LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
NON HA NAZIONALITA’, LA FANNO GLI UOMINI
NON HA NAZIONALITA’, LA FANNO GLI UOMINI
“PERCHE’ UN MASCHIO ITALIANO NON PUO’ ESSERE FEDELE”
HA DETTO
ALESSIO AMADIO, ITALIANO E STUPRATORE DI UNA DONNA RUMENA
PRESIDIO DI SOLIDARIETA’ A MAGDALENA
ALESSIO AMADIO, ITALIANO E STUPRATORE DI UNA DONNA RUMENA
PRESIDIO DI SOLIDARIETA’ A MAGDALENA
In occasione della Sentenza di primo grado
Tribunale Piazzale Clodio, Roma
Mercoledì 21 gennaio – ore 9
Magdalena, 38 anni rumena, lo scorso 13 maggio alle 6.30 del mattino ha
subito un’aggressione e uno stupro, costantemente sotto la minaccia di
un’arma da taglio, da parte di Alessio Amadio un uomo italiano di 40
anni. Lo stupro è avvenuto nel call center dove Magdalena lavorava come
addetta alle pulizie. Alessio Amadio ai primi di giugno era agli arresti
domiciliari. Alla fine di settembre era a piede libero.
Questo caso non ha avuto spazio sui media perché è scomodo sottolineare
che una donna rumena ha subito violenza da un uomo italiano di classe
media. Questo caso infatti rovescia completamente la ‘regola’ su cui
hanno costruito il pacchetto sicurezza, per cui è lo “straniero” a
mettere a rischio la sicurezza delle donne italiane.
Le istituzioni strumentalizzano la violenza contro le donne per fini
razzisti e per giustificare leggi repressive, mentre gli stupratori non
hanno nazionalità, l’unica cosa che li accomuna è che sono tutti
uomini. Magdalena è stata stuprata da un italiano mentre lavorava e
minacciata di morte. Lui Alessio Amadio, non è stato additato come mostro
o minaccia per la sicurezza nazionale. Lui ha potuto rivendicare la
violenza dichiarando “perché un maschio italiano non può essere
fedele”, quindi non può controllare le proprie pulsioni. Di conseguenza
sarebbe nella natura delle donne dover subire, possibilmente in silenzio e
senza difendersi, dagli eccessi della “virilità” maschile.
Infatti nelle vergognose motivazioni alla sentenza per lo stupro e
l’omicidio di Giovanna Reggiani si legge “La Corte (…) non può non
rilevare che sia l’omicidio, sia la violenza sessuale (…) sono
scaturiti del tutto occasionalmente dalla combinazione di due fattori
contingenti: lo stato di ubriachezza e di ira per un violento recente
litigio sostenuto dall’imputato e la fiera resistenza della vittima…In
assenza degli stessi (i due fattori contingenti) l’episodio criminoso,
con tutta probabilità, avrebbe avuto conseguenze assai meno gravi”.
Le istituzioni sostengono e alimentano la cultura dello stupro, ritenendolo
così “naturale” e inevitabile da chiedere alle donne di subirlo per
salvarsi la vita. In quanto donna Giovana Reggiani è colpevole di non
essere stata una brava vittima.
Magdalena è stata licenziata perché stuprata dal compagno della sua
datrice di lavoro. Il Comune di Roma ha sfruttato la vicenda
mediaticamente, dichiarando sui giornali che si sarebbe costituito parte
civile - fatto mai accaduto - e che le avrebbe offerto un altro posto di
lavoro. Dopo mesi di silenzio e senza aver fornito alcun sostegno, il
Comune ha offerto a Magdalena un posto di lavoro con contratto di 3 mesi.
Contro la normalizzazione della cultura dello stupro e contro le logiche
che vogliono le donne deboli e sottomesse per poterle meglio sfruttare
affettivamente, economicamente e sessualmente, le donne continueranno a
difendersi, a lottare e a denunciare con rabbia, perché non sono loro a
doversi vergognare per le violenze degli uomini.
Assemblea romana di femministe e lesbiche
sommosse_roma@inventati.org