Ni una muerta más”, in difesa delle donne di Ciudad Júarez.
Ciudad Juárez si trova al Nord del Messico al confine con El Paso, Stati Uniti, è il simbolo del femminicidio, un fenomeno diffuso in tutto il Messico e il Centro America, ma qui ha assunto una frequenza e un’efferatezza senza paragoni, complice la negligenza della polizia e delle autorità, il mancato riconoscimento del problema, talvolta una vera e propria ostilità, da parte della stampa e dell’opinione pubblica. Spesso sono le stesse forze di polizia, forti dell’ impunità loro garantita, ad abusare di donne che si trovano in loro custodia.
Le modalità con cui sono state assassinate sono raccapriccianti, quasi tutte quelle ritrovate avevano segni di stupro, crani fracassati, arti tagliati e indumenti lacerati.
Il 1993 è l’ anno in cui iniziano i femminicidi ed è anche la data dell’accordo di libero scambio (NAFTA) che ha permesso il proliferarsi nel territorio juárense di circa un migliaio di maquiladoras, fabbriche straniere di assemblaggio che utilizzano manodopera per la maggior parte femminile.
Le donne coinvolte sono prevalentemente povere, lavorano nelle maquiladoras per pochi soldi e vivono in bidonville.
<a href="http://www.youtube.com/watch?v=fuy0qQBx264" target="_blank">http://www.youtube.com/watch?v=fuy0qQBx264</a>