A Pisa negano la pillola del giorno dopo

 


E’ successo un fatto gravissimo a Pisa,i medici dell’asl e dell’ospedale si sono rifiutati di prescrivere a due ragazze la pillola del giorno dopo.

 


Questi medici sanno qual’è la differanza tra pillola del giorno dopo e la Ru486?da questo episodio non sembrerebbe.Per chiarire la prima è un contraccettivo di emergenza che va prescritto entro 72 h dal rapporto a rischio;la Ru486 è invece la pilola abortiva che in Italia ancora non troviamo, se non in via sperimentale in qualche regione italiana più umana.Eh si figurarsi se noi donne possiamo permetterci di scegliere tra un’ invavsiva e dolorosa operazione chirurgica e una semplice pillola. Lo stato ci riserva solo la dolorosa operazione.

 

da Progetto Gramigna associazione aut-aut 


In due ambulatori di guardia medicia di i medici si sono rifiutati di prescrivere  la pillola del giorno dopo a due ragazze. E’ così scattata l’inchiesta interna della Asl 5 di Pisa e il direttore sanitario annuncia al Tirreno che farà una segnalazione alla Procura dela Repubblica ipotizzando il reato di interruzione di pubblico servizio. Segnalerà anche il caso all’Ordine dei medici per violazione del codice deontologico.

La storia.   Il primo episodio è avvenuto alla vigilia di Pasqua quando  una ragazza di circa 20 anni è andata, insieme al fidanzato,  alla guardia medica del villaggio ‘I Passi’ e sul portone ha  trovato un cartello sul quale c’era scritto «Presso questo  ufficio non viene prescritta la cosiddetta pillola del giorno  dopo». Il secondo caso segnalato all’Asl è accaduto nella  notte tra mercoledì e giovedì scorsi quando una ragazza si è  fatta accompagnare da una amica al pronto soccorso dell’ospedale  Santa Chiara. Qui le hanno detto di far riferimento alla guardia  medica perchè c’erano troppe emergenze in corso. "Abbiamo  telefonato alla guardia medica – ha raccontato la ragazza – ma  ci hanno risposto che era meglio restare al pronto soccorso  perchè nessuno dei medici ci avrebbe prescritto il farmaco».


La prova del Tirreno. E così funziona ancora alla Guardia medica. Il Tirreno ha inviato l’altra sera una propria collaboratrice in ves
te di paziente. I cartelli erano stati tolti dalla porta a vetri di ingresso ma lasciati su una vicina macchina dal caffè. Il medico di turno, una dottoressa, ha ripetuto il no alla nostra collaboratrice. "Vada dal suo medico che conosce la sua storia clinica". All’obiezione che sarebbero passate molte ore, e dunque ridotta l’efficacia del farmaco, la dottoressa ha nuovamente replicato – a riprova che non era un problema legato alla conoscenza o meno della storia sanitaria della paziente – di andare allora in mattinata a un consultorio o al distretto sanitario.



Le denunce. L’Asl intanto annuncia un’inchiesta severa sulle guardie mediche con denuncia all’autorità giudiziaria di chi si è rifiutato di fornire la pillola che non è un medicinale abortivo ma anticoncenzionale. L’Asl 5 ha invece precisato che  al pronto soccorso dell’Azienda ospedaliera-universitaria pisana  (Aoup) la ‘pillola del giorno dopo’ viene regolarmente somministrata e lo è stato anche in uno dei due casi segnalati dal Tirreno, dove la paziente si è rivolta dopo il rifiuto della Guardia medica.

Le polemiche. Intanto monta la polemica anche politica. Secondo Alessandro Capriccioli, membro di Giunta dell’  Associazione Luca Coscioni è ‘incivile’ il comportamento dei  medici del servizio pubblico che si rifiutano di prescrivere la  pillola del giorno dopo mettendo così in atto quotidianamente  un diverso tipo di soccorso, in favore del fronte confessionale.  «Pisa è una città a rischio di deriva clericale – aggiunge  Marco Cecchi dei Radicali di Pisa -. Rifiutare la prescrizione  di questo farmaco è un tipo di obiezione di coscienza  particolarmente odioso» mentre consiglieri regionali della  Sinistra Arcobaleno Alessia Petraglia (Sd), Monica Sgherri  (Prc), Bruna Giovannini (sd) e Roberta Fantozzi (Prc) chiedono,  in un’interrogazione, che  la Giunta regionale si attivi per  prevenire il ripetersi di eventi simili» .

  Di diverso parere il ministro della Pubblica Istruzione  Giuseppe Fioroni secondo il quale «La libertà di coscienza  afferisce a qualcosa che è sancito con grande chiarezza nella  Costituzione italiana. Le inchieste sui valori costituzionali –  ha proseguito il ministro – mi sembrano una cosa fuori luogo.  Penso che decidere ciò che è appropriato e opportuno vada  lasciato alla professionalità e alla competenza dei medici». «Penso – ha proseguito Fioroni – che sia stata presa una  pericolosa china in questo nostro Paese, sicuramente non  appropriata, quando si pensa di dover affidare al Parlamento la  prescrizione e la stesura delle ricette e – ha concluso –  stabilire quando un farmaco, in Italia come nel mondo, è  appropriato per la propria utilizzazione». Al ministro replica  Marisa Nicchi, candidata alla Camera per la Sinistra L’  Arcobaleno: «E’ evidente – dice – che il clima politico pesante  a cui fa riferimento viene alimentato proprio da coloro che  vogliono colpevolizzare le donne nelle proprie scelte. Un  ulteriore segno di intolleranza. Prima di tutto si rispetti la  volontà delle donne che in questo caso non aveva niente a che  vedere con la libertà di coscienza dei medici».

dal Tirreno 1/04/2008